Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”
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Aveva ottantaquattro anni Edi Aringhieri, madre di Andrea Bocelli, mancata venerdì scorso, dopo una lunga malattia. Il figlio, tra i più importanti interpreti musicali al mondo, oggi 63 anni, ha subito voluto dare l'annuncio a tutti quelli che lo seguono sui social con un messaggio molto semplice, tramite il suo staff: «Dopo una lunga e straordinaria vita, ha lasciato la sua casa terrena per raggiungere l'amato marito Sandro in Paradiso» .
Oggi Andrea Bocelli riporta al Corriere della Sera un personale ricordo di sua madre e con queste parole conferma la grande importanza che Edi Aringhieri ha avuto nella sua vita, anche quella professionale .
il funerale di edi aringhieri
Maestro, innanzitutto come sta in questo momento, nel giorno successivo ai funerali?
«Sono abbastanza sereno. Mia mamma se ne è andata piano piano, negli ultimi anni, non senza dolore e sconcerto in coloro che l'hanno amata. Purtroppo venerdì è stato solo l'ultimo atto di un processo che l'ha allontanata lentamente, funestata da tante patologie che l'hanno via via svuotata dei suoi contenuti, contenuti che erano preziosi. Ultimamente, non c'era più margine di speranza che potesse migliorare. Abbiamo fatto il possibile per farla stare bene, fino a quando il corpo ha ceduto».
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Che persona è stata Edi Aringhieri? Come vuole ricordarla?
«Una donna generosa, intelligente, iperattiva, capace e caparbia, sempre pronta ad aiutare il prossimo. Una personalità carismatica, amata e apprezzata. Solo chi ha avuto modo di conoscerla nel suo fulgore, può comprenderne la grandezza».
Lei ha detto che la sua mamma è stata molto importante nella sua carriera, soprattutto agli inizi. Ci racconta un episodio, un aneddoto che ci faccia capire questa rilevanza nella sua lunga e feconda carriera di artista?
«Quand'ero giovane e nessuno sembrava voler scommettere su di me, ricordo che lei andò a Roma, a mia insaputa, per parlare di persona con le star dell'intrattenimento televisivo d'allora, appostandosi sotto le loro case per consegnare i nastri con la mia voce. Contattò molte radio private, distribuendo le mie prime canzoni incise, i primi progetti discografici autoprodotti» .
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Colpisce in modo particolare un dettaglio riportato nei giorni scorsi dal «Corriere di Bologna»: quando lei era uno studente, la sua mamma la accompagnava in auto al Conservatorio più volte alla settimana. È vero? E quanta determinazione c'è in una madre così?
«Lei ha sempre creduto in me, mi ha sempre seguito e aiutato. Ha pensato per anni con ansia a quello che sarebbe stato il mio futuro, e per questo in gioventù ha lavorato anche quindici ore al giorno. Quando avevo appena sei anni, fu lei che con coraggio mi lasciò in collegio, nonostante lo strazio, suo al pari e forsanche maggiore del mio. Quand'ero lontano, era lei che dalla sua camera spiava il campo di grano davanti casa, perché quando sarebbe stato alto abbastanza e pronto per la mietitura, avrebbe significato che era il tempo in cui sarei tornato, per le vacanze estive. Questa era la mia mamma».
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A Lajatico lei ha voluto il Teatro del Silenzio. Quanto è stata importante Edi in questo progetto?
«È stata importante per tantissime altre cose ma non per questo progetto, portato avanti da altri».
Edi Aringhieri è stata madre e anche nonna di artisti - il secondo figlio di Andrea, Matteo Bocelli, ha intrapreso la carriera di cantante e anche Virginia, la figlia minore del tenore e di Veronica Berti dimostra già un grande talento canoro, ndr- . Che nonna è stata? Anche qui, ci racconta un episodio illuminante?
«Una nonna molto affettuosa. Confesso che mi è spiaciuto che Virginia non l'abbia conosciuta nei suoi anni migliori. Però le era molto legata. Sono rimasto turbato dalle sue lacrime, così copiose, quando le abbiamo dovuto dire che la nonna era salita in cielo».
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Maestro, il dolore della perdita di una mamma è indicibile. Però le persone che perdiamo continuiamo a ritrovarle nella nostra vita, nei modi più impensati. Dove ritroverà adesso Edi? Forse in un suo insegnamento, in un luogo, in un ricordo
«Anche se non è facile colmare un vuoto simile, penso che mia mamma abbia lasciato un corpo che ormai la faceva soltanto penare. Sarebbe egoistico, accanirsi nel tentativo di prolungare forzatamente un percorso esistenziale giunto al suo termine. Siamo tutti pellegrini, di passaggio in questo pianeta. Confido ci ritroveremo, un giorno. Nel frattempo, porto mia madre nel cuore» .
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