Paolo Griseri per la Repubblica
de bortoli renzi 5
Libero scambio ed equilibrio delle regole per sconfiggere le paure e i populismi. Con questa massima il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda risponde alle domande di Ferruccio De Bortoli sui rischi della globalizzazione in economia: «Siamo totalmente aperti ai principi del libero scambio - spiega Calenda - ma dobbiamo dire chiaramente che questo può avvenire solo in un ambito di reciprocità soprattutto con paesi come la Cina».
Carlo De Benedetti
L' esempio sono «i paletti messi recentemente dall' Unione Europea allo scambio con Pechino. Calmierare gli squilibri nelle condizioni della produzione - ha spiegato Calenda - è anche un modo per ridurre l' impatto negativo dell' apertura delle frontiere economiche». Il tema delle frontiere è al centro del "Festival della tv e dei nuovi media" di Dogliani aperto ieri sera dal confronto tra Carlo Calenda e il presidente di Gedi Carlo De Benedetti.
«Viviamo in un' epoca in cui l' avanzata veloce delle tecnologie si accompagna al ritorno dei populismi» ha spiegato De Benedetti. Aggiungendo che «a differenza di un secolo fa, la tecnologia non è più appannaggio delle élite. Quella tecnologia si è anzi diffusa parallelamente all' acuirsi delle diseguaglianze che ha determinato». In questa situazione, ha sostenuto il presidente di Gedi «le classi dirigenti della politica mostrano la loro debolezza e l' incapacità di governare i processi».
CALENDA DE BENEDETTI DE BORTOLI
Calenda ha raccolto la provocazione dell' Ingegnere: «Uno degli errori commessi in questi anni dalla politica è stato quello di offrire una lettura semplicistica dei fenomeni. Non serve criminalizzare chi ha paura del cambiamento. Perché è giusto temere gli effetti della globalizzazione. Che produrrà vincitori e vinti. Non basta dire che chi vince la globalizzazione starà meglio. La politica deve occuparsi anche di chi perde. Ai lavoratori dei call center non basta dire "arrangiatevi, non siete competitivi"».
CARLO CALENDA
Il ministro dello Sviluppo economico ha fatto l' esempio del sistema industriale italiano «che è fatto di un 20 per cento di aziende che sono in grado di stare sul mercato, un altro 20 per cento destinato a scomparire e un 60 per cento che sta nella grande area grigia in mezzo. Così si spiega come mai nel 2016 l' Italia ha fatto il record di esportazioni della sua storia ma ha ridotto di un quarto la sua base produttiva. Questa - ha concluso il ministro - è la contraddizione su cui vivono i populismi di casa nostra ».