Federico Fubini per il Corriere della Sera
SOLDI POVERTA
Chi ha avuto quei 75 miliardi di euro? Dopo l'anno in cui il fatturato è caduto come mai prima nella storia repubblicana e mezzo milione di persone ha perso il lavoro, una domanda del genere può sembrare fuori luogo. Può apparire bizzarra l'idea stessa che dall'inizio della pandemia in Italia sia cresciuta da qualche parte una torta da spartire. Se invece è successo è perché gli italiani per un aspetto si sono comportati in modo opposto rispetto a un decennio fa, durante la crisi dell'euro.
Allora la loro capacità di risparmiare scese ai minimi dal dopoguerra. Negli ultimi dodici mesi invece è tornata ai livelli del secolo scorso, anche mentre la lotta al Covid-19 obbligava interi settori produttivi alla paralisi. Istat, l'istituto statistico, venerdì ha fatto sapere che negli ultimi tre mesi del 2020 le famiglie hanno avuto una «propensione» a mettere da parte il 15,2% del loro reddito disponibile. È due volte e mezzo più che durante l'estate del 2012. È un ritorno ai livelli di un quarto di secolo fa.
mensa caritas
Per questo, il denaro liquido lasciato sui conti dai singoli italiani è cresciuto di circa 75 miliardi durante l'anno più drammatico della storia d'Italia dopo l'armistizio del 1945. Ad esso si aggiungono oltre cento miliardi accumulati dalle imprese, sempre di pura liquidità non investita. Le banche ne sono preoccupate perché subiscono tassi negativi - in sostanza, devono pagare la Banca centrale europea - per il denaro depositato degli italiani, che a loro volta esse devono depositare proprio presso la Bce. Le banche non osano trasferire quei costi sui clienti, temendo che questi ritirino il denaro in massa per conservare pacchi di banconote in casa o nelle cassette di sicurezza.
Di certo a gennaio le famiglie avevano sui loro conti italiani 1.117 miliardi liquidi. Mai tanti in valore nominale e mai cresciuti così in fretta, da quando esiste l'euro: il ritmo a cui è aumentato il risparmio durante la pandemia è più che doppio rispetto alla media del quinquennio precedente. Come tutto questo sia stato possibile, non è un mistero: è l'altro lato della medaglia dell'esplosione del debito pubblico.
nuove povertà
Per proteggere gli italiani dalle conseguenze economiche delle misure sanitarie, il governo ha deliberato 143 miliardi di deficit in più - finanziati con denaro creato dalla Bce - e molti di quei soldi si sono trasformati in liquidità delle famiglie e delle imprese. Meno chiara è invece la risposta all'altra domanda, quella iniziale: quali famiglie hanno risparmiato tanto, nel pieno di una recessione apocalittica? I sussidi sono andati a chi ne aveva diritto in base ai criteri di legge, naturalmente. Ma l'aumentata capacità di mettere da parte, avendo più del necessario o consumando di meno? Perché quella non è divisa in parti uguali. Al contrario, come accade nelle crisi, in Italia la diseguaglianza in questo ultimo anno è esplosa. Conclude la Banca d'Italia in un'«indagine straordinaria» pubblicata da Concetta Rondinelli e Francesca Zanichelli questa settimana: «Metà della popolazione vive in famiglie che dichiarano di non avere risorse per mantenere uno standard minimo di vita per tre mesi, in assenza di entrate».
nuove povertà
Per rispondere alla domanda, il "Corriere" si è dunque basato su un sondaggio condotto ogni mese dalla Commissione europea in ogni Paese, dividendo le persone in quattro fasce d'età: dagli adulti più giovani fino a chi ha 65 anni e oltre. I risultati sono nel grafico in pagina e dicono che in Italia le persone fino ai 29 anni hanno ridotto il loro risparmio, cioè hanno attinto a denaro messo da parte prima per tirare avanti. La capacità di risparmio aumenta invece con l'età ed è massima per i pensionati.
Nello stesso modo gli italiani delle diverse generazioni descrivono il modo in cui è cambiata la loro situazione finanziaria nell'ultimo anno: il peggioramento nettamente maggiore, in termini relativi, è fra i più giovani (il loro è uno dei crolli maggiori d'Europa, con Grecia e Spagna); mentre le età successive riportano danni finanziari da Covid progressivamente sempre minori. In questo l'Italia è in linea con il resto d'Europa, solo da noi le stesse tendenze sono più marcate.
Covid ha scavato ancora di più le diseguaglianze, lungo le stesse linee di frattura fra generazioni già aperte dalla crisi finanziaria del 2008-2013. Le ha scavate anche fra ceti e settori: il 60% degli autonomi e il 55% dei precari ha visto diminuire il proprio reddito - secondo l'indagine di Banca d'Italia - ma fra chi ha un contratto permanente è andata così solo al 31%. E i laureati se la sono cavata molto meglio di chi ha titoli di studio più bassi.
risparmio
Resta ora da capire quale sarà la risposta. Negli Stati Uniti l'amministrazione di Joe Biden sta lanciando l'azione contro la diseguaglianza più decisa dell'ultimo mezzo secolo. In Europa oggi si preferisce fingere di credere che il Recovery sia la sola risposta possibile e sufficiente. E Italia i partiti, anche di sinistra, parlano quasi solo di se stessi. Anche culturalmente, siamo indietro.