Andrea Greco per “la Repubblica”
LEONARDO DEL VECCHIO
Il dopo Leonardo Del Vecchio è cominciato. Un futuro che l'imprenditore "self made" preparava meticolosamente da 12 anni, passati a scrivere la propria successione e la spartizione di beni per 30 miliardi tra i sei figli di tre diverse donne.
Ogni figlio avrà 3,6 miliardi di dote: non in contanti, ma come fetta minoritaria della grande holding Delfin, cassaforte di tutti i beni.
FRANCESCO MILLERI E LEONARDO DEL VECCHIO CON I RAY BAN STORIES - GLI OCCHIALI SMART DI LUXOTTICA E FACEBOOK
Proprio lo statuto di Delfin, tra i pochi documenti pubblici - e in attesa di aprire il testamento - mostra anzi che il fondatore di Luxottica, più che mettere in sicurezza le aziende di famiglia, abbia voluto metterle al riparo "dalla famiglia". Molte saghe, non solo nei romanzi dell'Ottocento ma anche e più nella vita reale, sono lì a dire quanto sia difficile mettere d'accordo gli eredi quando ci sono attività colossali da gestire e miliardi che volano.
nicoletta zampillo leonardo del vecchio
Manager blindati in cassaforte Leonardo Del Vecchio non ha mai guardato con favore all'ingresso di figli e familiari - per quanto da lui molto amati - nelle numerose e solide attività di imprenditore. «Un manager lo puoi licenziare, anche se costa caro, un figlio no», era uno dei suoi motti.
Per questo aveva già disposto, con i legali di fiducia dello studio BonelliErede, che al momento della scomparsa, o della sopraggiunta incapacità, nella cassaforte Delfin fosse «automaticamente sostituito con la persona da lui precedentemente designata in una dichiarazione scritta indirizzata al cda».
Il nome dovrebbe trovarsi in una lettera destinata ai cinque consiglieri della finanziaria, anch' essi inamovibili dagli azionisti-familiari.
L IMPERO DI LEONARDO DEL VECCHIO
E i più dicono che sarà Francesco Milleri, ex consulente informatico ed ex vicino di casa, poi per anni braccio destro di Del Vecchio fino alla nomina come ad di EssilorLuxottica. Dovrebbe toccare a lui la sintesi dell'impero e dei nuovi proprietari nei prossimi anni. Lo si saprà dopo il funerale, previsto domani mattina ad Agordo, e una volta lette le carte. Ma ci vorrà più tempo, forse anni, per testare la stabilità degli assetti voluti dal fondatore.
Milleri Del Vecchio
I tre rami familiari in Delfin Il ruolo di perno operativo e strategico di Milleri poggia anche sui suoi ottimi rapporti con Nicoletta Zampillo, che il patron sposò due volte, nel 1997 e nel 2010.
Proprio alla moglie milanese Del Vecchio ha assegnato la parte maggiore (25%) delle azioni Delfin, ricapitalizzandola apposta nel 2014 grazie a una norma italiana che prevede che al coniuge, in presenza di due o più figli, vada un quarto del patrimonio.
La vedova Del Vecchio può contare anche sul 12,5% dell'unico figlio Leonardo Maria detto Leonardino. E' pure l'unico Del Vecchio a lavorare in un'azienda del gruppo, a capo della catena di negozi Salmoiraghi & Viganò, con una scrivania nella sede milanese al piano di quella del fondatore e di fianco a Milleri.
LEONARDO DEL VECCHIO
L'altra fazione forte, che se contata insieme assomma un identico 37,5% di titoli Delfin, è quella dei tre figli che Del Vecchio ebbe dalla prima unione con Luciana Nervo.
Claudio, Marisa e Paola, nati verso la fine degli anni '50, titolari di un 12,5% a testa della finanziaria e in rapporti, si racconta, formalmente cordiali con l'asse di eredi principale. Infine ci sono Luca e Clemente, figli di Sabina Grossi, nati tra il 2001 e il 2004, più distanti finora, anche per motivi di età, dalla stanza dei bottoni.
leonardo maria del vecchio
Dividendi e colossi da scalare E' presto per dire come interagiranno le tre fazioni ora che viene a mancare il carisma del patron, che era anche una grande forza centripeta: perché della famiglia Del Vecchio aveva il culto. Di solito le successioni familiari realizzate tramite holding che assiepano vari eredi ed attività funzionano quando tutti vanno d'accordo.
E tutti vanno d'accordo finché ci sono due catalizzatori: una governance che disciplini ruoli e funzioni di chi gestisce e chi controlla, e una redditività che tiene buoni tutti gli azionisti, anche i più silenti ed estromessi.
Le nuove maggioranze nella Delfin degli eredi prevedono, per le decisioni più strategiche come l'erogazione di cedole e la sostituzione di amministratori, un quorum dell'88%, che è come dire il placet di sette eredi su sette. E finora Delfin, grazie ai dividendi incassati da EssiLux (occhia-leria), Covivio (immobili), o dalle partecipate Unicredit (2%), Mediobanca (19,5%), Generali (9,9%), non tratta male i soci.
Sergio Erede
Nei quattro esercizi fino al 2020, ultimo bilancio disponibile, il suo utile netto annuale è oscillato tra 208 e 369 milioni, con quote crescenti restituite al patron, finora usufruttuario unico.
Remunerare i figli, specie i cadetti, potrebbe rivelarsi un domani più difficile per i manager di Delfin: specie in assenza di clausole per liquidare i pacchetti, e per il fatto che la cassaforte non è quotata. Lo statuto (art. 7) prevede tra l'altro che per vendersi azioni Delfin tra familiari serva il consenso di due terzi dei soci, e per cederle a terzi serva l'unanimità.
claudio del vecchio
Anche le battaglie per conquistare i vertici di Generali e Mediobanca, in corso da tre anni e incompiute, potrebbero essere viste con animo più laico dagli eredi (non da Milleri, dice chi lo conosce). Anche qui il tempo rischia di avere più voce di Leonardo Del Vecchio, l'ex Martinitt che ha lavorato settant' anni senza guardarsi indietro per diventare il più grande imprenditore italiano.
dynasty del vecchio
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