Giuliano Foschini e Marco Mensurati per “la Repubblica”
tavecchio
Bisogna partire dalle parole di un altro grande vecchio del calcio italiano, Antonio Matarrese, per capire per quale motivo, alla fine, nella storia di Carlo Tavecchio e della sua scalata alla poltrona della Federcalcio, Optì Pobà, il calciatore mangiatore di banane sarà solamente una comparsa: «Alle 7,35 di stamattina (ieri, ndr) - racconta Matarrese - ho dovuto chiamare Blatter. Gli ho detto Sepp, tu conosci Carlo, ha detto una stronzata ma non è razzista. Lo sa anche Michel (Platini, ndr ). Demetrio l’ho cresciuto ma non è pronto. Carlo è l’unico che può dare qualcosa al calcio italiano. Anche perché ha già dato tanto...».
demetrio albertini
Ecco, appunto. È proprio in quel «ha dato tanto» che si concentrano tutte le ombre attorno alla figura di questo ragioniere settantenne di Ponte Lambro, Como, che dal 1999 a oggi ha gestito un milione e trecentomila tesserati e ogni anno circa un miliardo e mezzo di euro.
Appena arrivato ai vertici della Lega nazionale dilettanti, in Parlamento qualcuno ricordò i trascorsi dell’ex sindaco democristiano di Ponte Lambro. «Condanna a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuato in concorso, 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’Iva, 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione versamento di ritenute previdenziali e assicurative, 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d’ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, più multe complessive per oltre 7.000 euro», sette righe di curriculum giudiziario (oggi non vi è più traccia nella fedina, perché riabilitato) ben riassunte in un’interrogazione parlamentare.
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Non accadde nulla perché il calcio italiano è campione del mondo indiscusso di “muro di gomma”: e così dopo qualche articolo sul giornale e mezze polemiche, tutti si dimenticarono di Tavecchio.
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Che però si mette subito al lavoro. Costruisce una fittissima rete di relazioni in Italia e all’estero di fatto creando la Lega dei dilettanti. Non è un caso che in tanti parlano di lui come «manager lungimirante ». E non è un caso che sia proprio lui a fiutare prima di tutti il grande business dei campi di erba sintetica. Che all’improvviso non diventano più palcoscenico soltanto delle partite amatoriali, ma campi omologati per le partite della Lega. Chi rilascia l’omologazione?
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La Labsport srl, società nata proprio in quei mesi, con 15mila euro di capitale sociale che ha tra i soci Roberto Armeni, figlio di quell’Antonio, messo da Tavecchio con uno stipendio da poco meno di centomila euro all’anno a capo della Commissione impianti in erba sintetica della Lega.
franco carraro
Anche la storia dei campi finisce sui giornali, ma Tavecchio si inventa il premio “Ali della Vittoria”: arriva Blatter, ci sono in prima fila sempre Matarrese e Carraro, il sottosegretario Rocco Crimi è di casa così come allenatori, calciatori, tutta la stampa sportiva. Chi si ricorderà mai dei campi di erba? Nessuno e infatti torneranno sui giornali soltanto in questi giorni grazie a Optì Pobà. Così come soltanto ora si scopre anche che la Lega nazionale dilettanti, certo, pensa ai vivai. Ma ha una passione per il mattone: Tavecchio crea la “Lnd Servizi” la presenta nel circolo della Guardia di Finanza, e si butta nel settore immobiliare acquistando una sede stratosferica in piazzale Flaminio, a Roma grazie a un prestito del socio unico, la Lnd.
Adriano galliani
Ma la Lnd servizi (che ha oggi un attivo di 30 milioni di euro, segno dell’indiscutibile vocazione manageriale del nostro) è molto di più che un semplice contenitore. Diventa il terminale di un modello interessante sui diritti televisivi. È sui suoi conti correnti che arriva - con bonifico - il prezzo di dirette, differite, collegamenti in diretta di tutte le gare della Lega che ha un tariffario a seconda degli abitanti: sei un piccolo comune? Ti porti a casa una differita con duemila e cinquecento euro. Hai più di cinquantamila abitanti? Paghi il doppio.
claudio lotito
E proprio attorno al grande business dei diritti televisivi, dicono in molti, che oggi giri gran parte della battaglia per la poltrona della Federcalcio. «L’uscita di Carlo è da pazzi - dice ancora Matarrese come d’altronde quelle che fanno, purtroppo sempre più spesso, i politici. Oggi l’ho detto a un amico: non mi prendere per un cretino, non mi vorrai far credere per davvero che per Potì Poba (sic!) sta succedendo tutto questo casino?».
Dicono che la partita vera sia quella dei diritti televisivi. Da una parte Mediaset con i “vecchi” e in particolare l’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, e accanto a lui il fidato, potentissimo, Claudio Lotito. Dall’altra Sky con i “giovani” da Agnelli (notoriamente vicino a Murdoch e Sky) e alla Roma di Pallotta.
Andrea Agnelli
Il tutto mentre i grandi maggiorenti della Federcalcio non dimenticano la forza elettorale di Tavecchio. Ogni decisione della Lnd passa dai venti presidenti dei comitati regionali che votano in assemblea. E che da un pezzo è improprio chiamare volontari. Perché da quando è arrivato Tavecchio a ciascuno di loro spetta una sorta di stipendio, passato sotto forma di rimborso e dunque esentasse, di circa tremila euro al mese. (non è un caso che per tre volte le elezioni locali sono finite con esposti in procura).
Quando si dice “ogni decisione” si intende proprio tutto: l’acquisto in Abruzzo di un terreno da un milione di euro per il nuovo centro tecnico federale, o le delibere per la creazione in Campania di un buco da qualche milione nei conti.
FRANCESCO TOTTI CON PALLOTTA E I GIORNALISTI DELLA ROMA
Cinquemila euro costava invece alle squadre dell’Eccellenza rinunciare alle juniores, così come impone la legge: un obolo per sopperire ai giovani, una sorta di rimedio sulla vecchiaia. Non sono servite le proteste, anche perché Tavecchio pare non ami chi protesta: il presidente degli allenatori, Renzo Ulivieri, si incatenò sotto la Federcalcio dopo uno scontro con Tavecchio. Ma quello che decideva la Lnd era indiscutibile, anche perché spesso le votazioni finivano con il 95% dei voti: bulgari i convegni organizzati dalla Tourist sports service di Cervia, concessionaria unica della Lega e di proprietà al cinquanta per cento del vice presidente, Alberto Mambelli.
Renzo Ulivieri