russia
Gaia Piccardi per il Corriere della Sera
Il giorno del giudizio è in calendario domani, a 65 giorni dalla cerimonia dei Giochi di Pyeongchang: alle 7.30 pm, ora di Losanna, in diretta streaming il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, annuncerà al mondo la decisione presa dall' Executive board. Russia dentro o fuori dall' Olimpiade.
Il verdetto, in realtà, con tutti gli interessi economici e gli equilibri geopolitici che andrà ad impattare, potrebbe essere più sfumato. Esclusa una partecipazione «piena» della Grande Madre: sulla maggiore potenza degli sport invernali pesano come un macigno il rifiuto da parte dell' Antidoping mondiale (Wada) di riaccreditare quel laboratorio di Mosca che ai Giochi casalinghi di Sochi 2014 (33 medaglie di cui 13 d' oro) si era rivelato un colabrodo, i risultati della commissione Oswald (25 russi squalificati «postumi» fin qui per aver manipolato le provette: tutti faranno ricorso al Tas) e la decisione della Iaaf di prolungare il bando dell' atletica, già esclusa all' Olimpiade di Rio e riammessa al Mondiale ma senza bandiera e senza inno, un fine pena mai che di certo non depone a favore di un ravvedimento di tutto il sistema.
DOPING OLIMPIADI
Improbabile un' esclusione tout court della Russia da Pyeongchang, che pure a molti osservatori internazionali (a partire dalle 17 agenzie antidoping, guidate da Usa e Gran Bretagna, che ne vorrebbero il bando) sembrerebbe la scelta più giusta: Bach è troppo legato a Putin per lasciarsi convincere a intraprendere una mossa così di pancia, che incrinerebbe i rapporti con il governo di Mosca. Né fuori né dentro, quindi. E allora?
BACH
Allora la diplomazia dell' ex segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, non a caso messo da Bach a capo del Comitato etico del Cio, potrebbe portare a una soluzione di compromesso, in grado di salvare una quota di russi «puliti» da mandare a Pyeongchang e, soprattutto, il Mondiale di calcio che per un mese (14 giugno-15 luglio 2018) terrà la Grande Madre al centro del mondo.
Uno scambio, insomma: sacrificare una quota di fondisti, un tot di biatleti, un pizzico di hockeisti per preservare il pallone (e non abbattere del tutto il tasso tecnico di discipline, incluso il pattinaggio, che senza atleti russi perderebbero di senso).
putin
Le pene accessorie di Bach da infliggere agli amici russi potrebbero consistere in una mega-multa, nella partecipazione ai Giochi da atleti neutrali (Putin, in questo caso, ha minacciato il boicottaggio ma sei settimane dopo i Giochi di Pyeongchang sono in programma le elezioni presidenziali: arrivarci con qualche medaglia d' oro in dote, allo zar non dispiacerebbe), nell' ammettere come Russia un contingente limitatissimo di atleti, un' élite testata da antidoping straniere. Oggi a Losanna arrivano i risultati della commissione Schmid, che indaga sulle responsabilità istituzionali della Russia. Uno snodo decisivo in vista del verdetto.
RUSSIA DOPING DOPING DOPING