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    DASAEV, FACCE RIDE: “IL GOL AL VOLO DI VAN BASTEN AGLI EUROPEI DEL 1988? EBBE FORTUNA. IO MI SENTII UMILIATO" – POI L'ULTIMO PORTIERE DELL'UNIONE SOVIETICA PARLA DI MEXICO ’86 ("USCIMMO PER COLPA DEGLI ARBITRI"), DELL’ALCOLISMO E DI BUFFON: "È UN ESEMPIO A CUI ISPIRARSI" - VIDEO


     
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    Rosalba Castelletti per “la Repubblica”

     

    Della polaroid del 1982, quando l' allora portiere della gloriosa Cccp, erede del mito Lev Jashin, fu eletto il calciatore più bello del Mondiale, oggi che compie 60 anni Rinat Dasaev conserva lo sguardo fiero e tenebroso.

     

    La parabola della sua vita è la metafora del suo Paese: gli anni da eroe della propaganda sovietica con lo Spartak Mosca e la nazionale sovietica fino al gol di Van Basten che nel 1988 spezzò il suo mito di "cortina d' acciaio" e segnò la fine di una potenza sportiva e politica, il trasferimento a Siviglia dove precipitò nell' alcol e finì col vagabondaggio, infine il ritorno in Russia e la recente rinascita come allenatore dei portieri dei giovani dello Spartak-2. Ed è qui, in una pausa tra gli allenamenti a Tarasovka, periferia nordorientale di Mosca, che lo incontriamo.

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    Lei è il simbolo della nazionale sovietica che negli anni 80 fece tremare le tradizionali potenze calcistiche. Qual era il segreto del vostro calcio?

    «C' erano tanti giocatori di talento. Nel nostro campionato non c' erano stranieri e nemmeno quei contratti milionari che oggi deprimono i calciatori: si giocava per la gloria dell' Urss e per amore del calcio, non per i soldi».

     

    Cosa condizionò l' esito della sfida col Belgio nel 1986 o della finale degli Europei nel 1988?

    «In Messico fummo traditi dagli arbitri: per negligenza o con intenzione, non si accorsero che due gol del Belgio erano in fuorigioco. Nella finale con gli olandesi del 1988 giocammo meglio noi, ma ci mancò la fortuna».

     

    Se lo ricorda quel famoso gol di Van Basten?

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    «Certo, lo ricordo bene come quasi tutti i gol che ho subito... Che posso dire? Mi sentii umiliato. Ma, a dirla tutta, Van Basten ebbe fortuna: calciò il pallone lungo una traiettoria che non pensavo potesse centrare la porta».

     

    Poi, con la perestrojka i migliori giocatori andarono all' estero, ma nessuno rese quanto ci si aspettava, compreso lei al Siviglia. Cosa vi successe?

    «Ci scontrammo con uno stile di vita completamente diverso dal nostro. Fu uno shock. Io e Vagiz Khidijatullin andammo a giocare in squadre mediocri la cui massima aspirazione era qualificarsi per una coppa europea. Fu deprimente. Sono contento però di esser piaciuto ai tifosi. Tempo fa in Spagna, che è diventata la mia seconda casa, un tassista mi ha riconosciuto subito: "Ma lei è Dasaev!"».

     

    Mentre la sua patria si sgretolava, lei cadeva nell' alcolismo. Cosa può dirci di quel periodo?

    «Ogni essere umano attraversa tempi bui e tempi felici. Io non sono stato un' eccezione. Ho avuto i miei momenti bui, ma li ho superati, sforzandomi di tornare a essere una persona su cui poter contare».

     

    Lei era considerato il miglior portiere al mondo insieme al nostro Dino Zoff. Cosa pensa di lui? E di Gigi Buffon?

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    «Sono due portieri eccezionali. Ricordo bene come Zoff portò l' Italia a conquistare il Mondiale nel 1982. Di Buffon mi meraviglia molto che alla sua età continui a giocare senza mai fallire. È un esempio a cui ispirarsi».

     

    Quando lei giocava, oltre al suo Spartak in Unione Sovietica c' erano molte altre squadre competitive. Oggi sembra che il calcio russo non riesca a trovare una propria dimensione. Perché? I Mondiali 2018 potranno ridare slancio?

    «Mancano le risorse. O meglio, le hanno solo quattro squadre russe: Spartak, Cska, Zenit e Krasnodar. Le altre fanno fatica a pagare gli stipendi con regolarità. È difficile prevedere che impatto avranno i Mondiali. Non escludo che, una volta terminati, ce ne si dimentichi e tutto torni come prima».

     

    E il suo di futuro? Cosa c' è oltre i 60 anni che compie oggi?

    «Voglio continuare la carriera da allenatore. Vorrei avere una squadra mia, ma al momento mi trovo benissimo allo Spartak, mi piace tutto di questo club».

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