DAGONOTA
renzi di maio calenda
Come il mostro di Lock Ness alla vigilia di ogni tornata elettorale riemerge dalle acque limacciose della politica l’illusione del “grande centro”.
Oggi il “non luogo” per eccellenza occupato per mezzo secolo dalla Balena bianca, cioè dalla Dc. Ma in assenza dei partiti storici con l’incalzare del populismo e del leaderismo ambizioso e caciarone rappresentano ancora, nella tradizionale visione geometrica della politica, i moderati che si recano alle urne?
La disaffezione dal voto (astensionismo) non è figlia anch’essa di chi in quel “non luogo” trovava le ragioni della sua rappresentanza - non soltanto ideologica -, tra destra e sinistra? Già, in medio stat virtus (che non è opportunismo o immobilismo secondo i suoi storici accusatori).
mario draghi sergio mattarella
E per lunghi anni il “centrismo” è stato inteso pure come una formula di governo, da De Gasperi in avanti. La cui eredità può essere ritrovata (e ricercata come il pelo nell’uovo) nel ruolo adesso occupato a Palazzo Chigi da Mario Draghi per grazia ricevuta dal capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Ma nel centro (decisionale-emergenziale) ricavatosi dal premier, chi sono i moderati che vorrebbero difenderlo dai colpi di mano in parlamento e conservarlo alla guida del governo anche dopo il voto nella primavera 2023? Col malaugurato risultato di trasformare le prossime politiche in un pericoloso referendum pro o contro Draghi.
bazoli
Di sicuro non sono i ras e i capetti dei quartierini (liste civiche sotto la soglia del 3%) evocati dal “Corriere della Sera” sotto il titolo “Sala e gli altri, il cantiere aperto per il centro”. Le ambizioni (sbagliate) del sindaco di Milano sono note e forse incoraggiate dal suocero, Abramo Bazoli, anche lui perplesso sul futuro di una città e di chi l’amministra (senza opposizione del centro-destra, a mugugnare a Palazzo Marino è solo il Pd) che tolti i lustrini delle ferie campionarie (Mobili & Moda) è “diventata un grande luna park che rende impossibile la vita dei cittadini” a giudizio del Comitato MilanoNo Degrado.
E con Sala “il pragmatico”, secondo la definizione del Corrierino di via Solferino, il terzo polo centrista dovrebbe contare su Luigino di Maio (Cinque stelle cadenti), l’ex radicale Emma Bonino, il Churchill dei Parioli Carlo Calenda, forse “il cazzaro” Matteo Renzi e qualche governista ravveduta di Forza Italia (Carfagna&Gelmini).
beppe sala 7
“Il Centro a vocazione maggioritaria è una chimera che ritorna uguale ogni volta che si avvicinano le elezioni”, osserva su “la Repubblica” dei commenti anche Francesco Merlo. “Ma chi davvero ci ha provato – aggiunge – è sempre finito nel sottoscala dell’irrilevanza”. Del resto, ammoniva Alessandro Manzoni, “bisogna essere moderati in tutto, anche nella moderazione” per – aggiungiamo noi – affossare anzitempo SuperMario.
mara carfagna maria stella gelmini