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DIRE CHE LE STRAGI SONO UN MISTERO SERVE SOLO AD ASSOLVERE LA DESTRA NEO E POST FASCISTA – “DOMANI”: SFOGLIANDO L’ALBUM DI FAMIGLIA DELLA DESTRA ITALIANA OGGI AL GOVERNO, CI SI IMBATTE IN QUALCHE SOSPETTO O CONCLAMATO STRAGISTA, IN FIANCHEGGIATORI E AUTOREVOLI ESPONENTI CHE COPRIRONO LATITANZE” – “AMMETTERE CHE LA STAGIONE DELLE STRAGI È UNA VICENDA CHE RIGUARDA LA DESTRA ITALIANA VORREBBE DIRE RIVEDERE LO SPARTITO VITTIMISTA SUL QUALE LA PREMIER GIORGIA MELONI HA IMPRONTATO L’AUTONARRAZIONE DELLA PROPRIA VICENDA UMANA E POLITICA…”
Estratto dell'articolo di Valerio Renzi (autore di "Le radici profonde. La destra italiana e la questione culturale, ed. Fandango) per “Domani”
Il 2 agosto 2025 saranno quarantacinque anni dalla strage della stazione di Bologna. L’ultimo capitolo di una stagione iniziata il 12 dicembre 1969 con le bombe alla Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana, nota come strategia della tensione. Una stagione in cui la destra neofascista ha avuto responsabilità chiarissime. Lo raccontano le inchieste e le sentenze, ma anche la coscienza collettiva del nostro paese.
Chi fa fatica a riconoscerlo invece è la destra italiana che nonostante abbia terminato la sua lunga marcia dentro le istituzioni democratiche arrivando alla presidenza del Consiglio, non riesce a fare i conti con la propria storia. Non solo con l’eredità del fascismo, ma anche nel riconoscere le responsabilità del Movimento Sociale Italiano in quella stagione.
anniversario della strage di bologna 2025 5
Se la rottura tra il partito Comunista Italiano e la sinistra extraparlamentare fu una ferita profonda e con conseguenze durature, con il partito di Enrico Berlinguer che lavorò attivamente all’isolamento e alla repressione dei gruppi alla propria sinistra assumendo il punto di vista dello stato […], al contrario il Movimento Sociale Italiano quando si avvicinava lo scioglimento di Ordine Nuovo aprì il proprio ombrello facendo rientrare in seno al partito molti dei protagonisti della prima fase della strategia della tensione e delle tattiche di “contro insurrezione”.
Qualche anno dopo i Nuclei Armati Rivoluzionari di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti si organizzeranno all’interno delle sezioni dell’Msi. La doppia tessera a destra era un fenomeno molto diffuso. Si passava dal Fronte della Gioventù ad Avanguardia Nazionale, da Terza Posizione all’Msi, condividendo a volte le stesse sedi.
Per questo sfogliando l’album di famiglia della destra italiana oggi al governo, ci si imbatte in qualche sospetto o conclamato stragista, in fiancheggiatori e autorevoli esponenti che coprirono la latitanza di quello o quell’altro.
«Nessuno di noi era a Bologna», è lo slogan della destra che ancora oggi sostiene le tesi innocentiste per la strage del 2 agosto, dove l’utilizzo della prima persona plurale è sintomatico della percezione di appartenere alla stessa comunità umana e di “destino”.
Ma ammettere che la stagione delle stragi è una vicenda che riguarda la destra italiana […], vorrebbe dire rivedere lo spartito vittimista sul quale la premier Giorgia Meloni ha improntato l’autonarrazione della propria vicenda umana e politica, e con lei tutti i postfascisti.
Il vittimismo ha portato alla costruzione di un vero e proprio canone martirologico neofascista i cui esempi più noti sono la strage di Acca Larentia e l’omicidio di Sergio Ramelli: impossibile accostarvi le immagini dei carnefici di cittadini in fila in banca o in attesa di prendere un treno per le vacanze estive.
Nel discorso con il quale ha chiesto la fiducia il 25 ottobre del 2022, Meloni ha richiamato i caduti del neofascismo degli anni Settanta e Sessanta, dipingendoli solo ed esclusivamente come vittime dell’odio “rosso”.
«Nell'abisso non si pareggiano mai i conti, si precipita e basta. Ho conosciuto giovanissima il profumo della libertà, l'ansia per la verità storica e il rigetto per qualsiasi forma di sopruso o discriminazione proprio militando nella destra democratica italiana.
GIORGIA MELONI - GIULIANO CASTELLINO - ACCA LARENTIA
Una comunità di uomini e donne che ha sempre agito alla luce del sole e a pieno titolo nelle nostre istituzioni repubblicane, anche negli anni più bui della criminalizzazione e della violenza politica, quando nel nome dell'antifascismo militante ragazzi innocenti venivano uccisi a colpi di chiave inglese.
Quella lunga stagione di lutti ha perpetuato l'odio della guerra civile e allontanato una pacificazione nazionale che proprio la destra democratica italiana, più di ogni altro, da sempre auspica».
Non potendo rifarsi ai valori condivisi della Resistenza al nazifascismo, la destra italiana in questa e in altre occasioni ha cercato un nuovo terreno di sintesi istituzionale nel rifiuto della violenza politica e della stagione del terrorismo.
GIORGIA MELONI E LA MATRICE FASCISTA NELLA STRAGE DI BOLOGNA - VIGNETTA BY MANNELLI
Un’operazione che, senza il riconoscimento delle responsabilità della destra italiana nella strategia delle tensione, non può che suonare come di comodo, utile a superare la diade fascismo/antifascismo sostituendola con un generico riconoscimento delle vittime e della condanna della violenza (e chi non sarebbe d’accordo?).
Per questo anche la destra italiana insiste sulla necessità di aprire una commissione di inchiesta sugli anni Settanta e sulle stragi […]. Soprattutto la commissione dovrebbe indagare sul “Lodo Moro”, quindi la cosiddetta “pista palestinese” per la strage di Bologna. L’idea che le stragi siano un “mistero” però serve soprattutto ad assolvere la neo e post fascista italiana da ogni responsabilità, per vestire i panni delle vittime o degli agnelli sacrificali.
giorgia meloni marcello de angelis
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