de gregori e la moglie chicca
Andrea Laffranchi per il Corriere della Sera
«Non chiamatela copertina. Non chiamatelo cofanetto». Francesco De Gregori e Mimmo Paladino presentano così il loro progetto «Anema e core». Una classico della canzone napoletana reinterpretato dal cantautore con la moglie Francesca Gobbi, un vinile 10 pollici con la versione acustica e quella orchestrale del brano e una xilografia dell' artista in edizione limitata: 99 copie, in vendita a 1.000 euro.
de gregori paladino
Non si candida certo al numero 1 delle classifiche di vendita. «Mio fratello mi ha insegnato a non giudicare un ristorante dal numero di coperti», sorride il Principe dietro le quinte della Triennale di Milano dove «Anema e core» è stata presentata in un dialogo a tre con il critico d' arte Vincenzo Trione. Un oggetto d' arte che va oltre le collaborazioni di Andy Warhol per le copertine dei Velvet Underground e dei Rolling Stones.
«In questo caso i due livelli si appaiano e si toccano. È un grimaldello che spero abbia aperto una porta. In un mestiere come il mio dove si lavora sulla prevedibilità come garanzia di successo gli innesti imprevedibili sono i più interessanti», sottolinea il cantautore. Ci sarà anche un' edizione commerciale, sempre un vinile (a 45 giri e non 33), ma con una grafica diversa.
L' idea di prendere in mano «Anema e core» è venuta a De Gregori durante una cena a Napoli. Avrebbe voluto farla dedicare alla moglie dal posteggiatore (i cantanti che intrattengono la sala) che quella sera non c' era e allora ci ha pensato lui. Da lì Francesco e Chicca si sono fatti prendere dal testo, hanno deciso di portarla in tour e di completare il percorso con questo progetto.
de gregori anema e core
Anacronistico, in un' epoca in cui la musica non solo ha perso un supporto fisico, era già accaduto con il download, ma di cui con lo streaming abbiamo perso il possesso.
«Inattuale forse. Il mondo va in un' altra direzione, ma l' artista deve approfittare di questa inattualità. Se sei al cento per cento nella cultura del momento non nasce nulla. Ci vuole un minimo di attrito per far nascere una scintilla.
Sperimentare fa bene alla musica», commenta De Gregori a quattr' occhi con l' artista. Che rilancia: «Non è nemmeno nostalgia retro. Francesco ha fatto quello che in arte si chiama ready made, prendere un oggetto lontano, come per lui la canzone napoletana, e renderlo altro attraverso il gesto artistico. Io sono partito dall' idea del microsolco, sul disco la musica è incisa. E così, in un mondo che va verso la digitalizzazione, ho pensato anche io alla fisicità».
de gregori paladino
Amicizie comuni e soprattutto il tour di De Gregori con Dalla del 2010 le cui scenografie erano firmate da Paladino li avevano fatti conoscere. Ma c' è un legame che arriva da più lontano. Paladino è stato uno dei protagonisti della transavanguardia, movimento che a cavallo fra anni 70 e 80 riportò la pittura al centro dell' arte.
«Ascoltavo i cantautori quasi in segreto. Allora si pensava che le avanguardie dovessero ascoltare soltanto Glass, Satie, Cage... Un critico mi fece notare come il lavoro dei cantautori sul linguaggio era simile al nostro». Ci sarebbe bisogno di quella stessa spinta oggi? «Auspico un ritorno a squadra, compasso e gomma, bisogna ridare una possibilità al dipingere», commenta Paladino. «Sento generi innovatori, li ascolto con rispetto e curiosità ma non li identifico come avanguardie. Anche se lo fossero, uno che come me da 40 anni usa la forma canzone, forse non le saprebbe riconoscere», dice De Gregori.
L' opera di Paladino raffigura due volti con quel tratto primitivo che è la sua firma.
«Sono Francesco e Chicca, tali e quali, due sguardi che si guardano». «Ci riconosco. E sento la drammaticità del testo, la problematicità di un' unione».
FRANCESCO DE GREGORI
La collaborazione fra i due potrebbe portare a uno sconfinamento definitivo De Gregori nell' arte. «Se il nostro fosse un rapporto come quello fra Dante e Virgilio...». Rilancia Paladino: «Virgilio ha portato Dante anche all' Inferno... posto accattivante».