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    COSÌ DE MAGISTRIS È DIVENTATO UN MITO – DAL PRIMO ELOGIO DI TRAVAGLIO SUL BLOG DI GRILLO, ALL’ESORDIO IN TV DA SANTORO A OTTOBRE 2007 –FERRARA: “NON LA FACCIA DI GIGGINO, MA CHI ME LA FECE SNIFFARE MI SPAVENTA”


     
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    1.“HANNO CREATO L’EROE DE MAGISTRIS, ADESSO LO MOLLANO”

    Mariateresa Conti per “il Giornale

     

    luigi de magistris luigi de magistris

    Il primo a scoprirlo fu Marco Travaglio, che sul blog di Grillo, ad aprile del 2007 (il caso Why not esplose poi a giugno) espresse l'auspicio che i cittadini calabresi si mobilitassero «in difesa dell'onesto e coraggioso pm Luigi de Magistris, attaccato dai soliti noti». E gli stessi grillini, all'epoca non ancora Cinque stelle ma raggruppati in Meet up, si mobilitarono per lui quando poi l'inchiesta esplose, d'estate.

     

    Seguì a ruota Antonio Di Pietro, in quel periodo ministro e leader di Italia dei valori. Quindi la consacrazione ufficiale, il 4 ottobre di quel fatidico anno che per de Magistris segna il passaggio da quasi oscuro pm della procura di Catanzaro a star dei talk show e, in prospettiva, a politico: il debutto televisivo ad Annozero di Michele Santoro.

     

    MARCO TRAVAGLIO MARCO TRAVAGLIO

    Adesso lo scaricano, tutti. Eppure senza il loro appoggio, senza i loro elogi sperticati al pm senza macchia e senza paura che indagava a raffica su tutti, ministro di Giustizia (Clemente Mastella) e premier (Romano Prodi) inclusi, forse il fenomeno de Magistris non sarebbe mai nato.

     

    E Napoli, oggi, non si troverebbe nei guai, con tutti i problemi che ha, e al centro di un braccio di ferro: il sindaco condannato che continua a ripetere che non si dimetterà; e il prefetto, che a breve riceverà gli atti della condanna per abuso d'ufficio del sindaco e che, legge Severino alla mano, dovrà con ogni probabilità disporne la sospensione.

     

    Prima di quel fatidico 2007, incipit dei suoi guai come pm ma anche della sua celebrità mediatica, de Magistris non era una star. Sì, faceva il pm a Catanzaro. E sì, si occupava di inchieste relative ai pubblici amministratori, anche importanti. In verità, già nel 2005, due anni prima di diventare del caso Why not, qualcuno si era lamentato dei suoi metodi investigativi.

     

    beppe grillo sulla biga al circo massimo 6 beppe grillo sulla biga al circo massimo 6

    Un senatore della fu An, Ettore Bucciero, aveva chiesto un'ispezione al ministero di Giustizia, segnalando una serie di «anomalie» nelle inchieste di de Magistris, non ultimo l'abuso dell'utilizzo di intercettazioni. Ma il Csm, nel 2007, archivia. E così De Magistris continua la scalata: l'inchiesta sull'ex governatore Agazio Loiero, il caso Toghe lucane, Poseidone. Una marcia trionfale verso l' «estate calda», quella del 2007.

     

    beppe grillo sulla biga al circo massimo 7 beppe grillo sulla biga al circo massimo 7

    Il caso delle intercettazioni dei parlamentari in Why not esplode a giugno. A luglio filtrano le prime notizie sugli indagati eccellenti, a settembre si profila il rischio che il pm venga trasferito (poi avverrà). Ed è lì che scatta la macchina per la costruzione dell'eroe de Magistris. I primi sono i grillini. Ma è il 4 ottobre che arriva l'investitura di Michele Santoro.

     

    Da un auditorium di Catanzaro stracolmo si collega con Annozero l'eroe del giorno, Luigi de Magistris. È un trionfo. È fatta. Annozero replica a stretto giro, il 18 ottobre, e anzi raddoppia perché con de Magistris arriva in studio un'altra toga all'epoca nella bufera, il gip di Milano Clementina Forleo. Il pm è già un eroe. Di Pietro si accoda alle lodi generali: «Io sto con De Magistris, ha tutto il mio appoggio», proclama. E manterrà la promessa, al punto da portarlo in Europa, con Idv. Da sinistra è un coro tutto per lui.

    Antonio Di Pietro Antonio Di Pietro

     

    De Magistris ormai è una star. E anche quando viene punito dal Csm e poi lascia la toga per la politica non perde l'aura eroica. Alle Europee del 2009, con Idv, è un trionfo. E marcia trionfale è, sia pure al ballottaggio, la conquista della poltrona di sindaco di Napoli, nel 2011.

     

    Nel tempo perde qualche amico - Grillo, un po' anche Idv - ma ne acquista altri, come il collega ex pm Antonio Ingroia, sostenuto nella corsa a premier. Lo stesso Ingroia che, come un altro ex pm passato alla politica, Felice Casson, dice che deve dimettersi. La stessa tesi di Travaglio, il primo a scoprirlo, che oggi senza appello dice: «Deve lasciare».

     

     

    2. “NON LA FACCIA DI GIGGINO, MA CHI ME LA FECE SNIFFARE MI SPAVENTA”

    Giuliano Ferrara per “il Foglio

     

    Come fanno a passarla liscia. Non i Di Pietro o i De Magistris, che sono iconucce warholiane, come scriveva sabato Guido Vitiello, con i loro trattori e le loro bandane. Come fanno a passarla liscia i loro tifosi, sostenitori, bardi, propalatori sulla stampa e in tv. Come fanno a passarla liscia quelli del pubblico, stupidi fra gli stupidi, che non sanno identificare a prima vista un truffaldo, o quelli meno stupidi, che sanno come servirsi del truffaldo nella loro coscienza e nel loro comportamento pubblico.

     

    GIULIANO FERRARA PIPPA COCA PER FESTEGGIARE LA VITTORIA DI RENZI GIULIANO FERRARA PIPPA COCA PER FESTEGGIARE LA VITTORIA DI RENZI

    Quelli che hanno dialogato con loro nei tocsciò, li hanno intervistati nei telegiornali, li hanno spacciati come cocaina pura della questione morale e dell’attacco alla casta. Vergognarsi non è un dovere, non sono moralista, ma passarla liscia è molto inelegante.

     

    Nessuno dice o scrive: “A ripensarci, quando lo abbiamo incensato, abbiamo finto di credergli, quando lo abbiamo infilato su per il naso, a scopo di eccitazione, a quei coglioni che ci seguono, siamo stati dei grandissimi stronzi. Intanto perché dovevamo capire quanto fosse corto il gioco della morale moralizzata, il tempo della nemesi doveva venire, più prima che poi.

     

    GIULIANO FERRARA PIPPA COCA PER FESTEGGIARE LA VITTORIA DI RENZI GIULIANO FERRARA PIPPA COCA PER FESTEGGIARE LA VITTORIA DI RENZI

    Abbiamo fatto share of voice, audience, ci hanno pagato bene per quelle imprese da trivio, e sono ormai più di vent’anni che si va avanti creando i nuovi mostri di procura, quelli che io a quello lo sfascio, quelli giggini che minacciano sfracelli e hanno in mano zero, e in più violano a quanto pare le leggi che da magistrati dovrebbero custodire.

     

    Ma come abbiamo fatto a scamparla, piccole minoranze ci avvertivano del misfatto e ci ammonivano: ma che cosa contano le piccole minoranze? Noi siamo con le grandi maggioranze, noi siamo il contropotere che misura i peccati della politica”.

     

    Bisognava essere deficienti per non leggerlo. Sarà anche un brav’uomo come tutti, ma sulla faccia, e nel linguaggio dei gesti di giggino si leggeva perfettamente la trama che anni prima si poteva leggere negli anacoluti sofferti e compiaciuti del montenerino di bisaccia.

     

    Michele Santoro Michele Santoro

    Questo come Totò cerca casa. Vuole uscire al più presto dalla magistratura, che gli serve come tribuna e non come luogo della prova e del dibattimento, e entrare in politica: usa la tv e il suo pubblico, indagati e imputati, storie e storiacce, usa le guerre interne alle procure, le spifferate a giornali e telegiornali, con lo scopo unico di precostituirsi la piattaforma per la buonuscita politica e per la politica come buonuscita.

     

    Non si può credere che i marpioni che gli tenevano bordone fossero convinti di quello che diceva. “Due locali più servizi, ascensore anche sgommato, un bicchiere di vin rosso e pollo lesso” (Totò cerca casa).
     

    Santoro Michele Santoro Michele

    Non voglio introdurre qui la clausola della buona fede, è sempre aspro e anche inelegante. Voglio solo dire che la devono smettere di offrire lezioni professionali di oggettività e di carisma della notizia, sono degli imbonitori, molto più di quanto non lo siamo mai stati noi giornalisti militanti e politici, noi puttane dell’informazione ai tempi di Berlusconi.

     

    Ho capito perché dopo l’assoluzione del processo Ruby questi gagà hanno fatto finta di niente, e dopo oceani di sculettanti ovvietà, invece di scendere in piazza e gridare lo scandalo, si sono visti tremebondi sul piccolo schermo a rivendicare le imperfezioni evidenti dell’inchiesta e il suo carattere di episodio minore. Ci hanno fatto i giornali per anni, e quattrini, poi sono fuggiti a gambe levate: questi quaquaraquà.

     

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