Estratto dell’articolo di Leandro Del Gaudio per “Il Messaggero”
ALFREDO NOCERINO
Ha trascorso gli ultimi due mesi aggrappato alla ricerca disperata del senso delle cose. Aveva fatto leva sui ricordi, sulle emozioni, sulle frasi e sui sorrisi che avevano scandito gli ultimi anni di vita. Ma non ce l'ha fatta a sopravvivere al dolore.
Ed è così che Alfredo Nocerino ha deciso di togliersi la vita, cercando la stessa morte due mesi fa si è portato via il figlio Vincenzo di 24 anni e la fidanzata Vida Shalavalad, ventenne iraniana che viveva da anni a Napoli. Alfredo è stato infatti trovato senza vita all'interno dello stesso box auto, chiuso nella sua auto, con il motore acceso.
vida shahvalad vincenzo nocerino
Era metà marzo. I due fidanzatini Vincenzo e Vida, rimasero uccisi dagli scarichi dell'auto mentre erano abbracciati all'interno dell'auto parcheggiata nel garage. Accesero il motore per riscaldarsi.
I gas di scarico hanno provocato uno stato di torpore prima, poi la fine inevitabile. Dalla veglia al sonno, dal sonno alla morte. Due ragazzi perbene, che sognavano una famiglia.
Siamo in Traversa Fosso del Lupo 4 a Secondigliano, teatro di un dolore insostenibile nella vita di un uomo. Qui si consuma il dramma più estremo, quello di un uomo che in pochi anni si ritrova nel baratro della solitudine. Aveva perso la moglie, il figlio era tutto per lui.
vida shahvalad
Lavoravano assieme, si facevano forza nei momenti difficili. Alfredo aveva vissuto con gioia il rapporto di Vincenzo con Vida, la ragazza di origine iraniana che era stata accolta nella sua famiglia come una figlia.
Ed è stato sempre Alfredo a battersi per fare in modo che le spoglie di Vida arrivassero in patria, per una degna sepoltura, provando a battersi contro le retroguardie ideologiche del Paese che si erano abbattute sulla ventenne.
[…] Per giorni aveva ripetuto ad amici e parenti: «Enzo non era solo un figlio, era un amico, un fratello, una persona da ascoltare. È stato bello vederlo crescere e formarsi come giovane uomo, ho coltivato il sogno di avere nipoti, di veder crescere la nostra famiglia». Per giorni, l'uomo si è trovato alle prese con la propria solitudine.
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Aveva stramaledetto quel box auto, a tutti ricordava la sua incapacità di accettare un simile destino. Poi, negli ultimi giorni, la sua presenza in zona è apparsa sempre più evanescente. Poche parole con i vicini, lo sguardo perso nel vuoto. Infine, la scelta di ripercorrere i momenti finali della vita di quei due ragazzi, quasi alla ricerca di una sorta di campo magnetico. Si è seduto all'interno della propria auto e ha acceso il motore.
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Il resto va a corredare una breve informativa degli agenti di polizia della volante che presidia il quartiere di Secondigliano. Si parla in modo esplicito di «ingestione da monossido di carbonio».
Una inalazione tossica, probabilmente - spiegano gli inquirenti - ricercata in modo diretto e volontario. Una vicenda sulla quale si è mossa anche la Procura di Napoli. La notizia è arrivata all'ufficio notizie di reati, è stato disposto il sequestro della salma, in vista di un probabile accertamento autoptico. […]
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