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    1. DALL’ESILIO, PARLA ROBERTO GIOVALLI, COLONNA DELLA TV DI BERLUSCONI, ERA FININVEST 2. “NON SONO UN TUTTOLOGO. NON VORREI IMITARE FRECCERO, PAROLAIO DI TALENTO. UNA SERA LO TROVI DA PARDO A 'TIKI TAKA' E L’ALTRA A PARLARE DI MIGRANTI DA LILLI GRUBER” 3. “ANGELO GUGLIELMI INNOVÒ RAI 3 CON ‘’CHI L’HA VISTO?’’ E ‘’UN GIORNO IN PRETURA’’, PROGRAMMI POPOLARI CHE SOTTO LA MASCHERA, NASCONDEVANO L’APOTEOSI DEL TRASH


     
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    Malcom Pagani per Il Fattoquotidiano.it

    GIOVALLI GIOVALLI

     

    Dell’autobiografia che non scriverà avrebbe già il titolo: “Il quadragenario che saltò dalla finestra e scomparve”. A 15 anni dal suo esilio volontario, Roberto Giovalli naviga verso i 60 e sa ancora ridere di sé e della vita che si è scelto. Era il più giovane direttore di televisione italiano e decise di farsi dimenticare mandandosi in pensione.

     

    Per disegnare i palinsesti di Canale 5 e Italia 1, Berlusconi lo scelse nel 1983. Giovalli aveva 26 anni ed era responsabile dei programmi di Euro Tv: “Mi telefonò in pieno luglio, pensai a uno scherzo ‘Se lei è Berlusconi, io sono Pippo Baudo’. Dall’altra parte si fece silenzio ‘guardi che io sono davvero Berlusconi’. La trattativa fu rapidissima. La affrontai con un vestito invernale e il collo chiuso a doppia mandata da una cravatta di lana. Avevo due abiti in tutto, quello estivo era in tintoria e fine colloquio, di sbieco, Berlusconi suggerì alla segretaria Marinella di sistemare lo scempio: ‘Mandalo a vestirsi prima che riparta’. Accettai la prima offerta che mi fece, due milioni di lire al mese, perché pensavo che tra noi chi stesse rischiando fosse proprio lui”.

    CARLO DE BENEDETTI ROBERTO COLANINNO FOTO LAPRESSE CARLO DE BENEDETTI ROBERTO COLANINNO FOTO LAPRESSE

     

    Dopo un celebrato settennato tra Mediaset e Fininvest, 36 mesi spesi per il lancio di Tele+, un breve ritorno alla casa madre per dirigere Italia 1 e un lampo effimero per guidare il progetto della La7 di Colaninno e Pelliccioli, Giovalli salutò telecamere e curve d’ascolto per inoltrarsi sul sentiero della vacanza eterna. La7 lo liquidò generosamente all’alba del nuovo millennio. Lui mise un costume in valigia e raggiunse Formentera, vista per la prima volta nell’83. 

     

    Da giugno a metà settembre, Giovalli è di stanza alle Baleari. Nelle stagioni rimanenti gira il mondo con tappe sparse tra Milano e la Repubblica Dominicana. Legge molto, guarda film, ispira avventure imprenditoriali da cui regolarmente si defila, sceglie angoli di spiaggia deserti, divora pane e marmellata, arranca con i computer, fuma come un pazzo.

    LORENZO PELLICCIOLI LORENZO PELLICCIOLI

     

    Seduto in un bar di Sant Francesc, indifferente al flusso dei turisti, affronta la mattina smentendo le leggende sulla sveglia a mezzodì e sorride spesso. Si è salvato-giura: “Dalla sindrome che colpisce chi è fuori dal giro. Invecchiando mi ero ripromesso di non trasformarmi in un anziano inacidito e invidioso che, professionalmente parlando, ce l’ha con il mondo intero. Spero di essere riuscito nell’impresa. Lei che dice?”.

     

    Sembra molto sereno.

     

    Sereno forse è troppo. Sereno è tanta roba. Mi accontento di essere consapevole.

     

    Non si annoia mai?

     

    giovalli gori parodi giovalli gori parodi

    A volte molto, ma ho il privilegio di poterlo fare al sole.

     

    Dicono abbia un’infinità di amici.

     

    Ma dove? Ma quando? Gli amici dei tempi della tv li ho persi lentamente uno ad uno. Senza intenzione, ma quando uno si eclissa, si eclissa. Ho conosciuto molte persone, ne frequento pochissime e va bene così.

     

    Avrebbe voglia di tornare a lavorare?

     

    Mi è piaciuto moltissimo farlo e ho amato molto poter scegliere di smettere all’istante. Del futuro non sono esperto, ma magari salta fuori qualcosa di irrinunciabile.

     

     

    Perché lei e Berlusconi vi lasciaste quando l’ex premier entrò in politica?

     

    Non c’era niente di ideologico benché mio padre, un quadro Fiat che con Luigi Arisio, all’epoca della marcia dei quarantamila, sfilò per le strade di Torino contro l’occupazione, mi considerasse poco meno che uno sporco comunista.

    Vianello e Mondaini fotogramma Vianello e Mondaini fotogramma

     

    Però lei e Berlusconi addio ve lo diceste.

     

    Scendendo in politica, Berlusconi non si sarebbe più occupato in prima persona dell’azienda. Avevo sempre lavorato con lui in un’altra veste. Tirai le conclusioni e tolsi le tende perché in un Paese in cui nessuno schioda mai dalla sedia, considero l’esercizio delle dimissioni l’unica forma di coerenza veramente accettabile. Facendo il lavoro che facevo, se non ero d’accordo con chi legittimamente comandava, avevo una sola opzione percorribile. Andarmene. 

     

    Si è dimesso spesso?

     

    angelo guglielmi angelo guglielmi

    Da tutti i mestieri che ho affrontato. Che scaricassi cassette di frutta o consegnassi pacchi, cambiava zero. Tutte le volte che ero fermamente convinto di essere nel giusto, ma non riuscivo a convincere il padrone, tagliavo il cordone.

     

    La parola padrone non la impressiona.

     

    Perché dovrebbe? Ho sempre lavorato a stretto contatto con un padrone. Senza un indirizzo preciso, nel mio vecchio mestiere, non ho mai saputo stare. Credo di essere stato un discreto numero due, ma ho sempre avuto il bisogno di stimare il mio capo e di avvertirne a mia volta la stima.

     

    Berlusconi la stimava. Avete mai litigato?

     

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    Non gli ho mai dato del tu, ma abbiamo discusso sì e anche litigato. Prima del ’94, me ne ero già andato un’altra volta nel ’90, poco prima degli exploit di Rai 1 con Celentano e della Rai tre guidata da Guglielmi. Dopo aver saccheggiato per anni le loro prime donne, Viale Mazzini era partita al contrattacco iniziando a corteggiare i nostri. Proposi a Berlusconi di lasciare andare Vianello e Mondaini. Erano la storia ed erano bravissimi, ma qualcuno bisognava pur mollare. Il cavaliere è stato sempre più sveglio degli altri, ma ha il difetto di affezionarsi alle persone. Non volle saperne e in un amen, come accade quando lo schema si ribalta all’improvviso, noi diventammo il vecchio e la Rai il nuovo.

    vianello Sandra Mondaini iva zanicchi vianello Sandra Mondaini iva zanicchi

     

    Conosce Antonio Campo Dall’Orto, il nuovo Dg della Rai?

     

    Solo superficialmente. Ci incrociammo quando La 7 e Mtv erano sotto il cappello della Telecom. Credo che per un manager che viene dal privato, affrontare la macchina pubblica sia improbo. Né mi paiono chiari i  parametri sui quali si sarà giudicati o le reali autonomie d’azione. Sono in ottimi rapporti con Giorgio Gori, uno che la tv sapeva farla alla grande, ma credo che la libertà goduta ai tempi in cui immaginava programmi e palinsesti, da sindaco di Bergamo se la sogni. Deve mediare, trovare il punto d’incontro, ascoltare chiunque. Se ti proponi di decidere e di incidere, conciliare le ambizioni di tutti è quasi impossibile.

     

    Si chiama politica.

     

    GIOVALLI GIOVALLI

    Non me la nomini. Categorie più anacronistiche e inutili di destra e sinistra non mi vengono in mente. Anche in tv. Tra la realtà e la politica raccontata nei talk esiste uno scollamento mostruoso. È un’autorappresentazione. Una commedia dell’arte che si ripete identica a se stessa. Non sono un tuttologo e della politica mi importa sempre meno. Non vorrei imitare Freccero. Una sera lo trovi a discutere con Pardo a Tiki Taka e l’altra a parlare di migranti da Lilli Gruber.

     

    Ha citato Freccero, appena nominato nel Cda Rai. In un’intervista, Guglielmi ha detto di ritenerlo soltanto un vano parolaio.

     

    GIOVALLI E FABIO VOLO PRENDONO IL SOLE NUDI GIOVALLI E FABIO VOLO PRENDONO IL SOLE NUDI

    Vista la fresca nomina, vano non direi. Un parolaio di talento, come era un dirigente di grande qualità anche Guglielmi. Innovò Rai 3 innestando su una grigia piattaforma, programmi popolari che sotto la maschera, nascondevano il trash assoluto. Chi l’ha visto? e Un giorno in pretura cos’altro erano se non l’apoteosi del trash? Nella mia tv ideale comunque vorrei entrambi. Guglielmi sarebbe direttore e Freccero uno straordinario capo delle relazioni esterne. 

    ferilli ferilli

     

    Anche Freccero ha lavorato in Mediaset. Ha raccontato delle notti passate a casa Berlusconi frugando in frigoriferi alti tre metri pieni di gelati “di immonda qualità” e della tv degli anni ’80, dominata a suo dire dal binomio spettacolo-cocaina.

     

    Io mi ricordo un frigo e un cibo nella norma, ma forse ho meno fantasia e un palato meno educato del suo. In quella cucina, con Berlusconi e con Severino, il suo maggiordomo, ho cenato per anni. Tre pensionati davanti alla Tv. Le ‘cene eleganti’ me le sono perse.

     

    E il binomio spettacolo-cocaina ?

     

    GIOVALLI CON LITTZZETTO, FAZIO E LERNER A LA7 GIOVALLI CON LITTZZETTO, FAZIO E LERNER A LA7

    Forse Carlo fa confusione. La coca negli anni ’80 a Milano c’era di sicuro, ma ai suoi tempi, al contrario, di spettacolo in Fininvest ce n’era pochino. Vada a rivedersi i palinsesti dell’82. Freccero lasciò il gruppo nell’Autunno ’83 per andare a Rete 4, allora appartenente a Mondadori. Quando poco dopo fu acquistata da Berlusconi, Carlo emigrò in Francia, a La Cinq.

    sabrina ferilli sabrina ferilli

     

     

    È vero che lei è molto ricco?

     

    Sfatiamo questo mito. Non è vero. Vivo bene, senza sciali. E non guadagno un euro da molti anni.

     

    Della liquidazione di La7 si favoleggiò a lungo. Come fece a ottenerla?

     

    Sabrina Ferilli Sabrina Ferilli

    Mi tutelai in anticipo. E feci mettere nel contratto una clausola molto ben remunerata per liberarmi in caso di inabissarsi dell’esperimento. In una condizione di assoluto duopolio, sapevo che difficilmente ci avrebbero fatto realizzare una tv di qualità che si attestasse sul 6-7 per cento. In realtà andammo oltre le previsioni più ottimistiche e con lo spogliarello di Sabrina Ferilli per lo scudetto della Roma, raggiungemmo il 16. Fu l’epitaffio. Avevamo esagerato.

     

    L’esperimento finì poco dopo?

     

    Ci chiusero in fretta, ma siccome a fare certe cose in determinati ambiti sono bravissimi, scelsero la data adatta. L’undici settembre del 2001. Bravi no?

    GIOVALLI A FORMENTERA GIOVALLI A FORMENTERA

     

    Da applausi.

     

    Tra Telecom  e i contraenti il patto fu chiaro: noi non vi rompiamo i coglioni con le comunicazioni, voi smettete di frantumarceli con la televisione.

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    Dinamiche celesti. È vero che lei con l’altissimo ha qualche conto in sospeso?

     

    Ma no, anzi sono ammirato dalla Chiesa. Tutto quel kitsch spacciato per celeste, quel barocco fatto passare per divino. Il Vaticano e il Cristianesimo, come qualunque altra confessione, rappresentano uno straordinario caso di marketing. Vendono con successo un prodotto senza averlo in magazzino. Notare che il Papa abbia lo stesso stilista del mago Otelma non mi lascia tranquillo.

     

     

    Quale fu il segreto della tv commerciale?


    Negli anni ‘80 seguì e amplificò il successo locale delle tv libere. Diede al telespettatore un ruolo attivo e rese il telecomando uno strumento di potere. Prima non si poteva scegliere e persino raccontarlo, a chi è più giovane di me e non ha ricordi in bianco e nero, risulta complicato.

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    Ha davvero cambiato il volto del paese?

     

    Ha assecondato un ritmo, ma non lo ha dettato. E oggi non sarebbe un esperimento riproponibile.

     

    Perché?

     

    Perché non rappresenta più il nuovo. Anzi.

     

    Molti soloni giurano che la tv generalista sia finita. È d'accordo?

     

    berlusconi con antonio ricci saluta jimmy il fenomeno - Copyright Pizzi berlusconi con antonio ricci saluta jimmy il fenomeno - Copyright Pizzi

    La TV, commerciale e non, ha smesso di essere generalista da tempo. Qui sarebbe davvero troppo lunga. Se la assumono a Prima Comunicazione, prometto, ne parliamo.

     

     

    Che rapporti ha avuto con Ricci? È stato un innovatore o ha propugnato un modello diseducativo o addirittura, come scrissero, demoniaco?

     

    Antonio è stato importantissimo nella formazione di un nuovo linguaggio televisivo. Al di là di qualche piccola esagerazione assolutamente compatibile con l'aura che si stava genialmente costruendo, non ricordo nulla di ‘demoniaco’ nella sua produzione di allora. Recentemente ho trovato più ‘diseducativo’ Veline, ma la vecchia volpe si è parata sapientemente il culo con Velone.

     

    Le donne sono sempre piaciute anche a lei.

     

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    Non posso e non voglio negarlo. Per molti anni ho avuto la fortuna di non trovare quella giusta, incontrandone in compenso tante di sbagliate. Non riesco a fingere che il  mio lavoro non mi abbia aiutato. Ero appena diventato direttore in Fininvest, e una sera in discoteca a Milano, sarà stato l’84, mi trovai a fraternizzare con Laura Antonelli. Si appoggiò su un divano, magnifica. Intere generazioni di ragazzi, me compreso, su Malizia si erano fatti le pippe fino a diventare ciechi. In quel momento sedeva accanto a me. Ero incredulo.

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    Anni fa, proprio qui a Formentera, lei venne picchiato selvaggiamente sulla porta di casa. La ragione dell’aggressione era da ricercare in una donna?

     

    Si conoscono ragioni e mandante, sono cose che capitano. Quella donna è stata l’unico amore della mia vita. Un’altra così non ci sarà più. Ho fatto 20 giorni di ospedale in cambio di anni meravigliosi, ne è valsa la pena.

    Berlusconi Confalonieri Crociera - Nonleggerlo Berlusconi Confalonieri Crociera - Nonleggerlo

     

    Rischiò di perdere un occhio, le perforarono un polmone, la presero a bastonate. Come ispiratore del pestaggio si fece il nome di un imprenditore molto noto della cui moglie, ricambiato, lei si era perdutamente innamorato.

     

    Me la sono cavata. Se avessero voluto fare di peggio lo avrebbero fatto. È passato del tempo. Parlarne non ha più senso. Raramente mi guardo indietro.

     

    Guardarsi indietro è pericoloso?

     

    È inutile. Ho avuto buone carte in partenza e sono stato così fortunato da pescare dal mazzo più’ jolly di quanti ce ne sarebbero dovuti essere. Sa cos’è davvero pericoloso? Recriminare.

    GIOVALLI GIOVALLI

     

    Si mette mai in discussione?

     

    Tutti i giorni. Mi faccio molte domande. Non ho quasi mai la risposta adatta.

     

    Lei lavora di sottrazione. Quando le danno del genio, scappa.

     

    Ho sempre rifiutato la definizione e non per vezzo. Mai stato un genio, solo uno che faceva quadrare i conti.

     

    Vede? Minimizza.

     

    Non minimizzo, ma non vendo fuffa. Mi vergognerei.

     

    GIOVALLI c00 GIOVALLI c00

    La chiamano Guru.

     

    Piero Montecchi, grande cestista e filologo meno brillante, vedendomi un po’ in disparte, sbottò proprio qui a Formentera, più di 20 anni fa: “Hai rotto i maroni, sempre con ‘sti libri in mano, sembri un guru” . Le mie obiezioni sull’inconsistenza del nesso vennero ignorate. La battuta piacque a tutti. Non c’è piu’ stato verso di venirne fuori.
     

    In questi anni al guru hanno mai chiesto di tornare?

     

    Qualche volta, ma non ho mai trovato le condizioni in cui poter essere davvero utile.

     

    BERLUSCONI E CONFALONIERI BERLUSCONI E CONFALONIERI

    Neanche in Mediaset?

     

    Nell’organizzazione della Mediaset di oggi non c’è posto per il “modus operandi” dei miei tempi. Anni fa, chiacchierando con Piersilvio che continuo a ricordarmi mentre 14enne mi umilia a braccio di ferro, si parlava della possibilità’ di fare “come prima”. Di replicare il passato e tornare alla magia di un’epoca lontana. Gli dissi che io avrei potuto provare a rifare me stesso se lui fosse riuscito a fare suo padre. Un po’ scherzavo. Un po’ dicevo sul serio. Ma i tempi andati non tornano.

     

    Cos’altro non torna?

     

    Non torna nulla che ci è piaciuto fare nel modo in cui l’abbiamo fatto.  

     

     

     

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