MASSIMO E LINDA D ALEMA DALEMA VINI
Mario Lavia per www.democratica.com
Dunque sono 70 le candeline che oggi Massimo D’Alema dovrà spegnere, l’età saggia di ne ha viste tante e tante ne ha fatte, nel bene e nel male, comunque sempre con la passionaccia dei vent’anni. Noi che ce lo ricordiamo al Congresso della Fgci del 1978 – durante i terribili 55 giorni del rapimento Moro! – avvertiamo come questa maledetta invenzione che chiamiamo “tempo” è sul serio una brutta cosa: sembra ieri che D’Alema era il capo prima dei giovani comunisti, poi dei postcomunisti, poi addirittura del governo italiano (e quanto si commuoveva Cossiga per aver portato il primo comunista a Palazzo Chigi!).
Ora ha scelto il limbo della sua Fondazione, il buen retiro umbro, qualche discorso qua e là, forse dopo tanti anni e relative batoste non gli va più. Il mondo è cambiato, la gente pure. Le idee sfuggono, stritolate da un tempo cupo che non lascia grandi speranze.
Massimo D’Alema è invecchiato, come tocca a tutti, ma la passionaccia è sempre in agguato. Chissà. E comunque, in alto i calici idealmente col suo vino chinato non casualmente “Sfide”.
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