Eugenio Occorsio per “la Repubblica – Affari & Finanza”
progetto del mall piu' grande d'europa a segrate
Doveva sorgere a Segrate il mall più grande d'Europa: 300 negozi fra cui le Galerìes Lafayette al debutto in Italia, parcheggio da 10mila auto, 50 ristoranti, multisala da 16 cinema, 17mila posti di lavoro. Artefice il gruppo britannico Westfield, 60 miliardi di portafoglio in 89 shopping center in Europa e Usa.
shopping mall abbandonati 7
Senonché, il tempo di avviare la bonifica dei terreni ed è arrivato il Covid: tutto sospeso sine die. Anche l'analogo progetto portato avanti a Sesto San Giovanni nell'area ex Falck da Ceetrus Italy si è arenato con il lockdown. A Parigi, il governo vuole far acquisire dalla Caisse des dépots i centri commerciali chiusi per l'emergenza sanitaria.
jc penney
A Londra il 27 giugno è fallito il gruppo Intu che gestisce 14 fra i principali mall del Paese, schiacciato da 4,5 miliardi di sterline di debiti e 2 miliardi di perdite, tremila dipendenti diretti e 100mila nei negozi. Catene come Debenhams, House of Fraser e Topshop hanno chiuso e trascinato a fondo i mall.
grandi magazzini neiman marcus
In America, dov' è nato, il fenomeno mall è in piena "retail apocalypse": centinaia di centri commerciali chiudono e con la pandemia il ritmo ha avuto una fatale accelerazione. Falliscono uno dopo l'altro nomi simbolo dei department store: JC Penney, Neiman Marcus, Modell's Sporting Goods.
brooks brothers gianni agnelli
Anche la filiale Usa della milanese Kiko ha chiesto il Chapter 11 e ha chiuso i suoi negozi nei mall, mentre Brooks Brothers, altra tradizionale presenza, si è salvata solo in parte con il cambio di proprietà. Il modello è preciso: intorno a qualche nome prestigioso si sviluppa un mall, dove le insegne più celebri costituiscono il cosiddetto "anchor".
michele costabile
Caduto questo, come un castello di carte tutto si sfalda. «Le emergenze provocano accelerazioni della storia», ama dire l'economista Yuval Noah Harari. «Questa tempesta passerà, ma le scelte che facciamo ora cambieranno la nostra vita». Ed è una tempesta perfetta quella che si abbatte sui mall, parte integrante dello scenario suburbano globale.
Il primo colpo l'ha dato l'e-commerce, «che però fino all'inizio del 2020 non erodeva il fatturato del commercio tradizionale per più del 10%», spiega Michele Costabile, ordinario di marketing alla Luiss. «La pandemia ha impresso una brusca impennata e dato il colpo finale ai mall». Solo qualcuno si salva: «Quelli con le spalle finanziariamente più solide ma soprattutto chi per tempo ha saputo attrezzarsi per rinnovare il modello di business, e per attrarre le famiglie ha predisposto offerte di intrattenimento quali la "escape room" dove i ragazzi provano la realtà virtuale o raffinati ristoranti etnici: qualcosa di emozionante per.
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compensare la lontananza dal centro anche perché intanto i negozi di prossimità si rinnovano, si modernizzano e cercano il riscatto spesso riuscendoci». Il fattore-lontananza è stato micidiale nell'emergenza Covid.
«Per settimane non si poteva uscire dal Comune, i mall hanno chiuso perché molti dei negozi sono "non essenziali", dall'abbigliamento alla cosmetica, e alla ripartenza i clienti esitano nel ripopolarli per paura di assembramenti», dice Sandro Castaldo, docente di marketing alla Sda Bocconi.
northridge di milwuakee abbandonato
«Il problema per le società di gestione sono le dimensioni. Le spese corrono, e se manca la regolare contribuzione da parte dei negozi all'interno, come avviene in tutto il mondo (in America ha fatto clamore la morosità di Gap e Levi' s, ndr), si accumulano pesanti debiti.
yuval noah harari 5
La marginalità di questo business è bassa e tutto è basato sulla tenuta dei volumi di vendita e sulla rotazione del magazzino». Per l'e-commerce, puntualizza Marco Bettiol che insegna Gestione delle imprese all'Università di Padova «si stima una crescita del 18% nel 2020 nel mondo a confronto del 14,9% del 2019, ma in Italia uno sviluppo di dieci punti superiore visto che la crescita attesa per l'anno è del 28%».
northridge di milwuakee ai bei tempi
Il meccanismo è sempre lo stesso. Un negozio "anchor" chiude in un mall e nessuno ne rileva gli spazi né paga più gli affitti. Allora i commercianti che restano chiedono di rinegoziare le locazioni visto che l'affluenza si riduce.
Se non ci riescono accumulano ritardi nei pagamenti insostenibili per la società di gestione, specie ora che servono investimenti per termoscanner, percorsi delimitati per i visitatori, ingressi scaglionati nei negozi, sorveglianza sul distanziamento pena la chiusura dell'intera struttura.
sandro castaldo
Conferma Matteo Cacciatori, manager di InvestiRe sgr, un pool di 46 fondi immobiliari con 7 miliardi amministrati del gruppo Banca Finnat: «C'è un calo di affluenza del 20-30% nei centri commerciali da noi gestiti ma è indispensabile trovare una mediazione con i negozi per conservare il valore degli asset mantenendo aperti i mool». In America resistono solo gruppi forti come Brookfield che sta rinegoziando con le banche un debito di 6,4 miliardi.
vallco mall cupertino demolito
Per gli altri, e per i 30mila "strip shopping center", immensi piazzali circondati di negozi, altra componente fissa del paesaggio non più solo americano, il destino è duro. Fra i mall indebitati la maglia nera spetta al Northridge vicino Los Angeles. Gli va comunque meglio del gemello Northridge di Milwaukee, Wisconsin, inaugurato in pompa magnissima negli anni '70 sotto l'egida di quattro megagruppi tutti falliti: Sears, Gimbels, Boston Store e JC Penney (che ha dichiarato bancarotta il 15 maggio 2020 dichiaratamente per il Covid).
northridge di milwuakee abbandonato
Il mall, 75mila metri quadri ("big-box center" nel gergo del settore) è stato raso al suolo. Stessa sorte per il glorioso Vallco Mall di Cupertino di fronte alla Apple. Immancabilmente sul gigante ferito si avventano gli avvoltoi di Wall Street.
L'indomito Carl Icahn, 83 anni, ha guadagnato 1,3 miliardi durante il lockdown giocando al ribasso sui titoli dei gestori di mall. «È la mia maggior vincita di sempre», ha ghignato. In febbraio, con sinistro tempismo, Catie McKee della Mp Securitized aveva addirittura creato un fondo di 30 milioni per le speculazioni al ribasso sui mall.
carl icahn
L'indice Cmbx 6, che contabilizza il valore dei prestiti erogati al comparto, è sceso da 98 a 68 in sei mesi. Finanziarie come Apollo e Mudrick hanno hedge fund per le scommesse al ribasso che lucrano sulla debacle del settore. Scott Burg, ceo del fondo Deer Park, vede similarità fra i mutui facili alla base della crisi dei subprime nel 2008 e i prestiti azzardati ai mall (che godono dal 1954 di grosse agevolazioni fiscali): va a colpo sicuro comprando "short". Altri più elegantemente si tirano indietro. La Pimco (1,9 trilioni di asset) ha fatto sapere all'inizio di agosto che non investirà più nei mall. L'ennesimo polmone finanziario che viene meno.
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