HUBERT SAGNIERES E LEONARDO DEL VECCHIO
Leonardo Del Vecchio ha portato alla luce con un’intervista a Le Figaro di giovedì 21 marzo le tensioni nella governance all’interno del neonato gruppo EssilorLuxottica. Ad un’analisi più approfondita della situazione queste tensioni rappresentano una spia di strategie divergenti tra la parte italiana e quella francese e che potrebbero sfociare in un duro braccio di ferro poco edificante per il successo di un’operazione che è stata salutata molto positivamente da molti osservatori.
ESSILOR
Tuttavia non tutto sembra perduto, anzi, lo stesso Del Vecchio appare fiducioso in un esito positivo della disputa, come molte di quelle che lo hanno visto protagonista nel passato quando era al timone della sola Luxottica.
E’ un fatto comunque che i manager francesi capitanati da Hubert Sagnières, cioé coloro che hanno fortemente voluto la fusione proponendola a Del Vecchio prima nel 2015 e poi nel 2016, si stanno comportando come se fossero loro i padroni del gruppo e, ancor più grave, hanno già palesemente violato il contratto di cogestione che è stato firmato e che scade con l’assemblea di bilancio del 2021, cioé tra due anni.
Leonardo Del Vecchio
In realtà, se proprio bisogna attribuire un padrone alla nuova società, questo ha più le sembianze di Del Vecchio, il quale ha chiuso nel portafoglio della sua Delfin un pacchetto di azioni pari al 32% del capitale di EssilorLuxottica, a cui corrisponde il 31% dei diritti di voto. Del Vecchio inoltre gode della stima e del sostegno di altri soci italiani, come per esempio Armani, che in totale posseggono un altro 7% del capitale della società italo francese, avendo concambiato azioni Luxottica in azioni EssilorLuxottica.
stefano guindani giorgio armani
La violazione dei patti, secondo fonti ben informate vicine alle due società, ha avuto origine già prima della formalizzazione della fusione che ha portato la holding EssilorLuxottica, con sede a Parigi, a controllare le società operative dei due gruppi, le quali rimangono basate nei rispettivi paesi, cioé Italia e Francia.
LEONARDO DEL VECCHIO
A quel che risulta a Business Insider Italia Sagnières ha impropriamente occupato tutta la prima linea di gestione di EssilorLuxottica nominando manager di sua fiducia provenienti da Essilor. Le posizioni chiave nella holding assegnate con questo metodo sono 7, più altre due posizioni meno importanti ma solo un gradino sotto la prima linea. In pratica si tratta di 9 manager inseriti nella struttura con contratti a tempo indeterminato, retribuzioni molto alte e paracaduti d’oro che li tutelano in caso di licenziamento. Tutto questo prima del closing e senza passare nè dalla commissione preposta alle nomine nè dal consiglio di amministrazione, che secondo il contratto deve deliberare su di esse.
xavier fontanet
Avendo già piazzato le sue pedine nei posti chiave e avendo operato di nascosto senza avvertire l’altro co-amministratore delegato, cioé Del Vecchio, Sagnières ha poi avuto buon gioco a far saltare qualsiasi colloquio che riguardasse il tema dell’inserimento di nuovi manager all’interno della holding.
LEONARDO DEL VECCHIO CON LA MOGLIE NICOLETTA
“Lui ha detto di no a tutto”, ha affermato Del Vecchio nell’intervista il quale, sempre a quanto risulta a Business Insider, ha anche proposto di indicare un uomo a testa per ogni posizione chiave della società per poi decidere chi scegliere alla fine del 2020. Ma Sagnières si è opposto anche a questa proposta nonostante si sia già adottata per il cfo (chief financial officer), carica attualmente ricoperta da due manager, uno di provenienza Luxottica e uno di provenienza Essilor.
Fatto che comunque non ha impedito discussioni sul tema del bilancio consolidato la cui stesura per il 2018 è stata supervisionata dalla società di revisione. Forse l’unica casella dove al momento i due amministratori delegati potrebbero trovare un accordo è quella del capo delle risorse umane.
DEL VECCHIO
Dal punto di vista legale la violazione dei patti è evidente: un capoazienda che propone, negozia e firma una governance paritetica deve essere in buona fede, non può dire sempre no. I contratti sono chiari, secondo i legali sussiste un macroscopico inadempimento contrattuale. Ma secondo i francesi non è così: la Delfin di Leonardo Del Vecchio ha fatto “accuse serie e false”, ha affermato in un comunicato Sagnières in risposta all’attacco arrivato dal socio italiano -. “Questo approccio, che è contrario all’interesse del gruppo, è deleterio per l’azienda e per i sui azionisti”, ha aggiunto il manager francese.
Leonardo Del Vecchio
Sagnières per difendersi attacca Del Vecchio attribuendogli la colpa di voler in realtà controllare lui il gruppo, forte del suo 32% del capitale. Il fatto che Del Vecchio voglia proporre Francesco Milleri, già amministratore delegato di Luxottica, per la guida dell’intero gruppo, avrebbe instaurato questo timore nei manager francesi che non erano abituati ad avere un azionista forte, essendo quella francese sempre stata una public company.
hubert sagnieres
In realtà Del Vecchio, come ha affermato nell’intervista, non ha mai proposto il nome di Milleri al consiglio di amministrazione, voleva semplicemente delegare alcune sue funzioni operative, essendo presidente esecutivo e co-amministratore delegato, a Milleri. Un passaggio che, anche secondo alcuni pareri legali chiesti a terzi, non necessita di alcuna delibera del cda. Ma Sagnières si è opposto dicendo che tale decisione avrebbe dovuto avere il suo consenso e così Del Vecchio per il momento ha soprasseduto.
Hubert Sagnières
Il problema è che uno stallo di questo tipo può provocare seri danni alla quotazione del titolo in Borsa. Del Vecchio è stato chiaro e diretto come suo solito uscendo allo scoperto e denunciando l’accaduto, ma ciò non ha impedito al titolo di perdere il 6,5% il giovedì dopo l’intervista.
E’ chiaro che se perdurasse questa situazione il processo di integrazione tra le due società non potrebbe procedere nei tempi previsti nè far scaturire quelle sinergie che erano state annunciate alla vigilia della fusione (400-600 milioni in tre anni). Ci vorrà più tempo visto che i prossimi due anni potrebbero rivelarsi impegnativi. Ma dall’aprile 2021 in poi Del Vecchio proporrà un consiglio di amministrazione in grado di ben rappresentare la gran parte degli azionisti e allora la fusione potrà decollare.
LEONARDO DEL VECCHIO
La speranza dell’imprenditore veneto è che Sagnières venga a più miti consigli e sia disposto a trattare un accordo dignitoso e rispettoso degli impegni presi. Ma potrebbe rivelarsi solo una speranza e non è detto che ciò avvenga. Sagnières passa infatti gran parte del suo tempo in giro per il mondo a incontrare e parlare con gli investitori, quelli che detengono circa il 60% del capitale che è diffuso sul mercato.
HUBERT SAGNIERES
E’ evidente come stia cercando di conquistare la loro fiducia in vista della battaglia con Del Vecchio o anche dell’assemblea risolutiva dell’aprile 2021 se non si riuscirà ad arrivare prima a un accordo. Nel 2021, infatti, la parola sulla gestione futura dell’azienda passerà all’assemblea che dovrà esprimere la preferenza per le varie liste che potranno essere presentate. Quella di Del Vecchio si sa già da oggi che potrà beneficiare di almeno il 35-36% dei voti, essendo questo il pacchetto in mano agli italiani, mentre per le altre liste sarà tutto da vedere.
Leonardo Del Vecchio
E’ possibile che Sagnières sia intenzionato a presentare una lista del management da contrapporre a quella di Del Vecchio cercando di attrarre i voti del mercato, ma un’operazione di questo tipo appare comunque in salita, visto che per vincere avrebbe bisogno della partecipazione in assemblea di almeno il 70% del capitale, percentuale mai registrata per una società quotata. Il rischio per lui è quello di stare sulle barricate per due anni e poi scomparire dalla scena passando alla storia per aver consegnato un’ottima azienda francese nelle mani ‘des italiens’.
HUBERT SAGNIERES
In ogni caso i contorni del contratto sono chiari: fino all’assemblea 2021 il cda della holding non potrà interferire sulle società operative sottostanti, Essilor e Luxottica, dove francesi e italiani sono ognuno padroni in casa loro. Ciò che può rallentare o venir meno sono, come detto, sono il processo di integrazione e le sinergie, fatto che potrebbe deprimere un po’ il titolo in Borsa ma non più di tanto se le realtà sottostanti continueranno a macinare utili come in effetti stanno facendo.