Davide Desario per leggo.it
STEFANO NELLO FARINA
«Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo. 23 maggio 2017. Non ti dimenticherò mai». È lo status su WhatsApp del diciottenne Nello Francesco Farina. E quella data è il giorno il cui è morto a soli 54 anni, colpito da una malattia incurabile, il suo papà, l’arbitro di Serie A Stefano Farina. Nello Francesco, giocava a calcio, ma un giorno, appena diciottenne, ha deciso di seguire le orme del padre. E oggi è un arbitro federale.
Ma non le piace, come tutti i suoi coetanei, giocare a calcio?
«Certo. Ero un centrale difensivo. Prima con la Lupa Roma e poi con il Palocco».
Cosa è successo, allora?
«Il Covid ha fermato tutto. I provini sono stati posticipati di mesi. E il giorno che dovevo farli mi sono rotto il polso. Sono rimasto a casa un mese. Ho pensato tanto. E ho sentito che avevo voglia di fare l’arbitro. Come papà. Ho fatto il corso, il mio insegnante è stato Massimo Piaggesi. E a ottobre del 2021 ho esordito, e ora arbitro nel campionato juniores».
In campo i giocatori lo sanno?
NELLO FRANCESCO FARINA 7
«Finora nessuno me lo ha mai detto».
In Federazione?
«Lo sanno tutti. Quando sono diventato arbitro mi hanno chiamato molti colleghi di papà. Tra gli altri Daniele Orsato, Maurizio Mariani, Pierluigi Pairetto, Fabio Maresca ma anche il presidente Alfredo Trentalange, Eugenio Abbattista, Duccio Baglioni e Maurizio Ciampi».
Chi l’ha colpita di più?
«Mario Pastorello. Era quello che scoprì mio padre. È stato bello».
Un ricordo della carriera di papà.
«Tanti. La finale di supercoppa europea Siviglia-Barcellona, i match di Champions Real Madrid- Arsenal. Ma anche l’aver arbitrato Messi e Cristiano Ronaldo. Però la cosa più bella era quando è diventato designatore della Serie B e ogni sabato pomeriggio guardavamo tutte le partite insieme a casa, abbracciati sul divano».
Si arrabbiava?
STEFANO FARINA 1
«Ricordo solo una volta. Era un derby campano. Un calciatore calpestò un avversario a terra. Glielo feci notare proprio io. Chiamò imbufalito il direttore di gara che non se ne era accorto».
E la volta che lo ha visto più felice?
«Quando arrivò la telefonata che lo avevano nominato designatore di Serie B. È stato bellissimo. Eravamo tutti orgogliosi di lui».
Sua madre è contenta?
«Molto. Perché è un mondo meritocratico. Ma lei non mi ha mai spinto a farlo: voleva che se accadesse fosse per una decisione solo mia».