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    UN MAGNA MAGNA OLIMPICO - DEI FASTI DI “TORINO 2006” RESTANO STRUTTURE PUBBLICHE COSTATE UN OCCHIO ABBANDONATE AL DEGRADO E ALTRE CHE FRUTTANO UN SACCO DI SOLDI (IN MANO AI PRIVATI). CONCESSIONI A PREZZI DI FAVORE AGLI “AMICI DEGLI AMICI” E AI SOLITI NOTI…


     
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    Andrea Giambartolomei per il “Fatto Quotidiano”

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    A qualcuno, dieci anni dopo, ancora brillano gli occhi. L' entusiasmo dei giorni delle Olimpiadi invernali vive in molti torinesi che hanno visto la loro città rinascere, passare dall' essere la "company town" di una Fiat in crisi, alla città di cultura su cui le amministrazioni di Sergio Chiamparino prima e Piero Fassino dopo hanno puntato. Ma non tutto quel tesoro ereditato dai Giochi, che fanno ancora girare molto denaro tra i privati, è splendente.

     

    Basta fare un giro ai piedi dell' arco rosso e alla passerella pedonale del Lingotto: "Erano uno spettacolo. C'era una vita incredibile", ricorda l'ingegnere Domenico Arcidiacono, prima direttore generale e ora commissario dell' Agenzia Torino 2006. "C' erano delle sale, il ristorante del villaggio, le infermerie e le facilities".

     

    E ora cosa c' è? "Mondezza". È così.

    Quelle strutture in cemento dalle linee sinuose su cui si vedono ancora le impronte delle insegne "Torino 2006" sono spazi inutilizzati e abbandonati. Da anni il Comune guidato da Fassino paventa delle soluzioni per sfruttare gli spazi.

     

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    L' ultima trovata è quella di realizzare un centro di eccellenza dell' università e del politecnico, ma se ne parla già da tempo, mentre lo stato dei luoghi è pessimo e nel frattempo sono state staccate le linee elettriche. Poco distante c' era il villaggio olimpico, una serie di palazzine costruite in fretta per accogliere atleti e staff. Adesso un blocco ospita delle case popolari.

     

    Quello centrale è la sede dell' Agenzia regionale per l' ambiente. Il terzo, più vicino alle arcate, è più segnato dall' incuria. Le facciate sono ormai scolorite, alcune scrostate, in certe zone gli intonaci cadono. Eppure qui sono ospitati alcuni studenti, c' è un ostello e due palazzine per le federazioni sportive.

     

    Una struttura è affidata a cooperative e associazioni per un progetto di social housing, mentre quattro palazzine sono state occupate nel 2013 da richiedenti asilo e immigrati africani sostenuti dai centri sociali.

     

    Sui balconi sono stesi i loro vestiti e sono state installate antenne paraboliche. All' ingresso dell' edificio blu un maghrebino ha allestito un minibazar alimentare. Lì di fronte c' è una baracca in lamiera e un carretto, uno dei tanti utilizzati per andare a recuperare mobili, elettrodomestici, vestiti e scarpe dai cassonetti.

    Le mascotte ai giochi invernali di Torino Le mascotte ai giochi invernali di Torino

     

    Molti di questi oggetti sono in un magazzino della palazzina arancione, dove si trova anche la scuola in cui si fanno corsi di italiano e inglese, in cui c' è un gruppo di supporto per le donne, l' assistenza medica e quella legale. Su richiesta dei proprietari la Procura ha dato mandato alla Digos di sgomberare quegli spazi con due indicazioni: tenere in conto le ragioni umanitarie ed evitare problemi di ordine pubblico.

     

    Tutto è ancora fermo. Nel frattempo però in quelle palazzine è avvenuto un fattaccio: a maggio una ragazza con problemi psichici è stata abbordata, "sequestrata" per un giorno e stuprata da tre africani, condannati il 5 febbraio scorso a otto anni di carcere.

     

    Se gli edifici pubblici sono in questo stato, le strutture migliori sono in mano ai privati. Il palazzetto di pattinaggio sul ghiaccio costruito vicino al Lingotto, l' Oval, è stato assegnato alla Gl Events che ogni anno paga 45mila euro al Comune per poi affittarlo a prezzi elevati per le fiere, come quella di arte contemporanea "Artissima".

     

    La concessione prevede che la società esegua la manutenzione per "un importo minimo di euro 201mila per anno", ma dal bilancio 2014 risulta che siano stati spesi solo 7mila e che "il residuo eventualmente non utilizzato di tale importo annuale" dovrà essere "versato alla Città di Torino al termine della concessione". Insomma, l' amministrazione per ora vede pochi introiti.

     

    PALA ISOZAKI 1 PALA ISOZAKI 1

    Un altro "gioiello" affidato ai privati è il PalaAlpitour, progettato dall' archistar giapponese Arata Isozaki. Appartiene alla Fondazione 20 Marzo 2006 (composta dal Coni e dalle amministrazioni locali) ma è concesso alla società Parcolimpico, di cui la fondazione ha solo il 10%, mentre il restante è in mano alla Get Live, formata dagli statunitensi di Live Nation e dalla Setup Live di Giulio Muttoni, amico fraterno del senatore Pd Stefano Esposito, tra i promotori della legge sul riutilizzo del "tesoretto olimpico" (al momento 40 milioni di euro) per la manutenzione e il miglioramento degli impianti.

     

    Il Parcolimpico gestisce anche il Palavela, costruito nel 1960 per il centenario dell' Unità d' Italia e restaurato prima dei Giochi da Gae Aulenti, ora utilizzato per il pattinaggio in inverno, il beach volley in estate e alcuni eventi. La società privata controlla anche molti impianti sportivi sulle Alpi, come lo stadio del salto o la pista di biathlon, costruiti pagando milioni di euro, usati per i Giochi invernali e qualche altra occasione e poi dismessi.

     

    A Torino imputano la colpa di questo spreco al Coni e alle federazioni sportive che prima, insieme al governo di Berlusconi, hanno richiesto la realizzazione di alcune opere nell' ipotesi di fare una "Coverciano delle nevi", e poi hanno dimenticato tutto. Avevano voluto anche la pista di bob, ormai riconosciuta come uno degli errori più grossi commessi. "Abbiamo speso tanti soldi, proprio tanti, per quella pista", si dispiace Arcidiacono. E viene a mente la frase scritta da un vandalo vicino all' arco olimpico "simbolo della Torino del futuro": "Tutto questo ha xmesso a qualcuno di arricchirsi".

     

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