Giulio De Santis, Ilaria Sacchettoni per "Il Corriere della Sera"
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La giornalista Dania Mondini, con i suoi avvocati, è pronta a depositare nuovi documenti che puntano ai dirigenti della Rai. La conduttrice del Tg1 sostiene di essere vittima, dal 2018, di una serie di comportamenti del collega che lavora nella sua stessa stanza, affetto da flatulenza, poco attento all'igiene personale, ma anche sconveniente sotto il profilo verbale. Condotte messe in fila nelle denunce di Mondini, che costituiscono la base di un'inchiesta delicata su presunti reati riconducibili a un'attività di mobbing: a partire dagli atti persecutori. E ora la giornalista è pronta a suffragare quelle accuse con nuove testimonianze raccolte in azienda.
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In un quadro complesso, perché la Procura generale ha deciso di avocare il fascicolo d'indagine, ritenendo «lacunosa» l'inchiesta della Procura romana. Cavalcando la novità, ossia proprio l'avocazione, legali e consulenti di Mondini (il criminologo Claudio Lo Iodice più i penalisti Ruggero Panzeri e Francesco Falvo D'Urso) depositeranno il risultato di una lunga indagine difensiva che testimonia come tutti, nell'ambiente della redazione, sarebbero stati a conoscenza della situazione invivibile, e nessuno avrebbe mosso un dito per risolverla. Una serie di dirigenti (o altri giornalisti di livello, al momento coperti da segreto) avrebbe testimoniato contro l'azienda, descrivendo come perlomeno traballanti i meccanismi interni di tutela dei giornalisti sotto il profilo della riservatezza e del benessere.
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Mondini aggiunge un altro passaggio alla propria narrazione, accusando il collega di contatti con presunti esponenti della 'ndrangheta. Alla presenza della giornalista, che milita nell'associazione antimafia «Caponnetto», l'uomo si sarebbe rivolto a Paolo Romeo, avvocato imputato per «Gotha», l'inchiesta reggina su 'ndrangheta e massoneria, chiedendogli di procurargli uno sponsor in Rai che mettesse fine alla sua pretesa emarginazione da incarichi e nomine. Anche questo, il filo diretto con un imputato di mafia, configurerebbe una persecuzione in grado di ingenerare nella conduttrice uno stato d'ansia.
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Mondini denuncia un malessere concreto, al punto da essere più volte ricoverata al pronto soccorso (con tanto di referti) per uno stato d'animo a dir poco prostrato: la Procura di Roma minimizza, proponendo l'archiviazione per i dirigenti anchormen Filippo Gaudenzi, Andrea Montanari, Marco Betello, Piero Damosso e Costanza Crescimbeni, inizialmente indagati. Ma se è vero che non vi sarebbero state lesioni sia pure lievi nei confronti di Mondini, è vero anche che, come sottolinea la Procura generale, gli atti persecutori possono configurarsi anche in assenza di lesioni vere e proprie.
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Spunta poi, tra le pieghe della avocazione, il tema del silenzio, la riluttanza da parte delle persone ascoltate a denunciare una serie di comportamenti illeciti. Quattro dei cinque dirigenti ascoltati dalla Procura di Roma hanno smentito Mondini? Ebbene per la Procura generale potrebbe essere stata una questione di «sudditanza psicologica nutrita dai testi ad opera della dirigenza dell'azienda». Anche qui si nasconderebbe da parte dei magistrati della Procura di Roma una sottovalutazione di questo tipo di dinamiche. Un invito a evitare minimizzazioni viene anche dal consigliere di amministrazione Riccardo Laganà: «Non si ridicolizzi il percorso doloroso di Mondini» dice.