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    DE ROSSI VEDE ROSSO - PER LA QUINDICESIMA VOLTA IN CARRIERA (NONA IN CAMPIONATO) VIENE ESPULSO, STAVOLTA PER UNA MANATA IN FACCIA A LAPADULA - LA SCUSA: "HO TROVATO QUELLO CHE SI E’ BUTTATO. COI LAZIALI PAROLO E BASTOS CE LE ERAVAMO DATE DI SANTA RAGIONE E MI ERO RIPROMESSO DI STARE PIÙ ATTENTO” – TOTTI: "TUTTI HANNO DIRITTO DI SBAGLIARE MA DANIELE NON SI DISCUTE"- VIDEO


     
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    1. LE PAROLE DI TOTTI

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    ''Tutti hanno diritto di sbagliare. Daniele ieri ha sbagliato ed è il primo a saperlo. Ma nessuno può mettere in discussione quello che ha fatto e quello che farà per la Roma: è il nostro capitano. Ora, al lavoro, tutti insieme, per ripartire subito''.

     

    2. SPECIALISTA DELLE ESPULSIONI

    Guglielmo Buccheri per la Stampa

     

    Uno schiaffo può cambiare la partita, ridimensionare (per un attimo) le ambizioni e, in questo caso, dare forza al partito di chi ti indica come un eterno ragazzino, un po' ingenuo, un po' fuori le righe. Daniele De Rossi ci è cascato di nuovo: pugno o manata, poco importa. E la Roma ne ha pagato ancora una volta le conseguenze, rinunciando ai sogni di gloria - successo e classifica più nobile - con un pareggio (1-1) che sa di sconfitta sul campo del Genoa per colpa di uno schiaffo che è costato il rosso ed il rigore contro.

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    De Rossi ha steso Lapadula e la Var se ne è accorta: un duello cominciato a palla lontana e finito con l' attaccante del Genoa a terra e il centrocampista di Ostia, 34 anni lo scorso luglio, impegnato in un mimo grottesco. «Perchè?», chiede De Rossi all' arbitro Giacomelli che lo espelle indicando il rigore per il Genoa. Perchè è così che va il calcio, soprattutto ai tempi della moviola in campo, nata anche, e soprattutto, per colpire i furbi e violenti. Dal 2004 ad oggi Ci risiamo, verrebbe da dire.

     

    Ci risiamo per la quindicesima volta in carriera (nona in campionato): tante sono le espulsioni del campione del mondo a Berlino 2006. De Rossi è diventato grande senza mai abbandonare un modo di vivere il pallone (quasi) al limite o, come dice lui, sempre ad un passo dalla vena che si strozza nei contatti con l' avversario. Prima volta: ottobre 2004 in Champions League. Poi, febbraio 2005 (Cagliari-Roma), marzo dello stesso anno (Fiorentina-Roma), febbraio dell' anno dopo (Bruges-Roma).

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    E, ancora, l' incubo Mondiale durante Italia-Stati Uniti (gomitata e 4 giornate di stop a McBride), Genoa-Roma del settembre 2008, Roma-Udinese nel marzo del 2009, il rosso con il Chievo del dicembre 2010, quello di Bari del primo maggio 2011, l' espulsione nel derby del novembre 2011, quella con la Juve del gennaio 2014, con il Sassuolo nello stesso anno e, per finire, quelle in Italia-Bulgaria e con il Porto l' agosto di una stagione fa. Tutto in fila, tutto certificato. Anche i pugni o le gomitate non viste dall' arbitro, ma punite dalla prova tv - vedi Icardi in un Roma-Inter - quando la Var era un sogno lontano.

     

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    Le scuse De Rossi ha steso Lapadula e la Roma buttato via due punti.

    «Chiedo scusa a tutti: tifosi, compagni, società...», ha raccontato il ragazzo di Ostia. «Ho provato a tenerlo, a bloccarlo.

     

    Le immagini sono brutte», così De Rossi. Poi un passaggio stonato: «Con i laziali Parolo e Bastos ce le siamo date di santa ragione e mi ero ripromesso di stare più attento. Ho trovato quello che si è buttato ed è andata così», racconta alla tv della Roma, come a voler colpevolizzare Lapadula per non aver accettato le sue regole di ingaggio.

     

    «Non è più un ragazzino» De Rossi ha steso Lapadula e Di Francesco, tecnico giallorosso, ha promesso di «sculacciarlo come fa un padre con un figlio. Daniele - dice l' allenatore della Roma - sa di aver fatto una sciocchezza, non è un ragazzino, sa quanto gli è costata». La nuova svista del centrocampista azzurro farà il giro del pianeta come le scuse di De Rossi alla nazionale svedese per i fischi di San Siro all' inno prima dello spareggio mondiale: in quelle ore si parlò di un giocatore diverso, mai più bulletto, mai più discusso. Ci risiamo verrebbe da dire.

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