1 - IL BIS DI DE LUCA, LO SCERIFFO ANTI-COVID "NÉ SINISTRA NÉ DESTRA, VINCE IL POPOLO"
Alberto Infelise per “la Stampa”
vincenzo de luca
Vincenzo De Luca ha vinto le elezioni. A marzo. Il quasi 70% di ieri è soltanto il risultato della semina, improvvisa e abbondante, che il presidente della Regione Campania ha fatto durante l'emergenza Covid. De Luca lo sa e quando entra nella sede del suo comitato elettorale per le prime dichiarazioni da neopresidente (o presidente bis) è un uomo sicuro di sé tanto da aspettare i tg delle 20 per parlare (pur sapendo di avere stravinto da almeno 5 ore): «Orgoglioso di quanto successo qui. Questa è una vittoria di popolo».
Ma subito dopo tuona: «Quella contro il coronavirus è una battaglia ampiamente sottovalutata nel nostro Paese. Siamo di fronte a una recrudescenza che richiede serietà e risposte concrete». Eccolo lì. Il vecchio dirigente di partito che aveva attraversato tutta la storia recente della sinistra campana, dal Pci fino al Pd, non aveva scaldato i cuori degli elettori della sua regione. A gennaio i sondaggi non erano buoni. Poi però De Luca ha scelto di prendere di petto l'emergenza, intuendo prima di altri che la situazione era grave.
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E si è trasformato in sceriffo col lanciafiamme, pronto a scagliarsi contro chi non obbedisse alle sue ordinanze di chiusura. Ha scelto di eliminare ogni filtro e di affidare ai video sulla sua pagina Facebook la comunicazione nell'emergenza. Se in Lombardia i video erano tutti numeri e latinorum, dalla Campania arrivavano bordate allo stomaco.
Nei giorni in cui tutti avevano paura e non sapevano cosa fare, De Luca ha fatto l'uomo forte e ha rassicurato i cittadini con misure decise e chiare (e poco importa quanto «lo sceriffo» potesse sembrare pittoresco). I risultati parlano chiaro. Il principale antagonista, Stefano Caldoro, è più che doppiato, restando fermo al 17%. «I presidenti del Covid hanno stravinto», ha detto mogio mogio Caldoro ieri sera. «Hanno vinto, credo, anche per l'atteggiamento protettivo, da sceriffi».
VINCENZO DE LUCA
È andata ancora peggio alla candidata del Movimento 5 Stelle, Valeria Ciarambino che si ferma all'11%. Un risultato che lascia poco spazio ai commenti. I tre si erano già sfidati nel 2015, De Luca e Caldoro anche nel 2010 (quando a perdere fu il candidato del centrosinistra). Certo, la vittoria è schiacciante anche per altri motivi. A partire dal sostegno passato a De Luca di antichi avversari. Flora Beneduce, ex consigliera di Forza Italia ha portato i suoi sostenitori al governatore. Così come Carmine Mocerino, presidente della commissione Anticamorra in consiglio regionale, che ha fatto il salto nella lista «De Luca presidente».
Ma sono le liste a rappresentare la chiave di lettura per capire quel che è successo ieri e a far vedere, in controluce, quel che potrà accadere a palazzo Santa Lucia nei prossimi cinque anni. Quelle che hanno sostenuto De Luca, aiutandolo a raccogliere voti negli ambienti più diversi sono quindici.
Nell'ordine: Partito democratico, Campania Libera, De Luca presidente, Italia Viva, Fare democratico-Popolari, Davvero Sostenibilità e diritti - Partito animalista, Per - Per le persone e la comunità, Psi, Democratici e progressisti, +Campania in Europa, Centro democratico, Noi Campani, Europa Verde Campania - Demos, Liberaldemocratici e Moderati, Lega per l'Italia-Partito repubblicano.
valeria ciarambino
Del resto De Luca è stato esplicito nel ringraziare questa sua composita maggioranza: «Questo risultato - dice - non è di destra o sinistra: la mia candidatura è stata sostenuta anche forze di destra moderata che si sono riconosciute nel lavoro fatto in questi anni e nel programma». Portato a casa un risultato inaspettato fino a pochi mesi fa, ora avrà il compito di riuscire a governare con una maggioranza formata da soggetti diversi tra di loro, che a loro volta all'interno portano transfughi da altri partiti e altri gruppi che in Regione in passato hanno combattuto battaglie diverse da quelle di De Luca e del suo partito. Ora quello che si pone di fronte De Luca è un orizzonte doppio.
stefano caldoro
Quello del governo della Regione, certo. Ma anche quello che al momento, dicono quelli vicini a lui, forse lo stuzzica di più: la conquista di palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli. Per lui, salernitano non sempre amatissimo dai napoletani, un'impresa capace di accendere ancora nuove ambizioni. E così, con un occhio alla Regione e uno alla città, De Luca conclude il suo discorso della vittoria: «Non c'è da scavazzare. I problemi urgono. Grazie Napoli». E no, le ambizioni non ammettono scavazzamenti.
2 - IL TRACOLLO DEI GRILLINI NELLA REGIONE SIMBOLO E SI APRONO I GIOCHI PER IL SINDACO DI NAPOLI
Alberto Infelise per “la Stampa”
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Valeria Ciarambino arriva al suo comitato elettorale in compagnia del marito. E lì ci trova pochi altri. Le attese non erano molte e i risultati che nel pomeriggio arrivano al quartier generale di quello che solo due anni fa era il primo partito della Campania, il Movimento 5 Stelle, sono scoraggianti. La forbice taglia ferite amare, tra il 10 e il 14%. Qui, nel 2018, il partito di Roberto Fico e Luigi Di Maio (gli infanti del paese) stava tra il 44 e il 50% alle politiche.
Ora restano le briciole. Ciarambino aspetta che abbiano finito di parlare Caldoro e De Luca per affidare ai posteri la sentenza sulla sua sconfitta: «È stata una battaglia difficilissima, falsata, fin dall'inizio. La sfida campana era la più difficile in assoluto, ho combattuto contro uno che è stato trasformato in star dal Covid, uno che ha avuto una visibilità assoluta per quattro mesi. I risultati si accettano e si rispettano, ma esprimo preoccupazione e per quello che ci attende».
vincenzo de luca
È l'aspro contrappasso da campagna elettorale: i populisti sconfitti accusano di populismo l'avversario. Ci sta. Anche a costo di tirare in ballo i comici quando forse sarebbe meglio soprassedere: «De Luca nella veste di comico si trova bene. Le sue dichiarazioni fanno sorridere - spiega l'esponente del Movimento di Beppe Grillo -. Cinghialotti e lanciafiamme sono serviti per vincere le elezioni, non per salvare la Campania. Ora le quindici liste e gli oltre 700 candidati chiederanno il conto. La Campania merita rispetto, non è un campo di conquista, ma una casa bombardata che va ricostruita con senso di responsabilità».
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Resta il fatto che nella terra di alcuni dei più autorevoli esponenti del Movimento, gli elettori hanno voltato le spalle a Casaleggio & Soci. Non che i big si fossero risparmiati, anzi. La scorsa settimana alla grande chiusura della campagna elettorale in piazza Carità c'erano proprio tutti: Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede, Stefano Patuanelli, Francesco D'Uva, Paola Taverna, persino Carlo Sibilia. Ma non è bastato. «Il M5s è stato al mio fianco - racconta sommessa davanti a un pubblico sparuto Valeria Ciarambino -. Il Parlamento ha lavorato senza sosta, ma nell'ultima settimana sono venuti tutti, sostenendo le ragioni della nostra battaglia».
stefano caldoro
Ora però, persa la sfida per la Regione, le previsioni di Ciarambino sono fosche anche per Napoli: «De Luca ha lanciato una Opa su Napoli. Sta usando questa vittoria per mettere le mani sulle prossime elezioni comunali. Personalmente mi preoccupa: bisogna lavorare nell'interesse dei cittadini, non pensando alle prossime elezioni». E le elezioni per la conquista di Palazzo San Giacomo nel 2021 sono la prossima occasione di riscatto. Di Maio aveva lanciato l'ipotesi di un'alleanza per la poltrona di sindaco con il PD: oggi, da queste parti, tutto fa pensare che quell'alleanza, al PD, proprio non convenga.