Fabrizio Roncone per il “Corriere della sera”
alessandro di battista
Anche Alessandro Di Battista interviene sulla storia del carabiniere ucciso a Roma (Dibba, da qualche settimana, ha ripreso a fare politica, in attesa di potersi ricandidare con il M5S: abbandonata l'idea di intraprendere la carriera da falegname, oggettivamente faticosa, ha capito di non essere portato nemmeno per quella da documentarista; il racconto del suo viaggio in America Centrale per Sky Atlantic è stato giudicato da Aldo Grasso «il programma più brutto dell' anno»).
All' inizio, commentando la morte di Mario Cerciello Rega, Dibba la prende comunque larga e, in politichese stretto, randella un po' tutti, da Matteo Renzi (che continua a incassare dosi di rancore come assegni post datati) a Giorgia Meloni, per finire, ovviamente, a Matteo Salvini, accusato - tra l' altro - «di trovare centinaia di milioni per regalarli a Radio Radicale» (regalarli?).
FINNEGAN LEE ELDER
Poi però Dibba si ricorda di quando, lo scorso autunno, parlava in diretta al popolo grillino collegandosi da «luoghi imprecisati» del Chiapas, fingendo di essere una specie di Subcomandante Marcos dei Parioli (durò in verità poco: perché gli zapatisti veri si accorsero che il suo Movimento stava al governo con i leghisti, e lo inseguirono minacciosi). Così Di Battista scrive con tono rivoluzionario - e vaga citazione degli Inti-Illimani: «Oggi un popolo unito chiederebbe a gran voce che i responsabili dell' omicidio paghino in Italia nonostante siano figli dell' impero statunitense».
FINNEGAN LEE ELDER
Scrive proprio così: impero statunitense. Evita, per fortuna, di indugiare sulla guerra in Vietnam, e chiude con un piccolo capolavoro retorico: «I politici la smettano di commentare ogni cosa!». Ma sbirciando dentro la sua pagina Facebook, ci si accorge che, negli ultimi giorni, proprio lui, Dibba, ha scritto post su: Unione europea, Borsellino, Libia, Bibbiano e Olimpiadi (però, certo, nemmeno mezza parola sulla campagna acquisti dell' Inter).