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    UNTORE CONTATE - SCOPERTE ALTRE VITTIME DEL 32ENNE DI ACILIA SIEROPOSITIVO - TRA I CONTAGIATI ANCHE UN BIMBO E 3 FIDANZATI DELLE RAGAZZE CHE NON SAPEVANO DI AVERE IL VIRUS - VALENTINO TALLUTO RESTA IN CARCERE A REGINA COELI: LA PROCURA STA VALUTANDO SE CONTESTARGLI ANCHE IL DANNO ECONOMICO SUBITO DAL SISTEMA SANITARIO: UN TOTALE DI 11 MILIONI DI EURO


     
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    Michela Allegri per “Il Messaggero”

     

    L' INCHIESTA

    VALENTINO TALLUTO 1 VALENTINO TALLUTO 1

    Si allunga la lista delle vittime di Valentino Talluto, il trentaduenne di Acilia sieropositivo e finito in manette il 22 novembre dello scorso anno per aver consapevolmente contagiato con il virus dell' Hiv numerose partner.

     

    Gli agenti della polizia interna a piazzale Clodio, su disposizione del pubblico ministero Francesco Scavo, hanno individuato altre cinque donne che hanno avuto relazioni non protette con l' indagato, accusato di lesioni gravissime e epidemia dolosa.

     

    La Procura, per il momento, conta 48 parti offese, 27 delle quali, miracolosamente, non hanno contratto il virus. All' elenco vanno aggiunti anche i fidanzati di tre ragazze, contagiati per aver avuto rapporti non protetti con le compagne che non sapevano di aver sviluppato la malattia.
     

    LEI ERA INCINTA

    VALENTINO TALLUTO UNTORE VALENTINO TALLUTO UNTORE

    Tra le vittime pure un bambino, figlio di una donna con cui l' indagato ha avuto una breve relazione mentre lei era incinta. Il piccolo oggi ha tre anni, quando aveva otto mesi gli sono state diagnosticate l' Hiv e l' encefalopatia, «casualmente riconducibile si legge nel capo di imputazione allo stato di sieropositività contratto dalla madre durante il parto».

     

    Prima di concludere le indagini, la Procura dovrà valutare se addebitare all' untore seriale anche il conto dei danni provocati al Servizio sanitario regionale. Secondo un calcolo approssimativo, la spesa per la cura annuale delle vittime sfiorerebbe gli undici milioni di euro, tra visite specialistiche, acquisto di medicine e terapie specifiche.
     

    LA CONSAPEVOLEZZA

    Per gli inquirenti, Talluto, diploma in ragioneria, un lavoro da contabile e sieropositivo dal 2006, avrebbe infettato consapevolmente tutte le partner, preoccupandosi di non avvertire del rischio le donne con cui intesseva relazioni. Conquistava le vittime con fiori e regali. Le corteggiava e le lusingava. Poi, le convinceva ad avere rapporti ad alto rischio, trovando le scuse più disparate.


    «Sono un donatore di sangue, non ti preoccupare. Sono anche allergico al lattice dei preservativi», diceva, fingendo di essere in perfetta salute. Per ora le parti lese accertate sono 48, ma il sospetto degli investigatori è che il numero possa continuare a salire. «Ho ripensato con schifo a quando gli dissi che aspettavo un figlio e cominciò a insistere per farlo senza protezione, perché non sarei rimasta incinta», ha raccontato a verbale una delle partner.

    HIV HIV

     

    Un atteggiamento che, come scrive il giudice nell' ordinanza d' arresto, «appare significativo del totale menefreghismo dell' indagato». Di fronte agli inquirenti, in sede d' interrogatorio, Talluto ha sciorinato una lunga serie di giustificazioni. Tutte dello stesso tenore: «Non volevo fare del male a nessuno», «ho agito con leggerezza, con superficialità». Sul perché di quei rapporti non protetti, risparmiati solo alla sua ultima compagna, è sempre stato sfuggente.
     

    MAI ABUSI

    L' unica accusa che ha respinto con fermezza è quella di aver abusato di una ragazza. Nel frattempo, l' indagato resta detenuto a Regina Coeli. Sulla necessità di mantenere nei suoi confronti la misura cautelare più pesante si era espresso anche il Tribunale del riesame.

     

    Per i giudici, «la condotta complessiva di Talluto dimostra come abbia intenzionalmente voluto trasmettere il virus dell' Hiv a una molteplicità di donne Assumendosi anche il rischio che queste infettassero i loro futuri partner e sviluppassero la malattia o comunque patologie proprie di chi è sieropositivo e non si cura, come la polmonite».

     

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