Lettera di Luigi Di Maio* a "la Stampa"
*Ministro degli Esteri
luigi di maio con lo smartphone
Caro Direttore, ho letto con grande attenzione e, sarò sincero, anche commozione, il racconto pubblicato sul suo giornale da Francesca Paci e Domenico Quirico, dal titolo «Quei tremila profughi intrappolati nel ghiaccio, una catastrofe umanitaria».
Un quadro inquietante di quanto sta avvenendo alle porte dell' Europa. Tutto ciò ha però il beneficio di riportarci fortunatamente con i piedi per terra, lontano dal perpetuo scontro politico, mentre il Paese attraversa uno dei momenti più difficili della sua storia.
migranti sfondano cordone di polizia in bosnia 7
In questa nebulosa e compromessa realtà spesso ci dimentichiamo di cosa accade intorno a noi. Ci dimentichiamo dei valori, li confondiamo con le idee, ma l'umanità non è e non può essere una idea, men che meno una posizione politica o l' effige di un partito. L'umanità è sempre, ovunque, in ogni luogo, anche e soprattutto in Bosnia. Stiamo infatti seguendo da vicino la situazione che si è venuta a creare a seguito della chiusura del campo di accoglienza di Lipa.
La condizione umanitaria dei migranti e richiedenti asilo che sono al momento privi di alloggio e di accesso ai servizi essenziali ci preoccupa e come ministero degli Esteri abbiamo disposto uno stanziamento fino a 500.000 euro a favore della Croce Rossa che sta operando sul terreno. Inoltre, abbiamo chiesto alla Commissione dell' Ue di attivarsi per alleviare le sofferenze delle persone coinvolte.
LUIGI DI MAIO
D' altronde è impensabile che degli esseri umani in questo inverno gelido e ostile siano obbligati al dolore e alla sopravvivenza. Serve una risposta unitaria al tema dell' immigrazione. L' uomo non può essere privato della sua dignità. Non possiamo assistere immobili, incapaci. Tremila esseri umani, tremila padri, madri, figli, nipoti stanno conoscendo il terrore proprio nei giorni del Natale. Vivono scalzi, avvolti da vecchie coperte, senza nemmeno più la forza di tremare.
migranti sfondano cordone di polizia in bosnia 9
Questa non è vita. La nostra esortazione va alle Autorità della Bosnia-Erzegovina, centrali e locali, a individuare con assoluta urgenza una soluzione. Ma in questa cornice anche l' Ue ha una responsabilità morale enorme. I corridoi umanitari sono una strada da percorrere.
La redistribuzione per quote, anche lavorative (coniugando le capacità professionali dei richiedenti asilo alle necessità de singoli Stati Membri), ne è un' altra. Tutti gli altri sono binari morti, come già morti, perché privati della loro anima, sono i corpi di quei tremila esseri umani perennemente in fuga. Prima da una guerra, poi da un' altra, poi ancora dalla fame, dal dolore. Non lasciamoli fuggire anche dalla nostra ipocrisia. La Comunità europea dia loro una risposta. Lo faccia con consapevolezza e, appunto, lo faccia con umanità.
MIGRANTI BOSNIA