1 – CORONAVIRUS, DECRETO LIQUIDITÀ IN GAZZETTA UFFICIALE DOPO FIRMA DI MATTARELLA
Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato ieri sera il Decreto Liquidità, che è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale ed è in vigore. L'Associazione Bancaria Italiana ha fatto sapere che già stamattina viene diramata una circolare attuativa con le istruzioni dirette a tutti gli Istituti.
patuelli
IL Ministro del'Economia Gualtieri in una intervista al Sole 24 Ore ha indicato come "Tutti i 400 miliardi stanziati a favore delle imprese sono già attivabili da quest'anno. La potenza di fuoco impressionante che con questo provvedimento mettiamo al servizio delle imprese può essere dispiegata immediatamente". Polemiche infatti sono sorte sull'effettiva disponibilità, nell'immediato, di queste somme.
SERGIO MATTARELLA ANTONIO PATUELLI
"Il decreto sulle garanzie per i prestiti alle imprese è autoapplicativo e non richiede provvedimenti di attuazione o altre lungaggini burocratiche. SACE e le banche stanno già lavorando nella fase operativa: i collegamenti informatici, i protocolli e la modulistica, tutti molto semplici, saranno pronti a breve. Con la pubblicazione del decreto i criteri per l'accesso alla garanzie, anch'essi molto semplici, sono ufficialmente noti, e le banche possono da subito avviare le loro istruttorie sulle pratiche di credito".
Gualtieri Conte
2 – MANCANO LE COPERTURE AL DECRETO LIQUIDITÀ
Valentina Conte per “la Repubblica”
Il decreto liquidità, approvato dal Consiglio dei ministri di lunedì, è un decreto fantasma. Ci sono problemi di copertura, al punto che alcune poste vengono rimandate al decreto di aprile: non solo i 30 miliardi in capo a Sace per garantire i prestiti alle aziende, ma anche i 4 miliardi aggiuntivi per rafforzare il Fondo centrale di garanzia e portarlo a 7.
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Finché il decreto non diventa ufficiale e plana in Gazzetta ufficiale, il governo non può chiedere alla Commissione Ue di autorizzare Sace e Fondo centrale a garantire i 400 miliardi di prestiti - con l' effetto leva - ad aziende e partite Iva. E le banche non possono mettere mano alle pratiche. Ecco che gli imprenditori, specie piccoli e medi, temono tempi lunghi. Di ricevere i soldi a giugno, troppo tardi per salvare aziende morenti.Sufficienti quanto basta per pagare le tasse che a quel punto - dopo la sospensione di aprile e maggio - torneranno a correre. «Un paradosso: lo Stato che garantisce se stesso», ironizzano in molti.
conte ursula
L' Associazione delle banche - l' Abi - nel frattempo ha aperto un tavolo di coordinamento con Sace. Obiettivo: tagliare i tempi. Una pratica complessa - grandi prestiti ad aziende con fatturato miliardario - può richiedere anche 100 giorni. Intervallo che il governo vorrebbe dimezzare. Percorso decisamente più spedito per i microprestiti fino a 25 mila euro garantiti al 100% dello Stato. «In tempi normali, l' erogazione avviene in giornata», spiega un banchiere.
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Ma con molte filiali chiuse e quasi tutti i dipendenti in smart working, le banche sono in oggettiva difficoltà. Le più grandi organizzano task force dedicate. Anche i prestiti fino a 800 mila euro - garantiti per il 90% dallo Stato e il 10% dai Confidi privati - non dovrebbero soffrire di lungaggini: «La valutazione del merito di credito sarà snella». Quelli fino a 5 milioni per aziende sotto i 500 dipendenti - garantiti al 90% dallo Stato - potrebbero comportare analisi più attente. Poi c' è l' effetto coda: «Se saremo travolti da richieste, anche le pratiche più semplici faranno la fila».
È quello che temono i comparti produttivi. «I nostri esercenti sono esasperati, il 44% pensa di non farcela», racconta Patrizia De Luise (Confesercenti). «Negozi di vicinato, botteghe artigiane, ristoranti sono a reddito zero da un mese e mezzo. E quando riapriranno avranno accessi contingentati. Bene i prestiti, ma devono arrivare in fretta, prima che ci pensi la criminalità. E poi dobbiamo pensare a salvare i bilanci in rosso del 2020». La pensa così anche Cesare Fumagalli (Confartigianato): «Quando arriveranno i soldi non ci saranno più le imprese. Bisogna correre e ripensare lo scalino dei 25 mila euro garantiti al 100%: troppo basso». Lino Stoppani (Fipe) ricorda che «se si riapre a maggio, la ristorazione perderà 21 miliardi, le discoteche 1 miliardo, gli stabilimenti balneari 750 milioni ».
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E ancora: «Nel frattempo il governo potrebbe almeno consentire le vendite da asporto ai ristoranti, anche per alleggerire i supermercati ». Massimiliano Giansanti (Confagricoltura) invita il governo a sostenere i comparti di «vino e florovivaismo chiusi dai decreti e l' ortofrutta altalenante». Ettore Prandini (Coldiretti) chiede di «coinvolgere Ismea per l' erogazione dei prestiti all' agricoltura: così si andrà velocissimi». Mentre Maurizio Casasco (Confapi) trova che «6 anni per restituire il prestito sono troppo pochi, ne servono almeno 15-20». Suggerisce poi di accostare a questi prestiti «anche una liquidità di sopravvivenza a fondo perduto per mantenere i livelli occupazionali ». E di alleggerire «l' esame del merito creditizio da parte delle banche: come se in ospedale entrasse solo chi sta bene».