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    PALLA PRIGIONIERA – DALL’ALLEANZA TRA CURVE CONTRO LA DISCRIMINAZIONE TERRITORIALE ALLA TRAGICOMMEDIA DI SALERNO: IL CALCIO IN MANO AGLI ULTRA’


     
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    Francesco Saverio Intorcia per "La Repubblica"

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    Nel campionato di palla prigioniera i carcerieri hanno il sorriso beffardo degli ultrà. Stavolta esultano i tifosi della Nocerina, convinti che l'imbarazzante pantomima di mezzogiorno abbia restituito dignità al proprio blasone. È la nuova dimensione della violenza da stadio: non più metastasi di una passione che degenera al risultato negativo, ma strumento preventivo di una precisa strategia della tensione, volta a rinnegare i provvedimenti delle autorità.

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    Poche settimane di campionato sono bastate a rendere inefficaci le sanzioni contro il razzismo territoriale. La riforma, vanto della Figc, serviva a tutelare, insieme a Balotelli dai buu, anche il Napoli dai cori su Vesuvio e colera (l'orrenda colonna sonora dell'ultima stagione). Dopo il pugno duro in avvio, il sistema s'è arenato quando il Milan avrebbe dovuto giocare nel deserto contro l'Udinese.

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    Ci hanno pensato gli ultrà: un'alleanza fra curve storicamente ostili e il piano, annunciato in un comunicato stampa, di sabotare il sistema intonando cori vietati in
    tutti gli stadi, contemporaneamente. «Ora decidiamo noi quando chiudere il settore», l'eloquente striscione in casa Inter. Senza pubblico, il business del pallone si sgonfia, gli ultrà lo sanno: hanno in mano un'arma micidiale.

    Curiosamente, è partita proprio dalla curva B del Napoli la rivolta: contro il Livorno s'è insultata da sola, sembrava uno sfottò polemico, finché non è emersa la vera strategia. Riprendersi la libertà d'offendere e farsi offendere allo stadio. I dirigenti, in questo caos, si sono schierati subito: con gli ultrà, contro il sistema. «La norma va abolita, gli altri presidenti sono con me», ha tuonato Galliani. E dunque: regole mutate, sanzioni mitigate, l'introduzione della condizionale. «Mi aspettavo di più dai club», l'amaro commento del presidente Abete.

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    In fondo, pure il ds della Nocerina, Gigi Pavarese, mica dà la colpa ai delinquenti: l'ecatombe di giocatori si spiega solo col mancato riscaldamento. Giustificazioni che fanno ridere più degli infortuni fantozziani.

    Decidono gli ultrà: se si gioca, chi gioca, e come. La vicenda di Salerno ricorda il derby di Roma del 2004, sospeso per decisione dei tifosi. S'era diffusa la voce, infondata, di un bimbo morto investito da un'auto della polizia. A lungo gli inquirenti hanno provato a sostenere l'esistenza di un patto fra curve per boicottare la partita, un atto di forza contro polizia e carabinieri, tesi poi non dimostrata.

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    Il potere, talvolta, si manifesta nell'imporre l'umiliazione della nudità, attraverso il rito della spoliazione. Gli ultrà del Genoa interruppero la gara e si ripresero le maglie della squadra che perdeva in casa col Siena e rischiava la B. Nessuno s'oppose: le Forche Caudine in diretta. Quattro anni fa, i calciatori della Juve Stabia, ko con la Pistoiese, furono presi a cinghiate e lasciati in mutande, alcuni trovarono pure lumini cimiteriali in panchina e manifesti di morte a proprio nome. Per la Procura la camorra in questo modo faceva pressioni sulla squadra. Undici croci, invece, sono state piantate a maggio al campo d'allenamento dell'Ascoli.

    No alla tessera del tifosoNo alla tessera del tifoso ultrasultras

    A Brescia, Marco Giampaolo si è dimesso ed è sparito dopo un confronto con i tifosi, gli stessi che in estate avevano costretto il vice designato, Fabio Gallo, a rinunciare al contratto, dopo un pubblico processo. A Benevento, la curva aveva chiesto la testa del capitano Felice Evacuo, reo di aver salutato i tifosi della Nocerina al termine di un derby (dopo un imbarazzante video di scuse, è tornato in campo subito). Suo fratello Davide, che gioca proprio a Nocera, ieri s'è infortunato al primo minuto. Non aveva fatto il riscaldamento.

     

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