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    DIFENDETE I MISSIONARI. DAI VESCOVI! - DON FILIPPO DI GIACOMO: ''IN ITALIA VENGONO PUBBLICATE 42 TESTATE MISSIONARIE, RIUNITE IN UNA FEDERAZIONE CHE CERCA DI TUTELARLE. DA QUALI NEMICI? ANZITUTTO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA E DA QUELLA «VATICANISTICA ANCILLARE» CHE OBBEDISCE AL DIKTAT DI QUALCHE MONSIGNORUCOLO STAZIONANTE NEI PALAZZI, DICHIARATO “COMUNICATORE” PER DECRETO VESCOVILE…''


     
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    Filippo Di Giacomo per ''il Venerdì - la Repubblica''

     

    nigrizia nigrizia

    In Italia vengono pubblicate 42 testate missionarie, riunite in una federazione, la Fesmi, che le rappresenta e cerca di tutelarle. Da quali nemici? Anzitutto dalla Conferenza Episcopale Italiana e da quella «vaticanistica ancillare» (definizione del compianto, indimenticabile, Giancarlo Zizola) che obbedisce al diktat di qualche monsignorucolo stazionante nei palazzi, dichiarato “comunicatore” per decreto vescovile.

     

    Essi vedono il mondo missionario italiano popolato da estremisti ed eversivi, quindi preferiscono attingere al blablabla curiale e non a sguardi “di prima mano” sugli esteri e sulle frontiere dell’intricato mondo dei diritti umani, del dialogo tra fedi e culture, dei giochi di potere a danno dei Paesi in via di sviluppo.

     

    missionari missionari

    Tutto ciò, ancora una volta, si è dimostrato palese con l’assenza dei direttori delle principali riviste missionarie dal flusso (scarso) di notizie relative a questo “mese missionario straordinario”. L’unico è stato papa Francesco che il 30 settembre, ricevendo una delegazione di istituti di fondazione italiana, ha ricordato: «Anche la Chiesa Italiana ha bisogno di voi, della vostra testimonianza, del vostro entusiasmo e del vostro coraggio nel percorrere strade nuove per annunciare il Vangelo».

     

    Con un sistema mediatico che investe 120 milioni l’anno per uno share vicino allo zero, la Cei non sente l’impulso di sostenere i media missionari che, nell’insieme, raggiungono una “massa critica” di centinaia di migliaia di lettori. In maggioranza persone di buon livello culturale, legate ad ambienti ecclesiali o laici comunque sensibili ed attive nel campo della solidarietà e nei movimenti d’opinione, a favore della pace e della giustizia. Tutte considerate insignificanti da una Cei che non riesce a mettersi in uscita neppure da uno dei suoi tanti pregiudizi.

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