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    “DIRE ADDIO E’ LA COSA PIU’ DIFFICILE DELLA VITA. ALLA PERSONA CHE SI E' AMATA E AL SE STESSO CHE SI E' STATI” – ALDO CAZZULLO SUL RITIRO DI NADAL: “NEL CALCIO TI PUOI MIMETIZZARE MA NEL TENNIS SE PERDI ANCHE SOLO IL 5 PER CENTO DELLA TUA FORZA E DELLA TUA LUCIDITÀ, NON PUOI GIOCARE. FACILE ORA DIRE CHE NADAL AVREBBE FATTO MEGLIO A LASCIARE DOPO LA 14ESIMA VITTORIA AL ROLAND GARROS, RISPARMIANDOSI DUE ANNI DI SOFFERENZE. NEPPURE ROGER FEDERER HA SCELTO QUANDO RITIRARSI; È STATO COSTRETTO A RITIRARSI. VEDREMO ORA COSA FARÀ NOVAK DJOKOVIC..."


     
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    Dalla rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”

     

    Caro Aldo, con la sconfitta, a Malaga, della Spagna in Coppa Davis, per mano della forte Olanda (che ha vinto per 2-1 il doppio decisivo) ufficialmente finisce l’eccezionale carriera di Rafael Nadal, 38 anni. 22 Slam, 14 volte re di Parigi, 103 titoli, tra doppio e singolare, 146 finali, due medaglie d’oro alle Olimpiadi, 5 Davis Cup, 81 partite vinte consecutivamente, sulla stessa superficie, tra il 2005 e il 2007.

     

    E ancora: 912 settimane consecutive in Top 10, 209 settimane da numero 1, 1.040 settimane in Top 100, 186 vittorie contro Top 10, il più forte giocatore di sempre, su terra rossa, uno degli sportivi più incredibili della storia. Gracias, Rafa!

    Pietro Mancini

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    Risposta di Aldo Cazzullo

    Caro Pietro, dire addio è la cosa più difficile della vita. Alla persona che si è amata. E al se stesso che si è stati.

     

    Il passo d’addio di Rafa Nadal è stato piuttosto crudele. Il problema è che il tennis — sport di combattimento senza contatto, pugilato della mente — è uno degli sport in cui l’addio è più difficile. Proprio come il pugilato. Non a caso Massimiliano Gallo sul Napolista ha accostato Nadal a Mike Tyson, che se non altro ha appena vinto le elezioni americane (se Kamala aveva Jennifer Lopez e Taylor Swift, Trump aveva Tyson e Hulk Hogan).

     

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    Nel calcio ti puoi mimetizzare. Altafini a 36 anni entrava a dieci minuti dalla fine e piazzava la zampata. Totti e Ibra a quarant’anni giocavano per gli altri, facevano girare la palla, che corre più veloce di qualsiasi mediano. Ricordo una partita di Pelè a 50 anni: scannerizzava il campo, vedeva spazi che gli altri non vedevano.

     

    Nel tennis se perdi anche solo il 5 per cento della tua forza e della tua lucidità, non puoi giocare. E nel tennis non esiste il pareggio.

     

    Facile ora dire che Nadal avrebbe fatto meglio a lasciare dopo la quattordicesima vittoria al Roland Garros, risparmiandosi due anni di sofferenze. Neppure Roger Federer ha scelto quando ritirarsi; è stato costretto a ritirarsi. Vedremo ora cosa farà Novak Djokovic.

     

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    Magari tornerà a gennaio in Australia, nel suo torneo preferito, all’altezza di Sinner e Alcaraz. Magari ha dato tutto, di fisico e di testa, nel suo capolavoro di Parigi, la finale olimpica in cui ha dominato mentalmente un Alcaraz più forte. Auguriamo al lupo serbo di essere lui a decidere il passo d’addio, e a non farselo imporre.

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