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    PARTIGIANO PRIDE – AL GAY PRIDE SFILANO I COMBATTENTI DELLA RESISTENZA CON LA ‘BRIGATA ARCOBALENO’ – LA 93ENNE TINA COSTA: “QUANDO CI SONO DIRITTI IN PERICOLO BISOGNA METTERCI LA FACCIA” – BORGONOVO (LA VERITÀ): “I PARTIGIANI ROSSI MARCIANO CON I GAY PER DIFENDERE L' EUROPA TEDESCA, I ROM, I MIGRANTI E I TRANS. TUTTI UNITI CONTRO IL NUOVO GOVERNO FASCISTA. UN GOVERNO COSÌ OMOFOBO DA AVERE UN PORTAVOCE GAY"


     
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    1 - LA PARTIGIANA TINA: "AL PRIDE A 93 ANNI ORA LA MIA LOTTA È NELLE BRIGATE ARCOBALENO"

    Caterina Pasolini per la Repubblica

     

    tina costa gay pride tina costa gay pride

    «Io ho rischiato la vita e ho fatto la partigiana. Per la libertà di tutti, mica solo di alcuni. Per questo domani sarò in prima fila al Gay Pride di Roma: a me non interessa chi si ama, le persone sono tutte uguali e uguali diritti devono avere. Se lo ricordino i ministri Fontana a Salvini. E chi vuole leggi speciali...».

     

    Lo dice ridendo Tina Costa , 93 anni, ma il tono è quello combattivo di chi da quando è nata non ha mai smesso di lottare. Passione politica e sociale vissuta a tempo pieno, nelle piazze insieme al figlio, due nipoti e tre pronipoti con le Brigate arcobaleno.

     

    tina costa tina costa

    Signora Tina, dove trova tutta questa energia?

    «Sono sempre incavolata con i padroni e i fascisti, forse per questo sono ancora qui pimpante nonostante qualche acciacco.

     

    Non sopporto le ingiustizie, ho cominciato a bambina a ribellarmi. D' altra parte sono cresciuta in una famiglia di comunisti, con una madre tanto moderna da fare sembrare antica me».

     

    Bambina rivoluzionaria?

    «Fin da piccola. Vivevamo a Gemmano, vicino a Rimini: papà era socialista, mia madre, che è quella che mi ha educato politicamente, era iscritta al Pci, i suoi fratelli avevano addirittura partecipato alla fondazione del partito nel '21.

     

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    Il mio babbo, artigiano, non aveva mai voluto iscriversi al fascio e cosi ogni tanto tornava a casa con i segni delle botte ma a noi non ha mai detto nulla. L' abbiamo capito solo dopo quello che aveva dovuto subire per non essersi piegato».

     

    In quei tempi, come era vissuta l' omosessualità?

    «Io ero ragazzina, non ne avevo idea. Non se ne parlava, qualcuno c' era ma si nascondeva, faceva di tutto per passare inosservato. Ho capito qualcosa quando avevo 12 anni.

     

    tina costa copia tina costa copia

    Ho visto due ragazze che conoscevo che si baciavano e l' ho raccontato alla mamma. Mi ha risposto semplicemente: ognuno vive la sua vita come vuole e nessuno deve criticare. Punto. La cosa è finita li.

     

    E per me è sempre stato così: io non voglio mettere becco in una cosa che non mi compete, l' unico principio che conosco è stessi diritti perché siamo tutti uguali».

     

    È stata una partigiana adolescente...

    «Ho cominciato presto, c' era la guerra in Etiopia e noi ragazzini facevamo da messaggeri per avvertire chi rischiava di essere spedito in Africa a combattere.

     

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    Poi, a diciott' anni sono diventata vera e propria staffetta partigiana, pedalando in bicicletta attraversavo la linea gotica per consegnare pacchi ai partigiani. Avevamo paura, ma speravamo in un mondo migliore».

     

    Per cosa lottava?

    «Solo da adulta ho capito che in fondo avevo lottato proprio per i diritti di tutti, comunisti e non, per l' uguaglianza delle donne che in casa nostra era la regola, per gli omosessuali mandati al confino.

    lorenzo fontana lorenzo fontana

     

    Ma non tutti la pensavano cosi, anche dentro al partito nelle lunghe riunioni c' era chi insisteva che gli omosessuali potevano cambiare. Ma mica si sceglie chi si ama».

     

    Gay e partigiani ora sfilano insieme.

    «Loro sono venuti con l' Anpi a festeggiare il 25 aprile, con striscioni dell' associazione Mario Mieli, perché quando ci sono diritti in pericolo bisogna metterci la faccia. E così ora vado felice a sfilare con questi ragazzi e ragazze. C' è bisogno di unità in un momento in cui tira una brutta aria».

    liliana segre liliana segre

     

    Pensa alle parole del ministro Fontana?

    «Sì, le ho trovate assurde e meglio che non parli di Salvini, delle sue posizioni contro i migranti...».

     

    È preoccupata per la proposta di leggi speciali per i rom?

    «Sì, la mia impressione è che questi politici non abbiano rispetto per l' essere umano.

    Stanno ancora qui a fare discorsi di razze. Assurdo. La razza è una. Quella umana».

     

    2 – LA SINISTRA ALLA FRUTTA INVENTA I PARTIGIANI GAY

    Francesco Borgonovo per la Verità

     

    francesco borgonovo la verita' francesco borgonovo la verita'

    Il premier Giuseppe Conte, sostenuto dai barbari populisti, infila Dostoevskij nei discorsi; persino Ignazio La Russa sfodera citazioni di Philip Roth. Segno che, nel nuovo scenario, anche la (presunta) superiorità intellettuale della sinistra va sgretolandosi.

     

    E allora che cosa resta alle truppe progressiste? Quali armi possono brandire? A quali argomenti possono agganciare la loro azione politica?

     

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    Il tema del lavoro, ormai, è cannibalizzato dai cosiddetti «sovranisti» e persino l' antica lotta di classe è diventata patrimonio dei rossobruni.

     

    Addirittura l' ecologia si è tramutata in terreno fertile per i conservatori. In prima linea contro la globalizzazione e il neoliberismo ci sono le forze identitarie. Ovunque il progressista si giri, insomma, trova uno di destra più a sinistra di lui.

     

    Che fare, dunque? Il dramma lo ha ben sintetizzato il politologo americano Mark Lilla: «Dopo tante discussioni l' unico punto su cui i liberal sono riusciti a trovare un accordo è stata l' identità. L' interesse per la politica estera e l' economia è scomparso, ogni cosa ha preso a ruotare attorno ai nuovi dannati della terra, i discriminati per ragioni etniche o di genere».

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    Ecco che cosa resta alla sinistra: i «diritti». Cioè le pretese delle minoranze vere o presunte. Femministe, gay, trans, migranti, rom, musulmani... I partiti progressisti sono diventati i portavoce (nemmeno troppo esclusivi) delle istanze di costoro.

     

    Non degli individui, attenzione, bensì dei gruppi. Del singolo omosessuale - che magari è più interessato alla riduzione delle tasse che al Gay pride - non importa agli impegnati.

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    Del singolo migrante - che magari vivrebbe meglio se potesse restare nel suo Paese - idem. Contano solo le minoranze che fanno quadrato e alzano la voce, spesso pretendendo privilegi.

     

    La sinistra combatte per loro, talvolta con risultati controproducenti. Basta guardare la cronaca degli ultimi giorni. Appena il governo Conte si è insediato, sono stati avviati i consueti mulini.

     

    I nuovi ministri sono stati accusati di odiare gli immigrati, di essere razzisti, maschilisti e omofobi. E poiché non era sufficiente, la senatrice a vita Liliana Segre ha risposto a un appello di Repubblica dichiarando che si sarebbe opposta strenuamente a «leggi speciali» contro i rom.

     

    gay pride gay pride

    In realtà, di queste fantomatiche leggi nessuno aveva mai parlato. Le uniche rom a cui qualcuno ha fatto riferimento negli ultimi giorni sono le tre signore che hanno rubato in casa del sindaco di Milano, Beppe Sala, uomo del Pd. Le quali rom, peraltro, sono già libere. Forse le leggi speciali sono quelle che hanno permesso loro di non stazionare in carcere...

     

    Da dove nasceva, allora, l' intemerata della Segre? Semplice: c' era bisogno di agitare uno spauracchio, di tirare in ballo in qualche modo l' Olocausto, le leggi speciali e la soluzione finale. Poiché non si poteva attaccare l' esecutivo in altro modo, si doveva ricorrere al solito feticcio: il fascismo. Attivismo per i diritti più antifascismo: ecco la descrizione della sinistra italiana. Il tutto in un Paese in cui i diritti sono garantiti (sono i doveri che difettano) e il fascismo non c' è.

     

    Queste due ossessioni combinate producono effetti grotteschi. L' esempio più lampante è la campagna promozionale del Gay pride che si svolgerà domani a Roma.

     

    justin trudeau al gay pride justin trudeau al gay pride

    Gli organizzatori della sfilata, con la benedizione dell' Anpi, si sono inventati la «Brigata arcobaleno», a cui ha già fatto cenno su queste pagine Mario Giordano.

     

    «Tina è una ragazza di 93 anni, Modesto un giovane di 92», si legge sul sito del Pride.

    Due partigiani, con tanto di fazzoletto tricolore al collo, sorridono, nemmeno troppo convinti, con le bandiere arcobaleno alle spalle.

     

    Questo perché «il coordinamento Roma pride - da sempre promotore di posizioni e ideali profondamente antifascisti - ha scelto quest' anno di dedicare la grande parata del 9 giugno proprio alle partigiane e ai partigiani che hanno combattuto per liberare l' Italia, oppressa e occupata da fascisti e tedeschi».

     

    selvaggia lucarelli gay pride new york selvaggia lucarelli gay pride new york

    Certo, del resto è noto che i partigiani abbiano combattuto per i diritti degli omosessuali. Andavano sui monti canticchiando i brani di Raffaella Carrà e sparavano all' impazzata contro i «crucchi omofobi».

     

    Poi, certo, il Partito comunista a cui quei partigiani facevano riferimento perseguitava ed espelleva gli omosessuali, ma sono dettagli.

     

    Quel che conta è che gli attivisti arcobaleno sono al fianco dell' Anpi per far sentire la loro voce dopo una campagna elettorale che definiscono (citando Amnesty international) «intrisa d' odio e xenofobia indirizzati non solo ai migranti, ma anche ai rom, alle persone Lgbt, alle donne e ai poveri». Vedete? Non manca nessuna minoranza.

     

    GAY PRIDE USA GAY PRIDE USA

    Ah, sì, forse non ci sono le lesbiche, bandite dalla sfilata dell' orgoglio perché contrarie all' utero in affitto. Forse per loro i partigiani non hanno combattuto. Di sicuro, però, hanno sfidato le armate germaniche in nome dei rom, dei musulmani, delle femministe e dei trans.

     

    GAY PRIDE STOCCOLMA GAY PRIDE STOCCOLMA

    Sono cortocircuiti curiosi, non trovate? La sinistra impegnata è impegnata a chiedere più moschee (Repubblica propone che a Milano siano realizzate pure nei cinema dismessi), difendendo i musulmani dal «fascismo» pentaleghista. Però i musulmani, tempo addietro, erano alleati con Hitler e non esattamente contrari alla soluzione finale.

     

    Per altro, non sono noti per amare i gay. I quali sfilano assieme all' associazione dei partigiani comunisti, cioè quelli che - a suo tempo - gli omosessuali non potevano proprio sopportarli.

    GAY PRIDE STOCCOLMA GAY PRIDE STOCCOLMA

     

    Tutti insieme, fanno riferimento a un partito - il Pd - che ogni due per tre tira in ballo la Resistenza, salvo poi essere schierato su posizioni totalmente filo tedesche.

     

    Eccola, la politica dei diritti: la sinistra, alla ricerca disperata di un' identità, si appiglia alle identità degli altri. Così i partigiani rossi marciano in piazza assieme ai gay per difendere l' Europa tedesca, i rom, i migranti e i trans. Sono tutti insieme, uniti nella «Brigata arcobaleno» contro il nuovo governo fascista liberamente eletto dagli italiani. Un governo così omofobo da avere un portavoce gay.

     

     

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