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    ALT! IN POLE POSITION PER SOSTITUIRE CHRISTINE LAGARDE ALL’FMI C’È L’OLANDESE JEROEN DIJSSELBLOEM, CELEBRE PER LA CONSIDERAZIONE CHE HA DEI PAESI DEL SUD EUROPA: “SPERPERANO I SOLDI IN DONNE E ALCOL”, DISSE DA PRESIDENTE DELL’EUROGRUPPO – FAUTORE DELL’AUSTERITY, HA L’APPOGGIO DI TEDESCHI E FRANCESI, MENTRE DRAGHI…


     
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    Alberto D’Argenio per “la Repubblica”

     

    dijsselbloem dijsselbloem

    L'olandese Jeroen Dijsselbloem è in pole per sostituire la francese Christine Lagarde alla guida del Fondo monetario internazionale. È quanto emerge dopo due giorni di discussioni a porte chiuse da parte dei ministri delle Finanze europei riuniti a Bruxelles per Eurogruppo ed Ecofin. Un passo indietro la candidatura del governatore della Banca d' Inghilterra Mark Carney, mentre non è in corsa il presidente uscente della Bce Mario Draghi, che non ha manifestato interesse verso l' incarico. Fuori dai giochi anche il falco finlandese Olli Rehn.

     

    christine lagarde christine lagarde

    Laburista, 53 anni, Dijsselbloem ha guidato l' Eurogruppo dal 2013 allo scorso anno, facendosi apprezzare dai nordici ma guadagnandosi più di una critica da parte dei governi dei Paesi mediterranei che gli rimproveravano una certa propensione verso l' austerità e un atteggiamento di eccessiva durezza nei confronti della Grecia. Non a caso nel 2017 finì nella bufera per la celebre frase sui paesi del Sud, che a suo dire sperperano i loro soldi in «donne e alcol».

    dijsselbloem juncker dijsselbloem juncker

     

    Tuttavia nella due giorni di Bruxelles, raccontano fonti diplomatiche europee, l' olandese avrebbe ottenuto un primo appoggio da parte del tedesco Olaf Scholz, dai colleghi del Benelux e dal francese Bruno Le Maire. Grazie al loro sostegno ora sembra il favorito a succedere a Christine Lagarde, a sua volta in procinto di trasferirsi, il primo novembre, da Washington a Francoforte, dove raccoglierà il testimone di Mario Draghi.

     

    Mark Carney Mark Carney

    Tradizione vuole che il Fondo monetario sia guidato da un europeo, mentre la Banca mondiale spetta agli Stati Uniti. E proprio Trump starebbe soffiando perché il Vecchio continente scelga Carney.

     

    dijsselbloem tsipras dijsselbloem tsipras

    Non solo per dare un implicito battesimo e segnale di gradimento alla (incerta) Brexit, ma anche perché il governatore della Banca centrale di Londra è di nazionalità canadese. Il che metterebbe in discussione il principio per cui il Fondo sia prerogativa del Vecchio continente. Due ragioni per le quali gli europei - inclusi gli inglesi - al momento sono orientati su Dijsselbloem, sempre che superi le perplessità del Club Med.

     

    olli rehn olli rehn

    Che si oppone, anche se al momento non sembra avere un nome alternativo e non può bloccare troppo a lungo l' olandese, tanto più dopo aver già tolto dai giochi il candidato finlandese Olli Rehn, ex commissario europeo agli Affari economici nell' era Barroso giudicato ancor più rigorista e pro austerità di Dijsselbloem.

     

    MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI

    Non è invece in corsa Mario Draghi, che pure gode di grandi sostenitori su entrambe le sponde dell' Atlantico (lo stesso Trump lo ha lodato come un banchiere centrale modello). Da un lato l' ex governatore di Bankitalia non sembra avere mai mostrato interesse per la carica.

     

    Dall' altro, spiegava ieri il presidente di turno dell' Ecofin, il ministro finlandese Mika Lintila, «nella nostra decisione rispetteremo anche il criterio del limite di età». Le regole del Fondo prevedono infatti che il suo direttore generale entri in carica prima di compiere 65 anni e non possa restare al suo posto dopo i 70, mentre Draghi è nato nel 1947.

     

    MARIO DRAGHI DONALD TRUMP MARIO DRAGHI DONALD TRUMP

    Ieri intanto l' Ecofin ha formalizzato la candid atura di Christine Lagarde alla Bce, in accordo con il pacchetto di nomine Ue deciso ai primi di luglio dai capi di Stato e di governo dell' Unione.

     

    Saranno gli stessi leader a concludere l' iter per l' incarico, che durerà otto anni non rinnovabili, dopo avere consultato il Parlamento europeo e il consiglio dei Governatori della Bce. Sempre che il caos intorno alla fiducia da parte dell' Europarlamento di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione non faccia saltare tutto il pacchetto, rimettendo in discussione anche Lagarde.

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