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    "SCRIVI UBRIACO, CORREGGI SOBRIO" - PER PROPIZIARE IL COLPO DI GENIO I MOSTRI SACRI DELLA LETTERATURA AVEVANO RITI E AMULETI (O TANTO ALCOL) - L'ANELLO TALISMANO DI BALZAC, LE MELE MARCE DI FRANZ SCHILLER, LE SEGHE DI THOMAS WOLFE, LE DATE FETICCIO DI CAPOTE E ALLENDE, LA VASCA DA BAGNO CON CESTINO DI MELE DI AGATHA CHRISTIE, LA LUNA PIENA DI KEROUAC - PER NABOKOV IL LUOGO PERFETTO PER SCRIVERE ERA L'AUTO. ‘’LOLITA’’ NACQUE SUL SEDILE POSTERIORE DELLA MACCHINA PARCHEGGIATA IN UN'AREA DI SERVIZIO DURANTE UN VIAGGIO PER GLI STATI UNITI - ASPIRINE, ANFETAMINE E ALCOL PER SARTRE. SOLO SCOTCH PER FAULKNER, BUKOWSKI ED HEMINGWAY


     
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    Jessica D' Ercole per “la Verità”

     

    bukowski bukowski

    «Appena mi metto al lavoro, mi infilo il talismano, terrò al dito quest' anello per tutte le ore di lavoro. Lo metto al primo dito della mano sinistra, con cui tengo la carta, in modo che il tuo pensiero mi stringa, sei lì con me e adesso invece di cercare le parole nell' aria, le chiedo a questo delizioso gioiello».

     

    Honoré de Balzac (1799-1850), padre della comédie humaine, non scriveva senza il suo anello porta fortuna, anello regalatogli dall' amata Madame Hanska (1801-1882), perché se dietro un grande uomo c' è sempre una grande donna, dietro a un grande scrittore c' è sempre una piccola mania. Un rituale, un gesto scaramantico, una strana abitudine senza i quali l' ispirazione dei grandi della letteratura mondiale viene a mancare.

     

    truman capote truman capote

    L' eccentrico Truman Capote (1924-1984) era superstizioso a un punto tale che non iniziava né finiva mai di scrivere di venerdì, ed evitava ogni riferimento al numero 13. Lavorava solo sdraiato, a letto o sul divano, bevendo sherry in nuvole di fumo.

     

    La scrittrice cilena Isabel Allende (1942) inizia un nuovo libro solo l' 8 gennaio, data nella quale cominciò a scrivere La casa degli spiriti: «Da quel grande successo, l' 8 gennaio di ogni anno mi siedo, mi isolo dal mondo e comincio a scrivere un nuovo libro. È una cabala per me».

     

    In questo giorno la Allende celebra una breve cerimonia per richiamare a sé spiriti e muse e dopo aver scritto la prima frase, «il resto viene da sé».

     

    Spirituale era pure Jack Kerouac (1922-1969). L' autore del romanzo Sulla Strada, nottambulo incallito, scriveva solo a lume di candela, ma prima di mettere la penna sul foglio pregava. La sua vena creativa veniva stimolata anche dalla luna piena e dalla magia del numero 3 (c' è chi dice 9), tant' è che se non ripeteva alcune azioni 3 volte non trovava pace.

     

    truman capote 1 truman capote 1

    Alexandre Dumas padre (1802-1870) usava fogli di carta di diversi colori. Quelli blu erano dedicati ai romanzi, i rosa alle poesie e i gialli agli articoli. Era fermamente convinto che questa distinzione cromatica portasse fortuna a qualsiasi cosa scrivesse. Per trovare l' ispirazione durante la stesura dei suoi capolavori, aveva l' abitudine di andare a sedersi ogni mattina sotto l' Arco di Trionfo a mangiare una mela.

     

    Il frutto del peccato ispirava anche Agatha Christie (1890-1976). Per scrivere non aveva rituali, le bastavano solo un tavolo e la sua Remington Home portatile n. 2, ma per ideare i crimini dei suoi gialli si sdraiava nella sua enorme vasca da bagno, con un cestino di mele a portata di mano. Il poeta tedesco Friedrich Schiller (1759-1805) le mele non le mangiava ma le lasciava marcire nel cassetto del suo scrittoio. Stando al suo amico Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), solo quel miasma era in grado di far esplodere il suo estro.

     

    Honore De Balzac Honore De Balzac

    Pensieri capovolti - Marcel Proust (1871-1922) trovava l' ispirazione solo sdraiato a letto con il capo sorretto da due cuscini. La poetessa americana Maya Angelou (1928-2014), già tranviera, cameriera, cuoca, mezzana, prostituta, spogliarellista, ballerina e cantante, non solo scriveva seduta sul letto, ma per trovare la giusta concentrazione non lo faceva mai a casa sua. Era solita affittare una camera d' albergo, chiedendo al personale di non cambiare le lenzuola e di rimuovere tutti i quadri. Davanti a una parete vuota scriveva anche il cupo Somerset Maugham (1874-1965), ma solo dopo un bagno caldo.

     

    DAN BROWN DAN BROWN

     

     

     

     

     

     

    Ogni mattina Jorge Luis Borges (1899-1986) si metteva nella vasca e meditava sui suoi sogni, chiedendosi se fosse meglio trasformarli in poesia o racconti.

     

    Incalzata dalla sorella pittrice che dipingeva in piedi, Virginia Woolf (1882-1941), negli ultimi anni della sua carriera, decise che quella posizione avrebbe favorito la sua ispirazione e che le avrebbe dato una nuova prospettiva sul suo lavoro. Anche Thomas Wolfe (1900-1938) era solito scrivere in piedi, appoggiato al frigorifero. Lo faceva solo di notte e non prima di aver stimolato la sua creatività con l' autoerotismo.

    Pare senza mai raggiungere l' orgasmo.

     

    Dan Brown (1964) ha dichiarato di superare il blocco dello scrittore appendendosi a una barra a testa in giù. Più lo fa, più si sente ispirato. Va detto che Brown si costringe a una disciplina militaresca.

     

    borges maria kodama borges maria kodama

    Ogni mattina si sveglia alle quattro, gira una vecchia clessidra per scandire il tempo, e ogni ora si ferma per un paio di piegamenti. Per quanto strana, quest' abitudine di mettersi a testa in giù dava sollievo anche a Saul Bellow (1915-2005): riusciva ad estraniarsi completamente dal caos della vita familiare.

     

    Il silenzio era invece fondamentale per Vladimir Nabokov (1899-1977). Per lui luogo perfetto per scrivere era l' automobile. Lolita nacque sul sedile posteriore della macchina parcheggiata in un' area di servizio durante un viaggio per gli Stati Uniti.

     

    Mark Twain (1835-1910), prima di iniziare a scrivere, si vestiva di tutto punto: camicia bianca e completo. John Cheever (1812-1882), che povero com' era nel dopoguerra di completo ne aveva uno solo, scrisse la maggior parte dei suoi racconti in boxer.

    CHARLES BUKOWSKI CHARLES BUKOWSKI

    Victor Hugo (1802-1885) scriveva nudo ma solo per evitare distrazioni.

     

    Al tempo di Notre-Dame de Paris ordinò al suo domestico di confiscargli tutti gli abiti in modo che non potesse lasciare la casa. I vestiti, al pari delle persone, erano elementi di distrazione, per cui nelle giornate più fredde si concedeva solo il lusso di avvolgersi in una coperta. A nudo si metteva anche Franz Kafka (1883-1924), ma solo per fare ginnastica.

     

    Una decina di minuti di movimento, prima di cenare e di dedicarsi alla scrittura spesso fino all' alba. James Joyce, che aveva problemi di vista, indossava spesso un camice bianco perché l' aiutava a riflettere la luce sulle pagine soprattutto nelle ore serali.

    saramago saramago

     

    Theodor Seuss Geisel (1904-1991), meglio noto con lo pseudonimo di Dr. Seuss, non si metteva davanti alla pagina bianca senza un cappello in testa.

     

    Whisky e altri vizi - Secondo W. H. Auden (1907-1973) «la routine per un uomo intelligente è segno d' ambizione». Ogni mattina si svegliava alla sei e, dopo aver giocato alle parole crociate, si metteva a scrivere ininterrottamente fino alle 18.30, quando arrivava il primo, di tanti, vodka Martini.

     

    Il giapponese Haruki Murakami (1949) scrive tutte le mattine fra le sei e le dieci, il resto della giornata la passa a correre, ascoltare musica e a leggere.

     

    Una giovane Toni Morrison (1931-2019), madre divorziata di due figli, si alzava tutti i giorni alle 5 e scriveva prima di svegliare i bimbi e prepararli per la scuola. Lev Tolstoj (1828-1910) di mattina non rivolgeva mai la parola ai familiari e, dopo la colazione a base di due uova sode, si ritirava nel suo studio con una tazza di tè, per non uscirne prima delle cinque del pomeriggio.

    AGATHA CHRISTIE AGATHA CHRISTIE

     

     

    José Saramago (1922-2010) scriveva due pagine precise al giorno, non un rigo di più, Jack London (1876-1916) non più di mille battute, Arthur Conan Doyle (1859-1930) 3.000 parole, Charles Dickens (1812-1870) 2.000, ma solo se tutto attorno a sé era ordinato e tavoli e sedie erano perfettamente allineati.

     

    Samuel Beckett (1906-1989) passava tutto il giorno chiuso in camera a scrivere e tutta la notte nei bar di Montparnasse a bere vini scadenti. Pur alzando il gomito, Ernest Hemingway (1899-1961), il cui motto era «scrivi ubriaco, correggi sobrio», era molto disciplinato.

     

    bukowski bukowski

    Buttava giù la prima stesura dei suoi romanzi a matita su fogli di carta velina. Solo quando sentiva che la sua scrittura scorreva liscia passava alla macchina da scrivere. Ogni giorno annotava i suoi progressi su un grosso tabellone.

     

    Scrisse George Plimpton (1927-2003) che lo intervistò nel 1958 per Paris Review: «Le cifre sul tabellone indicano il numero di parole tirate fuori ogni giorno, e variano da 450, 575, 462, 512, fino a 1.250 per poi tornare di nuovo a quota 512».

     

    Il romanziere britannico Anthony Trollope (1815-1882) era convinto che la scrittura dovesse farsi nel tempo libero e che lo scrittore dovesse lavorare. Scriveva solo 3 ore al giorno ma era concentratissimo e si cronometrava in modo da scrivere 250 parole ogni quarto d' ora.

     

    Jean-Paul Sartre (1905-1980) era convinto che la vita mondana stimolasse la riflessione filosofica. Meglio se accompagnata da molto cibo, «due pacchetti di sigarette, più di un litro d' alcool e una dose smisurata di Corydrane, una miscela di anfetamine e aspirine», spiegava la sua segretaria. William Faulkner (1897-1962) per scrivere aveva bisogno di «carta, tabacco, cibo e scotch».

     

    charles bukowski charles bukowski

    Ian Fleming (1908-1964), per identificarsi in James Bond, prese ad abusare di whisky, a fumare una sigaretta dopo l' altra e ad abbuffarsi di cibo. Sembra inverosimile ma si narra che in un sol pasto abbia ingurgitato 70 baguette e 6 chili di formaggio.

     

    Charles Bukowski (1920-1994) passava le sue giornate a bere perché pensava che non ci si dovesse sforzare di scrivere, che bisognasse soltanto aspettare. L' ispirazione per lui non era altro che un insetto sul muro: «Aspetti che venga verso di te. Quando si avvicina abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico».

     

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    «Dimenticavo di dirLe che, per scrivere, bisogna avere qualche cosa da scrivere» (Primo Levi in L' altrui mestiere).

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