Emilio Pucci per “il Messaggero”
Giuseppe Conte potrà evitare di consultare il Parlamento solo se improvvisamente sarà necessario, sulla base dei dati epidemiologici, operare un nuovo lockdown selettivo. E' l'unica deroga che la maggioranza è disposta a concedere al presidente del Consiglio. D'ora in poi dovrà esserci una fase due anche per il Parlamento. Non potrà più essere lasciato ai margini. E' questo il senso della mozione sottoscritta da tutti i partiti che sostengono il governo, anche grazie alla mediazione del ministro per i Rapporti con il Parlamento D'Inca'.
GIUSEPPE CONTE FIRMA UN DECRETO
Con la mozione si impegna l'esecutivo a scegliere la strada dei decreti legge e ad abbandonare quella dei dpcm. Viene promossa la risposta del premier al dilagarsi del contagio da coronavirus, si sottolinea che la pandemia ha inevitabilmente portato ad una compressione temporanea di alcune liberta' fondamentali. Ma ora, finita la fase d'emergenza, è arrivato il momento di voltar pagina, di coinvolgere le forze politiche.
LE POSIZIONI
Soddisfatto del lavoro della maggioranza il capogruppo dem, Delrio: «Si ridà centralità al Parlamento». E così anche Italia viva: «La gestione di questa fase deve essere condivisa. E' la strada giusta», afferma il renziano Rosato. «La nuova fase richiede collaborazione tra Parlamento e governo», osserva il costituzionalista Ceccanti, uno dei promotori dell'iniziativa. Le prossime decisioni del premier quindi a partire da quelle sull'eventualità di allentare le misure dopo il 18 maggio - dovranno essere illustrate preventivamente alle Camere che potranno fornire delle indicazioni.
Questo principio già è contenuto nell'emendamento sul dl Covid che verrà approvato in settimana. «Il nostro Parlamento spiega un big della maggioranza è stato uno di quelli meno coinvolti d'Europa. Non era possibile andare avanti in questo modo, anche alla luce delle resistenze sulla necessità di modificare i regolamenti e di dotare le Camere di nuovi strumenti come il voto a distanza».
GIUSEPPE CONTE FIRMA UN DECRETO
Ma l'operazione per parlamentarizzare le scelte sull'emergenza sanitaria cela un'altra battaglia che è destinata ad aprirsi. Mentre Conte sta cercando di fare da arbitro nel governo sui tanti dossier aperti sul dl rilancio, Montecitorio e palazzo Madama si preparano all'assalto alla diligenza. M5S mira a difendere i suoi cavalli di battaglia, anzi tornerà all'assalto per implementare il Rem nel reddito di cittadinanza, Iv chiederà «risposte perché osserva un dirigente renziano queste misure sono assolutamente inefficaci per imprese e cittadini». E pure il Pd vuole che questa doppia Finanziaria abbia «un'anima politica». «Non basta mettere insieme delle norme, serve indicare una visione», osserva il dem Borghi.
Malessere anche nei 5Stelle: «Il confronto politico il refrain nei gruppi parlamentari pentastellati non può essere circoscritto all'interno dell'esecutivo con i capidelegazione. Ci deve essere ascolto anche con noi». Brucia il fatto che sul dl liquidità per dirla con le parole di un altro esponente del Movimento «non abbiamo toccato palla». Insomma il ragionamento pure tra i rosso-gialli è che «il Parlamento non può essere la buca delle lettere».
GIUSEPPE CONTE IN SENATO
E se la linea dei vertici del Nazareno è quella del sostegno a Conte perché in questo momento «è assurdo piantare bandierine o fare polemiche», c'è fibrillazione tra deputati e senatori. «Il governo osserva un big dem è ogni giorno più debole. Il Paese giudicherà il governo dalle risposte che darà sulle misure economiche. Se i cittadini rimarranno soddisfatti allora noi supporteremo ancora Conte, altrimenti se aumenta il malessere sociale dovremo aprire una riflessione». Conte ha già fatto sapere di non volersi sottrarre al confronto con il Parlamento, ha ribadito che «il dialogo non è mani venuto meno» e che il dl rilancio non «sarà blindato».
Sulle barricate l'opposizione che chiede di «ripristinare lo Stato di diritto e le libertà garantite dalla Costituzione», con Salvini che riferiscono i suoi sta meditando di tornare ad occupare il Parlamento.