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    “DICE CHE IL CANE DELLA CIRINNA’ E’ RICCO DE FAMIJA” – L’IRONIA DI "OSHO" SUL CASO DEI 24MILA EURO RINVENUTI NELLA CUCCIA DEL CANE ALL’INTERNO DELLA VILLA DI MONTINO-CIRINNA’ A CAPALBIO – LA SENATRICE DEM: "ERO GIÀ NEI PASTICCI DI MIO, LA NOSTRA CAMERIERA CI HA LASCIATI DA UN MOMENTO ALL'ALTRO. VOLETE SAPERE IL MOTIVO? SI ANNOIAVA SOLA CON IL CANE…" - SELVAGGIA: “IL PANE E LE ROSE, LA CUCCIA E LE BANCONOTE.  QUANTE BIZZE, QUESTO PROLETARIATO…”


     
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    1 - QUANTE BIZZE, QUESTO PROLETARIATO

    Dal profilo Facebook di Selvaggia Lucarelli

     

    cirinnà montino villa capalbio cirinnà montino villa capalbio

    Più che tutta la surreale vicenda del cane che dormiva in un caveau, mi ha colpito questo passaggio dell’intervista del Corriere alla Cirinnà. Un passaggio illuminante da un punto di vista sociologico, di quelli da “nuovo salariato e capitale” in salsa maremmana.

     

    La Cirinnà ci spiega che era “nei pasticci” perché, causa dimissione della “cameriera” ora, in vacanza, fa LA LAVANDAIA, L’ORTOLANA, LA CUOCA.

     

    Curioso definire normali lavori domestici adottando un lessico dal sapore verghiano, trasformando banali mansioni casalinghe in vecchi mestieri, ci mancava solo che lamentasse di dover fare anche il cocchiere e la carbonaia.

     

    Dá l’idea che la sua concezione di lavoro dipendente sia vagamente superata, sembrano parole della borghesia di altri tempi che immagina il mondo del lavoro fatto di manualità e fatica come una sorta di presepe vivente. Col ciabattino illuminato dallo stoppino acceso della lanterna a olio.

    La lavandaia una che carica le lavatrici. Vabbè.

    cirinnà montino villa capalbio cirinnà montino villa capalbio

     

    Poi c’è quel sottolineare che lei la cameriera la pagava eh, era in regola eh, le pagava i contributi eh. Si avverte lo stupore pure nelle virgole. È stupita di se stessa, della sua magnanimità. Poteva non pagarla e farla dormire nella cuccia col cane, su un giaciglio di banconote che, per carità, lei e il quadrupede avrebbero perfino potuto dare alle fiamme, nel caso a Capalbio l’inverno si fosse fatto rigido. E invece.

     

    C’è però un altro passaggio che trovo insuperabile. Quello in cui la Cirinnà  si lamenta che la cameriera (che dunque ha un’infinità di mansioni) si sia licenziata perché si annoiava sola col cane.

    Intanto fa sorridere che l’ortolana-lavandaia-cuoca diventi “cameriera” a seconda di quello che si racconta. Se è la Cirinnà a dover lavorare, si scomodano Verga e i vecchi mestieri perché lei è COSTRETTA A SVOLGERE MANSIONI FATICOSE IN VACANZA. Se si parla della sua dipendente che li svolge abitualmente è “una cameriera”. STRAPAGATA, sottolinea. E mi piacerebbe molto sapere cosa intende la Cirinnà per strapagata.

     

    Esterino Montino E MONICA CIRINNA Esterino Montino E MONICA CIRINNA

    Insomma. Una cameriera si è licenziata perché forse di spadellare, accudire il giardino, lavare, stirare in una villa in campagna a Capalbio sola come un cane e senza neppure una cuccia caveau non aveva più voglia e la Cirinnà lo trova bizzarro. Trova bizzarro che magari possa lavorare e ambire pure a una vita sociale. Il pane e le rose, la cuccia e le banconote.  Quante bizze, questo proletariato.

     

    2 - «I 24 MILA EURO NELLA CUCCIA, PER NOI UNA STORIA ASSURDA»

    Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

     

    Il sottobosco complottista ha trovato il suo giallo dell'estate, che come i gialli migliori si nutre di contrasti. Quarantotto banconote da cinquecento euro arrotolate e nascoste dentro una cuccia, circondata a sua volta da vitigni Merlot e Sauvignon; il gusto fruttato del vino che verrà e la polvere di un capannone da ripulire, l'odore dei soldi e il ferro degli attrezzi da campagna, l'ideale erre moscia della Capalbio ch' è stata il tempio della sinistra ai tempi della superiorità morale, gli aperitivi al tramonto, il mare e la campagna.

    cirinnà montino cani villa capalbio cirinnà montino cani villa capalbio

     

    E, sopra tutto, un'inquietante iconografia canina che tutto tiene insieme, il presente e il passato remoto, come il filo conduttore dei gialli migliori. Dice lui: «Per i romani sono stato l'uomo che ha realizzato il canile della Muratella, quand'ero assessore della giunta Rutelli. E ora mi trovo in questa storia a causa di una cuccia che ho costruito con le mia mani anni fa». Dice lei: «Ero già nei pasticci di mio, nelle ultime settimane.

     

    Nei pochi giorni di ferie, cinque per la precisione, sto facendo la lavandaia, l'ortolana, la cuoca. Tutto questo perché la nostra cameriera, strapagata e messa in regola con tutti i contributi Inps, ci ha lasciati da un momento all'altro. Volete sapere il motivo? Mi ha telefonato un pomeriggio e mi ha detto, di punto in bianco: "Me ne vado perché mi annoio a stare da sola col cane"».

     

    Lui e lei sono Esterino Montino e Monica Cirinnà, marito e moglie, due calibri pesantissimi del progressismo capitolino comunista prima e post-comunista dopo, sindaco di Fiumicino lui, senatrice del Pd e madre della legge sui diritti alle coppie di fatto lei. Lavorando alla pulizia di un vecchio capannone, mercoledì 18 agosto, alcuni operai hanno trovato, nascosti in una cuccia per cani abbandonata, la bellezza di ventiquattromila euro in banconote da cinquecento. Insieme a uno dei figli dei padroni di casa hanno immediatamente avvertito le forze dell'ordine e poi telefonato alla coppia, che stava rientrando da Roma dove aveva partecipato ai funerali dell'amico avvocato Luca Petrucci.

    Esterino Montino E MONICA CIRINNA Esterino Montino E MONICA CIRINNA

     

    Se all'inizio degli anni Sessanta Adriano Celentano e Claudia Mori erano stati la coppia dei ventiquattromila baci, Montino e Cirinnà - nell'estate 2021 - si guadagnano loro malgrado lo scherzoso appellativo dei proprietari della cuccia da ventiquattromila euro. Scherzoso ma neanche troppo, sottolinea lei, visto che su questa storia c'è pure chi sta uscendo un po' fuori dal seminato delle battute. «Dal mio partito ho ricevuto una sola telefonata di solidarietà, da Goffredo Bettini. Lo scriva», scandisce. «E anche gli assessori della giunta di Fiumicino, va detto, sono intervenuti a difesa di mio marito rispondendo ad assurde richieste di dimissioni...».

     

    La cuccia del mistero, intanto. «È molto vicina alla strada asfaltata che passa accanto alla proprietà e molto distante da dove abbiamo la casa, un punto in cui non passiamo quasi mai e che dall'abitazione non si vede nemmeno. Prendiamo il Senato: faccia conto che la casa sta alla buvette e la cuccia al bar di Sant' Eustachio», racconta Cirinnà, evocando l'immagine - per chi non fosse esperto della geografia politica della Capitale - di due luoghi che sono vicini ma vengono percepiti come molto distanti.

     

    Esterino Montino E MONICA CIRINNA Esterino Montino E MONICA CIRINNA

    «Anni fa avevamo un pastore come vicino. Aveva una cana che ci ritrovavamo spesso fuori dal nostro cancello e che, a un certo punto, fa una cucciolata. Decidiamo di ospitare quei cuccioli fino allo svezzamento ma, visto che i nostri cani erano gelosi, Esterino costruisce questa cuccia che posizioniamo distante ma sempre nella nostra proprietà. Pensi che la cucciolata arrivò l'8 marzio 2013, il giorno in cui mi insediavo al Senato. Poi la cuccia non ci è servita più e mio marito, con una ruspa, l'ha spostata dove sta adesso. Consideri che era lì abbandonata da quasi otto anni...». Lì qualcuno, probabilmente approfittando della vicinanza alla strada principale e dalla distanza dall'abitazione, ha infilato i ventiquattromila euro in contanti su cui adesso le forze dell'ordine stanno indagando.

     

    montino cirinna montino cirinna

    «Certo che l'ho costruita bene, anche all'interno è ben isolata», sorride Montino a proposito dello stato di conservazione delle quarantotto banconote da cinquecento euro arrotolate. Lo stato delle banconote potrebbe non essere un indicatore del periodo in cui sono state nascoste là dentro. Erano nuove o vecchie? «Consunte», risponde Cirinnà, simulando scherzosamente familiarità con gli aggettivi che si trovano nei verbali di sommaria informazione che riempiono gli archivi delle stazioni di polizia e delle caserme dei carabinieri.

     

    A far loro ombra, chissà per quanto tempo, vitigni di Merlot e Sauvignon. Più in là, tutto il biologico che uno potrebbe aspettarsi dalla campagna capalbiese e anche di più, «marmellate, pomodori, conserve». E il capannone degli attrezzi, con il ferro vecchio da smaltire, a cui gli operai stavano lavorando prima che lo strano ritrovamento delle banconote facesse sobbalzare la famiglia Montino-Cirinnà e far accorrere in campagna le forze dell'ordine.

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    Qualcuno potrebbe figurarselo come il capannone degli attrezzi di Presunto innocente , il libro di Scott Turow in cui a un certo punto il protagonista - dopo mille disavventure giudiziarie - riesce a ricostruire il dettaglio decisivo di un delitto di sangue di cui era stato ingiustamente accusato. Ma a Capalbio, per fortuna, niente sangue. Il giallo estivo dei complottisti ha il colore di un Sauvignon rigorosamente biologico, l'odore dei soldi e un'inquietante iconografia canina che tutto tiene assieme, presente e passato. Come nei gialli migliori, come nei complotti.

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