Luigi Garlando per la Gazzetta dello Sport
Avevamo la possibilità di essere già in semifinale e quindi a Tokyo, invece ora siamo condannati a battere il Belgio con la paura che possa non bastare.
italia polonia
Contavamo le figurine (Chiesa, Barella, Zaniolo, Kean) e invece adesso rischiamo la figuraccia. Con tutte le nostre stelle e i nostri proclami di notti magiche, non siamo riusciti a fare un solo gol a una umanissima Polonia che ha avuto l' umiltà di subire il nostro entusiasmo iniziale e poi il buon senso e la buona volontà di proteggere un vantaggio trovato allo scadere del primo tempo sugli sviluppi di un calcio piazzato. Ha segnato Bielik, un difensore spostato in mediana per fare diga.
Un paradosso beffardo, se pensiamo ai nostri prestigiosi attaccanti (Kean, Cutrone, Chiesa) che quasi mai hanno trovato la porta. I nipotini di Zmuda sono venuti in casa nostra a darci una lezione di organizzazione e applicazione difensiva. Alla fine hanno meritato ciò che si sono messi in tasca, a dispetto della contabilità delle conclusioni che ci premia inutilmente.
italia polonia
Ma non abbiamo perso solo perché non hanno brillato le stelle. Siamo stati meno squadra di loro, non abbiamo avuto un gioco capace di infiammare le potenzialità delle individualità. I soli 18 palloni giocati da Cutrone raccontano bene le difficoltà a raggiungere la nostra prima punta che è il senso di una squadra di calcio. Avaria in sala macchine: male Mandragora, lento e banale nella circolazione, senza contare il gol divorato che avrebbe potuto cambiare la notte; troppo poco da Pellegrini che avrebbe dovuto distribuire qualità in rifinitura. Alla fine il migliore è stato ancora Chiesa, con i suoi strappi individuali.
Un delitto uscire con un giocatore del genere. Ma non è finita. Possiamo ancora vincere il girone o passare come miglior seconda. Però pensare dove saremmo oggi, se avessimo battuto una Polonia non galattica, fa molto male.
La Polonia fa un passo indietro rispetto all' esordio vincente con il Belgio. Smonta il 4-3-3, avanza in mediana il centrale Bielik e tiene davanti il solo Kownacki: 4-5-1 protettivo come una pancera fuori stagione. L' Italia non aveva bisogno di inviti del genere per buttarsi avanti. Lo fa con entusiasmo, sulle ali di Chiesa e Orsolini.
italia polonia chiesa
Pressione costante, ma non è facile scalfire il muro bianco, anche perché Mandragora è perno più di posizione che di tocco: servirebbe più velocità nella circolazione. Neppure Pellegrini riesce a spedire buone idee in verticale. Morale: pecchiamo in rifinitura. E sui cross i polacchi si difendono senza affanno. Dipendiamo dalle accelerazioni esterne, soprattutto di Chiesa che anche stasera trasmette l' impressione di essere di categoria superiore.
E' lui infatti che calcia sul portiere in uscita la prima palla gol (27') ed è sempre lui che affonda sinistra e serve un cioccolatino a Mandragora che arriva a rimorchio a centro area. L' errore del capitano che allarga il piattone è da matita rossa (31'). Dominare e sperperare mena sempre gramo, perchè i dominati che sopravvivano prendono coraggio. Infatti. Minuto 40: punizione di Szymanski dal limite, Bilek calcia al volo la respinta della barriera. Meret, imperfetto, tocca, ma non basta: 0-1. Il pareggio di Orsolini sarebbe un mezzo capolavoro, ma viene sbandierato via: fuorigioco.
di biagio
Di Biagio riparte con Kean per Orsolini, che non ha fatto peggio di Cutrone, ma il bolognese ha problema a una spalla. Ci proviamo con due arieti. Ma l' ostrica polacca si è chiusa più di prima ed è una faticaccia arrivare al tiro, anche percè la qualità dei cross è scesa al di sotto del minimo sindacale (vedi Adjapong) e Chiesa, dopo un gran tiro al volo (7'), è uscito dal cono di luce.
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La conclusione di Pellegrini dalla distanza al 30' è una scarica di rabbia e frustrazione che fa tremare il palo. Vale il suono del gong per l' assalto finale, con Zaniolo per Adjapong e 3-4-3. Ma ormai i polacchi sentono di avere la storia a portata di mano e non se la fanno scappare. L' unica buona notizia è che il Belgio, già eliminato, non ci affronterà con il coltello tra i denti. Non ci resta che caricarlo a testa bassa, sabato a Reggio Emilia, e poi rialzarla per capire se siamo ancora in corsa oppure in vacanza.
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