Da www.agi.it
giuseppe conte rocco casalino
Un governo in cui non mancano i collegamenti con le aziende private, ed al centro di una certa rete di contatti con think tank anche internazionali. Una ricerca condotta per l’AGI da Openpolis rivela l’esistenza di un fitto insieme di connessioni tra titolari di dicasteri e fondazioni.
Pensatoi e consigli di amministrazione
“Tre dei 18 ministri hanno attualmente ruoli o incarichi in uno degli oltre 100 think tank politici attivi in Italia” si legge nel rapporto di Openpolis.
enzo moavero milanesi, paolo savona
Si tratta di Moavero Milanesi, Savona e Tria, rispettivamente ministri degli esteri, agli affari europei e dell’economia.
Tra i think tank presenti nella lista “particolarmente ricorrente e l’Aspen Institute Italia, con due membri del comitato esecutivo che fanno ora parte dell’esecutivo: Enzo Moavero Milanesi e Paolo Savona”.
Con due ministri anche la Fondazione Iustus di Giulio Tremonti: ancora Paolo Savona e Giovanni Tria. Quest’ultimo “e anche membro del comitato economico della Fondazione Craxi e del comitato scientifico della Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello”.
giovanni tria e claudio borghi
Quanto a Savona, oltre alle due fondazione gia citate, “e anche presidente della Fondazione Ugo La Malfa, nonche nel consiglio scientifico della Fondazione Icsa”.
Inoltre “nove dei 18 ministri, nonche lo stesso presidente del consiglio Giuseppe Conte, hanno collegamenti con aziende private”.
Nella lista “sono state considerate sia gli incarichi aziendali che le partecipazioni aziendali”, ed il risultato finale vede Conte avere interessi in due società, Giulia Bongiorno in due, Alberto Bonisoli in tre. Una per ognuno i ministri Moavero, Di Maio, Fontana, Salvini, Trenta e Tria.
giovanni tria
A valutare eventuali situazioni di incompatibilita sara l’Antitrust. Entro 30 giorni dall’assunzione della carica i membri del governo dovranno rendere una dichiarazione relativa alla situazione di incompatibilita.
Inoltre, entro 90 giorni dal giuramento, dovranno comunicare attivita patrimoniali e partecipazioni azionarie, anche per coniugi e parenti entro il secondo grado.
enzo moavero e paolo savona
Mai tanto ricambio
Escludendo i governi tecnici di Monti e Dini, scrive Openpolis, “nella nostra storia repubblicana non c’e mai stato un tale ricambio politico nel consiglio dei ministri.
Solo 2 dei 19 membri (incluso Conte), hanno avuto un precedente incarico da ministro, il 10,5%. Parliamo nello specifico di Paolo Savona, ministro dell’industria nel governo Ciampi, e di Enzo Moavero Milanesi, al dicastero degli affari europei sia con Monti che con Letta”.
PAOLO SAVONA
Il tasso di ricambio (percentuale di membri al primo incarico in consiglio dei ministri) e quindi molto alto, attestandosi all’89,5%. Per capire l’importanza dei numeri in questioni, basti pensare che nel corso della prima repubblica la percentuale e stata in media del 22,75%, e che dal 1994 in poi, con l’arrivo del primo governo Berlusconi e della seconda repubblica, la media, pur crescendo, si e fermata al 56,78%.
Insomma, “il dato del governo 5Stelle-Lega e il piu alto tra i governi politici della storia repubblicana, battuto solamente dai due governi tecnici sopra menzionati”.
RENZI E NAPOLITANO AL GIURAMENTO
Ma il governo Renzi era più giovane
L’eta media dei membri del Consiglio dei ministri “e di due anni inferiore alla media degli ultimi cinque governi. Si tratta del terzo piu giovane dopo quello preseduto da Matteo Renzi (47,29 anni) e il quarto governo Berlusconi (50,04).
Con un’eta media di 50,26 anni e di gran lunga sotto il record negativo fissato dall’esecutivo tecnico guidato da Mario Monti, quando l’eta media raggiungeva quasi i 63 anni”.
Il governo giallo-verde e anche due anni piu giovane al primo esecutivo della XVII legislatura, guidato da Enrico Letta, che aveva un’eta media di 52,59 anni.
Sempre minoritario l’elemento femminile
MADIA BOSCHI GIANNINI FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
La percentuale di donne nel Consiglio dei ministri dal governo Berlusconi IV a oggi si e generalmente attestata, seppur con 2 eccezioni di rilievo, sotto al 30%. Il governo Conte con 5 donne su 18 (27,78%) rispecchia in pieno questo trend, confermando tra le altre cose il dato del precedente governo Gentiloni.
“Negli ultimi 6 esecutivi solo quello guidato da Matteo Renzi nel 2014 (con il 50% di donne ministro all’insediamento), e quello con Letta premier nel 2013 (il 33,33%) hanno fatto segnare una percentuale fuori dalla media.
erika stefani, elisabetta trenta e barbara lezzi
Punto piu basso negli ultimi anni e stato raggiunto dal governo tecnico Monti (16,67% di donne)”, sottolinea il rapporto.
Inoltre “nel governo Conte ci solo due donne ministro con portafoglio: Giulia Grillo alla salute e Elisabetta Trenta alla difesa. Entrambe succedono ad altre due donne che avevano ricoperto l’incarico sia nel governo Renzi che in quello Gentiloni.
I due dicasteri in questione sono quindi ininterrottamente guidati da donne ormai dal febbraio del 2014. Nel caso della salute si puo persino risalire al 2013, quando la delega fu data per la prima volta alla Lorenzin dall’allora premier Letta”.
luigi di maio e giuseppe conte
Indietro rispetto all’Europa
Per l’European institute for gender equality, agenzia dell’Unione europea, le donne ministro nei 28 governi Ue sono il 29,3%.
Nella classifica svetta il dato della Svezia (52% di donne), della Francia (50%) e della Slovenia (47,1%). L’Italia ad oggi ricopre il 14esimo posto. Non un gran piazzamento.
Occhio ai numeri del Senato
alfonso bonafede, luigi di maio e giuseppe conte
La fiducia all’esecutivo è stata approvata al Senato con 171 voti favorevoli: più di Renzi e Gentiloni, Ma “i numeri sono tutt’altro che rassicuranti. Sei senatori sono stati nominati ministro (Bongiorno, Centinaio, Lezzi, Salvini, Stefani e Toninelli), e altri 12 saranno eletti presidenti delle commissioni permanenti. Nei prossimi giorni poi verranno nominati anche sottosegretari e vice ministri”.
giuseppe conte 1
In totale, “tra incarichi di governo e parlamentari, parliamo di una trentina di senatori che a causa impegni istituzionali, le cosiddette missioni, non potranno assicurare un'alta partecipazione ai voti finali dell'aula.
Numeri che rendono il +10 sulla soglia di maggioranza poco affidabile, e sicuramente da tenere sott’occhio”. Insomma, il cammino non sarà necessariamente liscio e comodo.