sex party
E’ venerdì sera e, nel bel mezzo dell’orgasmo, i miei occhi fissano mio marito. Sorride, mi regala quel diabolico sorriso che ancora mi mette sottosopra lo stomaco, dopo sei anni di matrimonio. L’unica cosa: non è lui l’uomo con cui sto facendo sesso. Il mio partner è un nostro amico e uno stuolo di estranei mezzi nudi sta guardando la scena.
Io e mio marito frequentiamo un “sex party” ogni due mesi, a volte facciamo sesso con altri, altre volte guardiamo e basta. Lo facciamo da quando ci siamo incontrati a un’orgia a New York City. Non amiamo il termine “sex party” perché implica sesso random senza riguardo per la sicurezza e per la morale. Non è questo il caso.
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Ci sono due tipi di feste: quelle che avvengono nei club e in cui ci si limita a giocare, tenendo coperte le parti intime, e quelle “hardcore”, che si svolgono in casa, con invitati selezionati. Conoscere i presenti, anche solo per via di intermediari, rende la situazione meno strana. Io e Derek non socializziamo molto con le altre coppie, con loro abbiamo in comune solo il sesso.
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Amo questa connessione con mio marito. Quando faccio sesso con un estraneo, mi sento vicina a Derek esattamente come se fossimo noi due a letto insieme. Da quando ero adolescente (ben prima di “Cinquanta sfumatura di grigio”) fantasticavo su dominazione, sesso anonimo e voyeurismo. A lungo ho pensato che avessi qualcosa che non andava.
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Sono finita da un terapeuta e ho capito di avere tendenze esibizionistiche e sottomissive. Ho cercato situazioni sul web e, a 27 anni, mi presentai al primo “sex party”. Un altro mondo. C’erano donne in corsetto e tacchi alti, gente che si frustava in un angolo. Alla fine della serata mi ritrovai a fare un pompino ad uno sconosciuto mentre un altro mi pizzicava i capezzoli.
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Era fantastico. Il mese dopo tornai e incontrai Derek. A volte si organizzava una cena prima della festa, giusto per conoscerci meglio. Capii che si trattava di persone normalissime. Derek aveva 31 anni ed era un assiduo frequentatore da quando ne aveva 20. Ricopriva il ruolo di "dungeon master", un volontario che assicura che tutto sia sotto controllo e consensuale. Chi non segue le regole, viene cacciato dal circolo.
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Io e Derek cominciammo a giocare insieme, senza immaginare che il sesso ci avrebbe condotto a una vera e propria relazione. Sembrava troppo surreale. Anche se la mia sessualità migliorava, pensavo si trattasse solo di una fase di passaggio. Dopo un anno, capii che il rapporto era diventato serio.
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Andammo a vivere insieme, sapendo che qualcosa doveva cambiare: non avremmo più frequentato le orge separatamente e avremmo avuto potere di veto sui partner dell’altro. Da allora il nostro legame si è rafforzato. Condividiamo questo segreto speciale. Nella vita vera, siamo due persone normalissime, lui è architetto, io mi occupo di marketing, e pochi intimi amici sanno del nostro “hobby”.
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Un’orgia è una montagna russa di emozioni. Le sensazioni sono così incredibilmente intense durante il sesso, che il giorno dopo ci si sente spossati, lunatici. Tanta gente è terrorizzata dall’infedeltà, ma noi due non siamo gelosi. Quando mio marito mi guarda fare sesso con altri è un momento di fiducia e grande intimità.
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Anch’io amo guardarlo mentre fa godere un’altra donna, soprattutto quella ventenne che somiglia tanto a me quando ci incontrammo la prima volta. Vado a letto con altre donne, abbiamo gli stessi gusti. Fondamentalmente quelle che scopa lui, le scoperei anch’io. So che suona sconcertante, forse perverso, a chi non frequenta i “sex party”, ma posso assicurare che né io né mio marito abbiamo mai la sensazione di tradirci. Perché la verità è che il sesso non è amore.
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Io amo mio marito. Io faccio sesso con altre persone per sperimentare, per sentire l’adrenalina, per senso dell’avventura. Non farei mai sesso con un altro uomo se mio marito non ne fosse al corrente o se non mi guardasse. Ci divertiamo e continueremo a divertirci finché non avremo figli. E’ una bella alternativa al trascorrere il venerdì sera bevendo vino rosso e guardando le serie su “Netflix”.