Giulio De Santis per il “Corriere della Sera” - Edizione Roma
MARCO MILANESE
La procura ha disposto la citazione in giudizio di Marco Milanese con l' accusa di finanziamento illecito a un politico per la ristrutturazione della casa di via di Campo Marzio, di cui avrebbe goduto Giulio Tremonti tra il 2010 e il 2011 quando era titolare del dicastero dell' Economia. I lavori nell' immobile di 200metri quadri di proprietà dell' associazione religiosa Pio Sodalizio dei Piceni costarono 60mila euro.
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Soldi che, secondo l' accusa, Milanese, titolare del contratto d' affitto dell' appartamento, non fece pagare al ministro, nonostante Tremonti - che per la vicenda ha patteggiato quattro mesi di reclusione, poi convertiti al pagamento di 30 mila euro di pena pecuniaria - fosse il reale beneficiario dell' ammodernamento della casa dove visse per un anno dal luglio del 2010.
A sostenere le spese fu l' imprenditore edile Angelo Proietti, che svolse la ristrutturazione gratuitamente con l' intento di ingraziarsi l' ex ufficiale della Finanza. Anche Proietti è stato citato in giudizio dal pm Paolo Ielo con le stesse accuse mosse all' ex politico del Pdl. Il caso, esploso nell' estate del 2011, provocò una frattura insanabile tra il ministro e Milanese, arrivato a chiedere la restituzione di una parte degli affitti non pagati a Tremonti. L' allora ministro giustificò la necessità di vivere durante la settimana in via di Campo Marzio con ragioni di sicurezza.
GIULIO TREMONTI E MARCO MILANESE
La storia emerse quando dalle carte dell' inchiesta napoletana sulla cosiddetta P4 saltò fuori l' esistenza della «casa concessa in locazione a Milanese per un canone mensile di 8.500 euro e di fatto utilizzata dal ministro Tremonti». L' allora braccio destro del dicastero firmò il contratto di locazione nel febbraio del 2009 accordandosi con l' ente religioso per scomputare dal canone le spese dei lavori che nessuno finì per pagare.
Di certo non Tremonti, che, secondo quanto ricostruito dalla procura, scelse anche i divani della casa. Il ministro, nel periodo di residenza presso l' abitazione, versò 4000 euro al mese al suo braccio destro, ma, appena la vicenda divenne pubblica, abbandonò il «pied-à-terre» senza dare più un centesimo a Milanese.
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