Enrico Marro per corriere.it
PAOLO GENTILONI GIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI
Più il Movimento 5 Stelle tira da una parte, più Italia viva tira dall’altra. E il governo rischia. Il vertice di maggioranza preteso dal capo dei pentastellati, Luigi Di Maio, per rimettere in discussione la riforma del Mes (fondo europeo salva-Stati) a pochi giorni dal varo previsto nel Consiglio Ue del 12 e 13 dicembre, comincia verso le 19.30 sotto i peggiori auspici. I rappresentanti di Italia viva disertano Palazzo Chigi.
«Noi — spiega su La7 il leader del partito Matteo Renzi — non abbiamo nulla su cui litigare, se la vedano tra loro». Presenti, invece, oltre al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, i 5 Stelle con lo stesso Di Maio e i ministri Patuanelli e Fraccaro, il Pd con i ministri Franceschini e Amendola, e Leu col ministro Speranza. Ma ci vogliono più di quattro ore di accesa discussione per partorire un compromesso.
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
Gualtieri negozierà mercoledì a Bruxelles secondo la «logica di pacchetto», spiegano fonti di Palazzo Chigi. Significa che il via libera alla riforma del Mes è condizionato al completamento dell’unione bancaria con la garanzia europea sui depositi bancari. Non solo. La decisione finale sul Mes verrà presa «solo dopo che il Parlamento si pronuncerà con le risoluzioni che verranno approvate l’11 dicembre dopo le comunicazioni di Conte sul successivo Consiglio europeo».
LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 6
Il Pd, con Franceschini, mette l’accento sul «mandato a Gualtieri a trattare al meglio l’accordo» e sul fatto che non c’è «alcuna richiesta di rinvio all’Ue». I 5 Stelle, invece, sottolineano che «è un bene che si sia deciso di non dare nessuna luce verde fino a quando il Parlamento non ne discuterà», anche perché «per noi tante cose nell’Ue vanno riviste».
roberto gualtieri giuseppe conte patuanelli
Oggi, per ricompattare la maggioranza, il premier giocherà anche la carta dello scontro con l’avversario comune: il leader della Lega, Matteo Salvini, che anche ieri lo ha duramente attaccato: «Sono curioso di sentire se Conte ha capito e ha tradito o semplicemente non ha capito quello che stava facendo». Salvini attende, come tutti, l’informativa urgente sulla riforma del Mes che lo stesso premier terrà alle 13 alla Camera e alle 15.30 al Senato. «In Parlamento inizieremo a spazzare via tutte le fesserie che sono state dette», promette il premier. Che difenderà la posizione negoziale tenuta fin dal Conte 1, perché la «logica di pacchetto» era già stata fissata quando la Lega era al governo.
matteo renzi a pistoia
Rispedendo le accuse a Salvini e tenendo allo stesso tempo aperta la partita sul Mes, almeno fino al Consiglio europeo, Conte spera di ricompattare la maggioranza e guadagnare tempo. Punta a una tregua, insomma. Per tenere in piedi il governo, evitando una crisi nel peggiore dei momenti.
STEFANO PATUANELLI GIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI CON LAKSHMI E ADITYA MITTAL
Troppe le questioni aperte: dalla manovra alle crisi delle grandi aziende (Ilva, Alitalia) agli appuntamenti europei, appunto. Ieri non sono passate inosservate le parole di Pierluigi Castagnetti, politico vicino agli umori del Quirinale: «È oggettivamente sempre più difficile continuare a governare in questo modo, con il M5S che rimette in discussione ogni cosa ogni giorno». Esaurita la discussione sul Mes, il vertice è andato avanti nella notte sul altri dossier, come Alitalia, con l’ipotesi di varare già oggi un decreto ad hoc per consentire ai commissari l’uso dei 400 milioni del prestito ponte.
matteo renzi a pistoia italia viva
DI MAIO: «SUL MES NON CI SONO I NUMERI, DECIDA IL PARLAMENTO». SCONTRO CON GUALTIERI
Monica Guerzoni per corriere.it
La nota di Palazzo Chigi è arrivata a mezzanotte, dopo che sul tavolo del vertice erano approdate le pizze fumanti, ordinate per placare la fame (e gli animi). Oltre quattro ore di discussione, finché la mediazione di Conte ha consentito di abbassare i toni e trovare un’intesa sul fondo Salva-Stati (Mes). Un accordo più politico che di merito, che dovrebbe permettere al premier di arrivare oggi in Parlamento con la speranza di ricompattare i gruppi del M5S, lacerati dalle spinte sovraniste di Salvini.
matteo renzi a pistoia
In ballo c’è il destino del governo. Aprendo il vertice Conte sprona a «trovare una posizione condivisa, in grado di ottenere l’approvazione del Parlamento». Luigi Di Maio gli ha confidato la paura che le sue truppe non reggano all’urto del trattato, perché per i 5 Stelle «tante cose dell’Unione economica e monetaria vanno riviste». Il capo politico ha il gruppo parlamentare in rivolta ed è anche molto seccato perché il Mef avrebbe negoziato con la Ue «senza il supporto politico» del partito maggiore.
Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def
Gualtieri difende il testo, finché Di Maio, al culmine dello scontro con il ministro dell’Economia, lancia il suo avvertimento: «I numeri per approvare il Mes non ci sono. Il governo si deve fare da parte e lasciare al Parlamento sovrano una decisione così delicata». I dem sono stufi dei continui rilanci del ministro degli Esteri, lo esortano a smetterla di minacciare la crisi e lui chiede in cambio una risoluzione di maggioranza, che impegni il governo a seguire la rotta tracciata dal Parlamento. Rimostranze e pretese di cui il premier, per la forza dei numeri, è obbligato a tenere conto, visto che l’11 dicembre è in agenda un voto per mozioni ad alto rischio.
La terza via europea che può salvare l’Italia sul Mes
LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 5
Per disinnescare la mina, Conte si affida al ministro dell’Economia e al tempo stesso garantisce che «nessuna decisione diventerà definitiva senza l’approvazione del Parlamento». Così prende tempo e prova a spegnere i bollenti spiriti dei 5 Stelle «sovranisti». E Gualtieri, che era arrivato con una bozza di accordo, ne esce con un mandato pieno a trattare con i suoi omologhi europei. Il Pd esulta, perché il testo del Mes non cambierà e «dal tavolo è sparita la parola rinvio».
luigi di maio beppe grillo
Ma il ministro dem deve promettere lotta dura all’Eurogruppo di mercoledì e poi al Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre, dove nessuno dei ministri delle Finanze dell’eurozona vorrà riaprire il negoziato. L’obiettivo dell’Italia è strappare miglioramenti al testo dell’Unione bancaria e ai cosiddetti documenti di accompagnamento del Mes. Evidente la speranza di favorire uno slittamento, invocando quella «logica di pacchetto» alla quale il governo ha subordinato il via libera.
giuseppe conte roberto gualtieri 8
Conte calca gli accenti sui pericoli dell’Unione bancaria: «Non firmeremo il Mes finché non otterremo piene garanzie». Posizione dura, condivisa da Leu. «Una linea saggia», commenta Roberto Speranza. E se la trattativa dovesse mettersi male, magari per la strenua resistenza della Germania che difende i suoi interessi? Gualtieri per i 5 Stelle dovrebbe porre il veto dell’Italia. Niente rinvio. Eppure, nel viavai di ministri, tecnici e portavoce, qualcuno ammetteva persino di guardare alla crisi politica di Malta, col retropensiero che una caduta del premier Muscat impedirebbe la firma del Mes nei tempi stabiliti.
Sparite le pizze dal tavolo, Franceschini spinge per la nota congiunta, così da vincolare tutti i partiti. All’una di notte, tutti a casa. La sfida comincia oggi. Alle 13 Conte sarà alla Camera, alle 15.30 al Senato. Dove il bis del redde rationem di agosto con Salvini — pronto a volare a Bruxelles per scongiurare che «l’Italia ceda nella battaglia» — si annuncia inevitabile.
luigi di maio incontra beppe grillo a roma1 roberto gualtieri giuseppe conte 1