Renato Franco per il “Corriere della Sera”
DALLATANA
«La decisione di cancellare Virus è mia, l’ho presa in totale autonomia». La direttrice di Rai2 Ilaria Dallatana vuole spazzare via ogni retroscenismo, quella di Nicola Porro non è un’epurazione politica, ma rientra — spiega lei — in una logica di innovazione dei generi televisivi.
«Nessuna epurazione, tanto che a Porro abbiamo proposto un nuovo programma la domenica, nella fascia dalle 19 alle 20.30: un info-tainment in cui si traccia il bilancio della settimana e si analizzano le prospettive di quella successiva. Certo quella fascia oraria è una scommessa, ma successe anche Fazio quando partì su Rai3. E poi sappiamo come è andata a finire».
VIRUS PORRO
Un’ipotesi che lui non sembra prendere nemmeno in considerazione.
«A leggere le sue dichiarazioni è così, ma un no ufficiale non l’ho ancora avuto. Personalmente non mi era mai capitato in tanti anni di lavoro che un professionista che sta ancora discutendo di un possibile rinnovo si lasciasse andare ad esternazioni così inopportune».
Cancellato Virus, dunque scompare la politica dalle prime serate di Rai2?
«Il modello di talk show politico tradizionale è in crisi di ascolti e creatività, un parabola che negli ultimi due anni si è conclamata. Le giovani generazioni non concepiscono il racconto della realtà come talk, li puoi conquistare mostrando loro un’esperienza reale: e questo è quello che cercherò di fare.
ilaria dallatana
Al posto di Virus — anche se non nella serata in cui era in palinsesto — proporremo un programma dove l’esperienza e il vissuto in prima persona sono al centro del racconto. È il modo di continuare a presidiare l’informazione, ma raccontandola con una cifra diversa e innovativa: il tempo ci dirà se riuscirà a germogliare qualcosa.
Ma l’idea che sta sotto al progetto è quella di passare dalla chiacchiera sulla realtà all’analisi della realtà, dal giudizio sui fatti all’esperienza dei fatti. Il commento non è un’esperienza diretta della realtà. Far parlare i protagonisti e raccontare quello che gli succede è sempre un modo — nuovo rispetto a quello tradizionale a cui siamo assuefatti — di fare politica».
paola barale pechino express
La sua idea di Rai2?
«Non sono venuta a demolire quello che c’è di buono. Il day time è consolidato e proseguiremo su quella strada, la discontinuità piuttosto sarà in prima e seconda serata. Non bisogna più pensare alle reti con identità monolitiche: la platea è vasta, il pubblico eterogeneo e si distribuisce su varie fasce. Mi piace pensare a una rete con molte anime, anche in contraddizione, diverse personalità, registri differenti».
«Pechino Express» è confermato.
«È l’esempio perfetto per raccontare realtà lontane, sconosciute al grande pubblico attraverso l’intrattenimento: documentare senza dimenticare l’alleggerimento».
THE VOICE
«The Voice» invece è in dubbio.
«Vedremo se riconfermarlo. Ma il talent musicale è comunque una risorsa che non può essere abbandonata. La musica per quanto riguarda i talent rimane ancora il linguaggio più universale».
Novità?
«Il collegio (titolo provvisorio), un docu-entertainment che è un viaggio nel tempo fatto da ragazzi tra i 14 e i 17 anni che vivranno come negli anni Sessanta: un’esperienza educativa, di formazione, di relazioni. Anche questo rientra nell’idea di tv che ho: un modo per raccontare il Paese di quegli anni in maniera accattivante, ma anche rigorosa attingendo al grande materiale che abbiamo nelle Teche Rai. E poi una serie in 4 puntate in seconda serata dedicata al fenomeno del bullismo, raccontata in prima persone dai protagonisti. Un tema che è nelle corde e nella vocazione del Servizio Pubblico».
IlarIa Dallatana nicola porro