renzi di maio
Alessandro Trocino per il “Corriere della sera”
Un partecipante agli incontri preliminari la mette così: «Se Renzi comincia a differenziarsi per avere visibilità e Di Maio si mette a inseguirlo sul suo terreno, facciamo poca strada. Finiremo per dividerci in responsabili e arruffapopolo». È il termometro di un clima elettrico, nella giornata che ha portato alla definizione della Nadef, la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, atto preliminare alla legge di Bilancio.
Nel pomeriggio arrivano due note asimmetriche che rendono l'idea. Da una parte Dario Franceschini, che manda un «avviso ai naviganti» (dalla Sala delle Caravelle) e si rivolge implicitamente a renziani e 5 Stelle, attribuendo loro una «smania quotidiana di visibilità», che «logora i governi». A seguire, una nota concordata con il Pd del premier Giuseppe Conte, che segue la scia ma con un solo obiettivo: i renziani.
giuseppe conte dario franceschini
Il destinatario implicito è però Luigi Di Maio, che non perde occasione per far sentire il suo peso. Non a caso ieri mattina ha riunito i suoi e ha fatto sapere di avere escogitato un metodo - attraverso un software che rivelerebbe le false compensazioni dei grandi evasori - per recuperare dai 5 ai 7 miliardi. Un protagonismo che si concilia poco con il ruolo alla Farnesina e molto con il suo ruolo di capo politico.
Renzi e Di Maio vengono visti da Franceschini e Conte come i possibili guastatori del governo. Il capo delegazione del Pd l' altro ieri notte ha affrontato apertamente, senza sfuriate ma con freddezza, Di Maio, che aveva appena partecipato a Non è l' Arena : «Non è opportuno che si vada in televisione senza avere concordato prima le misure tra noi». E a Luigi Marattin (Italia viva) più tardi risponde parafrasando Dante: «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
giuseppe conte luigi di maio dario franceschini
In realtà, il protagonismo politico, inevitabile in qualunque coalizione, è già evidente. Ieri le posizioni in campo erano chiare: il Pd vuole caratterizzarsi a sinistra, premendo sulla riduzione del cuneo fiscale; Italia viva spinge al centro, puntando sul Family act; Leu chiede la riduzione del cuneo ma anche di recuperare due miliardi in più per il fondo sanitario (Roberto Speranza è ministro della Salute); i 5 Stelle provano a scavalcare tutti, rivendicando lo stop all' aumento dell' Iva e altri miliardi recuperati (non si sa ancora bene come), per sventare il rischio che si vadano a toccare reddito di cittadinanza e quota 100. Di Maio lo dice apertamente: «Sterilizzare l' Iva è solo un punto di partenza, ora tocca a cuneo fiscale, superticket e aiuti alle famiglie».
luigi marattin maria elena boschi
Il vero scontro nella notte di domenica c' è stato tra Marattin e Antonio Misiani (Pd). Il primo sosteneva la necessità di eliminare i riferimenti al cuneo fiscale. Misiani sosteneva che è possibile l' entrata in vigore di questa misura già nella prima metà del 2020.
Duelli ed equivoci sono continuati.
E così, i renziani hanno ipotizzato un aumento di aliquote dell' Iva. In realtà, Gualtieri aveva sì parlato di «rimodulare» le tre aliquote, ma solo per consentire di pagare due punti in meno di Iva per chi usa la carta di credito. Teresa Bellanova non era convinta della tesi ma alla fine del Consiglio dei ministri è soddisfatta: «È stato scongiurato l' aumento selettivo dell' Iva che era stato paventato. È una vittoria di tutti».