Andrea Galli per il “Corriere della Sera”
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«Nei primi mesi della pandemia uno era salito col cane, l’altro con due casse d’acqua. Uscivano con un pretesto e si presentavano da me. Bisognava farlo con la mascherina, c’era da ridere su come mettersi per non stare attaccati... Sì, da ridere: già si piangeva troppo. Io vivo con il sorriso e la pazienza. Tanta pazienza».
Milano, Porta Romana, vecchio elegante palazzo, due rampe di scale. La porta blindata dà su un monolocale. Aria condizionata, candele, moka sul fornello, crocifisso, bagno con vasca, camera da letto con matrimoniale, musica caraibica dall’altoparlante collegato all’iPhone, televisore sintonizzato su Canale 5; giù le tapparelle: «Di fronte non abita nessuno, ma una ragazza mi ha raccontato che dal cortile un tizio aveva alzato un drone per scattare delle foto».
Gli sconti e le mance
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Ventinove anni. Escort. «Appena maggiorenne ero partita per l’Italia seguendo quanto fatto da amiche più grandi. All’inizio avevo lavorato come commessa nei negozi di vestiti di via Torino, passando dall’uno all’altro senza che cambiasse lo stipendio, ma almeno avevo potuto mettermi in regola con i documenti. Avevo lasciato perdere i negozi tentando la carta della baby-sitter. Non avevo esperienza diretta: niente fratelli né figli o nipotini. Ma nelle campagne dove sono nata e cresciuta, noi piccoli stavamo tutto il giorno insieme e uno badava all’altra in una specie di grande famiglia.
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I genitori di solito non c’erano: chi fra questi raggiungeva ogni mattina le città cercando un mezzo mestiere, chi se n’era andato negli Stati Uniti, chi era in prigione per omicidio... Impari presto a stare al mondo con tutte le conseguenze del caso. Sono ancora una baby-sitter, aiuta a svagarmi, ma c’è poco lavoro: da quando sono terminate le vacanze d’agosto sono finiti anche i soldi.
La gente si è indebitata pur di andare al mare. E allora se il denaro non c’è, si rinuncia alla baby-sitter, e allo stesso tempo si rinuncia al resto dopo aver provato a supplicare uno sconto... Mi chiedono sconti su sconti, non lasciano più mance. Parto da 80 euro per mezz’ora, rapporto non completo. Se uno vuole di più, ci mettiamo d’accordo, tipo iniziare senza preservativo.
Nell’ultimo anno aumentano le richieste su WhatsApp attraverso messaggi scritti oppure vocali, di farlo a tre. Le coppie più me. Gente di cinquant’anni, sposata. Ma io con le donne no, grazie, a meno che non offrano tanti soldi». Altro tema: molte di voi specificano nei profili di accogliere anche i disabili. «Evito, non me la sento proprio».
Agenti, non protettori
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La comunicazione affidata in via esclusiva a WhatsApp è una tendenza che ci viene raccontata da altre escort. Questione di rapidità evitando di interagire col prossimo. «Prima della pandemia, gli uomini si fermavano a parlare. Adesso basta, anche i vecchietti stanno zitti». Di che età? «Oh, basta che una persona sia perbene. A vederli, direi anche ottant’anni... Si impegnano, però le mie sono per lo più carezze, con calma, casomai si sentano male. Si fanno la camminata al parco, poi mi telefonano. Finito, vanno dal barbiere».
Come fa a giudicare se una persona è perbene? Quali sono le misure di sicurezza di fronte a un estraneo che potrebbe essere una potenziale minaccia? «Da noi, intendo a un certo livello, i protettori non esistono. Semmai ci aiutiamo, le cubane con le cubane, noi brasiliane con le brasiliane, le portoricane con le portoricane».
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Premesso che molte escort si appoggiano ad agenti, i quali curano le relazioni con i fotografi, aiutano nella burocrazia e nell’organizzazione di «eventi», pare impensabile l’assenza di amici o conoscenti pronti a entrare in azione se necessario per gestire eventuali agguati; sono figure non stanziali nei dintorni ma attivabili a chiamata. Le escort, in prevalenza, risiedono ai primi e secondi piani; e per non infastidire i vicini, laddove vi siano ascensori invitano a non utilizzarli preferendo le scale.
«Spengo il cellulare al massimo alle 9 di sera. Lo faccio per proteggermi: non voglio uomini reduci da notti di droga». Sono le trans ad essere disponibili fino all’alba, a gestire squilibrati in botta di cocaina. Ma è un’altra storia.
Jeans e maglioncini
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Sul tema dei guadagni non otteniamo una risposta diretta. Sicché, per giungere a un conteggio verosimile, proviamo a monitorare un’intera giornata di questa donna che fuori casa indossa abitualmente maglioncini, jeans, sneaker bianche (solo marchi di moda).
L’appuntamento è in un bar nella fascia oraria successiva all’infornata dei facenti colazione. Questa fascia oraria, ovvero le 10, coincide con il gratta e vinci. Un flusso tarantolato di muratori, badanti, portinai, tramvieri, tassisti, pensionati, postini che acquistano, grattano e perdono, grattano e perdono...
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«Mai giocato una volta. Risparmio ogni centesimo. Spedisco tutto a mamma e papà, zii, cugini, loro figli. Mi tengo il denaro per affitto, mangiare, vestiti e piscina». Ha due cellulari. Il principale è l’iPhone; il secondo un Nokia. «Evito gli stranieri. Ne capitano troppe». Un fenomeno sommerso. Le rapine alle escort, sovente con conseguenze fisiche da pestaggi, sono frequenti anche se non esiste statistica poiché mancano le denunce.
«Non puoi chiamare la polizia altrimenti l’intero palazzo viene a sapere... E non tutte abbiamo i documenti in regola per denunciare...». Ci avviamo verso la piscina. In bicicletta: «Regalo di un cliente». Altri doni? «I veri doni sono le cene nei ristoranti, le notti negli alberghi di lusso, ma è tutto sempre finalizzato al sesso, ovvio».
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Avevamo lasciato per strada il tema dei guadagni: lecito ipotizzare un incasso mensile di almeno ottomila euro in nero? «Se legalizzassero la prostituzione potrei pagare le tasse. Comunque non duro in eterno: due anni poi stop. Aprirò un negozio di abbigliamento. Me lo merito, con quello che passo».
Non è obbligata. «I miei genitori non avevano nemmeno il denaro per mangiare. Questo è giusto? Ora fanno i signori». Arriviamo alla piscina. La lasciamo impegnata per un’ora. Stile libero e dorso. Esce alle 11.45. «Ho tre appuntamenti. I primi due di mezz’ora e l’ultimo di due ore: ha l’abitudine di arrivare con del sushi e pranzare lentamente».
L’indirizzo sbagliato
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Una misura di auto-protezione delle escort è rappresentata dall’indirizzo sbagliato. Non forniscono mai l’esatto numero del civico. Per due motivi: non rendere nota agli sconosciuti la propria dimora; dopodiché, «manovrando» gli uomini che vanno avanti e indietro sul marciapiede in attesa della comunicazione del civico, le escort possono verificare se hanno dei complici, pronti ad accodarsi per una rapina una volta aperto il portone.
Altra misura è segnarsi il numero telefonico dell’uomo su un foglietto, da nascondere in un posto segreto, nell’eventualità che venga rubato il telefonino. Ma come fa a non vivere in uno stato di perenne tensione? «Se davvero entra un tipo malato, e che mi credi oppure no, non è mai successo, vedo di gestirlo. Assecondandolo. Divento psicologa.
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Devo badare alla sopravvivenza, e a questo proposito i siti Internet sui quali sono iscritta garantiscono una certa tranquillità. Per dire, con “rosa rossa” sei nelle mani di personale esperto, riservato, iper-professionale, ti senti tutelata». Per l’iscrizione ai siti bisogna presentare carta d’identità o passaporto, codice fiscale, fotografie di nudo; si paga con bonifico, bollettino postale, carta di credito.
Soltanto parole
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Dopo le 15, le richieste di appuntamento calano fino alle 17. Quante volte pensa di smettere all’improvviso? «La mia è una scelta precisa. Non uccido nessuno né rubo niente». Lei non ha mai utilizzato termini come escort, prostituzione, vendersi. «Faccio quello che faccio, sicura che sarà per un periodo determinato. E un domani verrò ripagata anche da Dio dalla quantità infinita di pazienza che spendo ogni giorno».
Nel dettaglio? «Ricevere i ragazzi. Una pena. Vent’anni. Bellissimi, atletici cortesi. Vengono da me, e pagano, poi tornano...». Quale risposta si dà? «Sono impacciati, sembra che non conoscano il sesso. Quello vero. Capita che si concluda tutto subito, e se ne scappano chiedendo scusa oppure, se si fermano, è per piangere e venir consolati nemmeno fossi la mamma».
L’ora della spesa
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Alle 16 è l’ora della spesa, con preferenza a una piccola e assai costosa bottega biologica. Nel carrello insalata, pomodori, parecchia frutta, carne bianca. Un domani vorrebbe costruirsi una famiglia? «Manca l’uomo adatto». Nell’elenco dei commenti degli uomini che sono stati con lei, ricorre un passaggio: «Ragazza della quale innamorarsi».
Che cosa dice? «Parole. Paghi, lo fai, ti rilassi e sei in pace col mondo... Molti me l’hanno detto dal vivo, che hanno perso la testa, che non ci dormono, che impazziscono, che mi vogliono sposare e portar via da questa vita... Eh, blaterano dopo che gli sono servita a sfogarsi. Uno viene da me, paga il sesso e fa il dispiaciuto sostenendo che dovrei smetterla... Parole, quante parole». Musica caraibica di sottofondo, lei alza il volume e accenna, cantando, un passo di danza.
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