ILARIA BOSI, ITALO CARMIGNANI per il Messaggero
TERREMOTO AMATRICE
Norme affastellate una sull'altra, quasi fossero frasi di un rebus e non indicazioni decisive, due diverse gestioni straordinarie senza quasi mai un'interazione e tanta, tantissima burocrazia. Vista dalla Corte dei Conti la ricostruzione del dopo sisma somiglia a una torre di Babele in cui le voci s' inseguono senza trovare quasi mai un tono unico.
Perché secondo i giudici contabili a causare lungaggini e lentezze è proprio l'assenza di un'organizzazione preposta alla gestione della ricostruzione di quel sisma che nel 2016 devastò il Centro Italia e che fino al 2021 non ha trovato ancora una pace ricostruttiva. Lungaggini che hanno ingessato la macchina del post sisma 2016, determinando una voragine tra la fase operativa dell'emergenza e l'avvio del processo di ricostruzione. Cinque anni abbondanti, che tanto hanno pesato sulla rinascita di quelle aree interne già interessate da un progressivo spopolamento, una fuga quasi inarrestabile.
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LA RELAZIONE È a tratti impietoso, ma fornisce anche preziosi suggerimenti per la gestione delle future calamità, il quadro emerso dall'indagine svolta dalla Corte dei Conti (Sezione centrale controllo e gestione delle Amministrazioni dello Stato). Più di 250 pagine, in cui il presidente Carlo Chiappinelli e il consigliere Carmela Mirabella fotografano quanto accaduto nella gestione delle fasi successive al sisma che nel 2016 ha messo in ginocchio Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Un'analisi lucida e molto articolata, in cui si osservano le criticità che hanno riguardato la complessa struttura commissariale, le procedure utilizzate per la ricostruzione degli edifici privati e degli immobili pubblici, l'attività posta in essere dal 2016 ad oggi.
IL SUGGERIMENTO «Fra le cause del ritardo nell'attuazione degli interventi previsti in seguito al sisma del 2016 osserva la Corte dei Conti in uno dei passaggi cruciali - vi è anche la mancanza di un'organizzazione preposta alla gestione della ricostruzione, a fronte di strutture già operative per la gestione delle emergenze (Protezione civile). Vista la natura del territorio del nostro Paese, più volte devastato dagli eventi sismici, vi è la necessità di uno studio per disciplinare, anche con opportuni interventi legislativi, l'organizzazione della fase successiva all'emergenza, mediante modelli idonei a velocizzare l'avvio delle fasi di ricostruzione».
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Il sisma del 2016 è stato evidenziato - ha causato gravissimi danni infrastrutturali agli edifici pubblici e privati, al patrimonio culturale, alla rete dei servizi essenziali e alle attività economiche delle quattro regioni interessate, comportando una gestione straordinaria (distinta da quella emergenziale) delle attività volte alla ricostruzione, affidate ad un Commissario straordinario del Governo oltre a quattro vice-Commissari, individuati nei Presidenti di Regione.
I DATI «La stima dei danni, inizialmente quantificati in 16,5 miliardi di euro, dei quali 2,8 destinati all'emergenza, è stata sottoposta ad aggiornamento, in via di ultimazione, solo di recente. Dal 2016 al 2020, per le attività della gestione commissariale sono stati previsti 4,118 miliardi di euro, dei quali 2,568 trasferiti alla stessa».
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La verifica dei magistrati contabili ha accertato il limitato utilizzo delle risorse disponibili, con un'inversione di tendenza a partire dalla seconda metà del 2020, a seguito delle numerose modifiche organizzative e procedurali adottate nell'ambito delle misure di semplificazione e accelerazione. Il finale è un viatico per Giovanni Legnini, l'attuale commissario straordinario che rilancia: «Si tratta della prima analisi approfondita sulla gestione pubblica dei processi di ricostruzione post sisma. Perciò ringrazio la Corte dei Conti, condivido l'invito per un modello gestionale più efficace». Almeno fino alla prossima pagella.
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