DAGOREPORT
matteo renzi
Tra poche ore, quando Matteo Renzi aprirà gli occhietti vispi sul suolo americano e potrà leggere la rassegna stampa dall’Italia, c’è da giurarci che il violento editoriale del Corriere della Sera a lui dedicato sarà in cima alla lista dei pezzi da leggere. E non faticherà, malgrado il fuso orario, a capire da dove arriva il colpo. Ma andiamo con ordine.
Ferruccio De Bortoli, direttore in uscita del quotidiano di via Solferino, non finge neppure di voler trovare uno spunto dalle cronache. Scrive un pezzo apparentemente senza tempo, partendo da una considerazione tutta personale: “Devo essere sincero: Renzi non mi convince”. Un incipit quasi scalfariano. Poi parte con quella che all’inizio sembra solo una predica con consigli incorporati, come quella di “guardarsi da se stesso”. Ma in realtà è solo l’inizio di una serie di accuse messe in fila in un crescendo calibrato.
MARIO DRAGHI
Il direttore del Corriere imputa a Pittibimbo di aver messo insieme una squadra di governo “in qualche caso di una debolezza disarmante”, con il dolo di averlo fatto apposta perché nessuno gli faccia ombra. Poi difende “l’ottimo Padoan” del quale lamenta un certo ridimensionamento per via dei “troppi consulenti di Palazzo Chigi”. Quindi passa a elencare i difetti del premier, da una certa “muscolarità che tradisce a volte la debolezza delle idee” alla “superficialità degli slogan”, non senza un accenno a tutti quei toscani nel suo cerchio magico.
ferruccio de bortoli
L’accusa che fa più male, tuttavia, è quella che parte dalle capacità oratorie del premier e arriva alla sua effettiva sostanza di uomo di governo. De Bortoli scrive che “In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, si sono già accorti” che “il marketing della parola se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso”. Eccolo qui, direttamente dall’estero, il giudizio su questo primi mesi di governo Renzie: tante (belle) chiacchiere e pochi fatti, ma non solo. Ormai l’azione del nostro premier rischia di essere “dannosa”.
giorgio napolitano
L’editoriale del Corriere si chiude anche con un passaggio di rara durezza sull’accordo con Berlusconi: “Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria”.
Il Matteo Renzi che tra poco leggerà queste righe scritte a freddo dall’altra parte dell’Oceano non faticherà a capire da dove arrivano. Certo, tra gli azionisti del Corriere non mancano i critici dell’accordo con il Banana, come Abramo Bazoli e Dieguito Della Valle, ma questa non è una novità e il Patto non è di ieri. Queste stesse cose potevano essere scritte ai primi di agosto quando è stata approvata la riforma del Senato. Invece escono oggi. Perché? Perché qualcuno si è stufato e perché si teme una partita “truccata” sul Quirinale.
DENIS VERDINI
Renzi conosce la durezza di quel giudizio europeo contenuto nelle parole di De Bortoli per averla percepita a Città della Pieve, poco prima di Ferragosto, nel suo gelido incontro con Mario Draghi. Quel giorno il presidente della Bce gli ha suggerito di non scartare l’ipotesi, se non si sente in grado di fare le riforme che ci chiedono le istituzioni europee, di avvalersi della Troika. Renzi si è inalberato dicendo che sarebbe un commissariamento inaccettabile. E dentro di sé ha cominciato a ragionare, piuttosto, su elezioni in primavera. (Va precisato che tali indiscrezioni sono sempre stato smentite da Draghi).
DELLA VALLE CADE
E’ in corso una partita durissima tra Renzi e il Corriere di Flebuccio, che ha sempre avuto un rapporto privilegiato con l’ex governatore di Bankitalia, oggi si è schierato con il primo, dando sfogo a tutti i dubbi e tutte le perplessità che Super Mario nutre nei confronti del premier e del suo governo. Ma è in corso anche la partita per il prossimo presidente della Repubblica, perché Re Giorgio pare non farcela più e, anche per non concedere nuove elezioni a Renzi, sarebbe pronto a dimettersi nei primi mesi del 2015.
GIOVANNI BAZOLI SI RIPOSA FOTO LAPRESSE
Draghi è di fatto uno dei candidati più autorevoli, ma non è certo nella ipotetica lista del Patto del Nazareno per il semplice fatto che Silvio Berlusconi lo ritiene uno degli artefici della propria caduta. Il Corriere lo sa e oggi chiede per la prima volta chiarezza sul Patto, senza esitare a denunciare l’ombra della massoneria. Di sicuro, oggi comincia ufficialmente anche la corsa per il Quirinale, che s’intreccia con il duello tra Draghi e Renzi. Un duello non solo sulle riforme da fare, ma anche personale.
BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS