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    TUTTA COLPA DEGLI UCCELLI! – IL RADDOPPIO DELLA LINEA FERROVIARIA ADRIATICA BOLOGNA-BARI È STATA BOCCIATA PERCHÉ IL CANTIERE DISTURBEREBBE GLI UCCELLI FRATINI! GLI STESSI PER CUI SI ERA CHIESTO A JOVANOTTI DI SPOSTARE I SUOI CONCERTI L’ANNO SCORSO. PECCATO CHE IN QUESTO CASO SI TRATTA DI UN’OPERA FONDAMENTALE PER CONNETTERE LA PUGLIA AL RESTO DEL PAESE…


     
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    Paola Colaci per www.quotidianodipuglia.it

     

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    I treni veloci al Sud? La Puglia e il Mezzogiorno possono attendere. Per gli esperti del Ministero dell’Ambiente viene prima la tutela degli uccelli. Poi, semmai, toccherà al raddoppio della linea ferroviaria adriatica Bologna-Bari. In particolare, alla realizzazione del secondo e terzo lotto del tratto Termoli-Lesina, al confine con la Puglia.

     

    Un’opera strategica attesa dal 2001, da quando cioè fu prevista dalla Legge Obiettivo del governo di Silvio Berlusconi, e per la cui realizzazione sono già stati destinati 700 milioni di fondi Cipe. Un’infrastruttura che dovrebbe consentire il superamento di quel “collo di bottiglia” del binario unico, lungo 31 chilometri, che di fatto impedisce il raddoppio della linea ferroviaria nel tratto tra Pescara-Bari.

    ALTA VELOCITA' ALTA VELOCITA'

     

    Proprio nelle scorse settimane, però, il progetto definitivo presentato dalla Rete Ferroviaria Italia (Rfi) ha incassato una nuova bocciatura: quella degli esperti di tutela faunistica che in sede di commissione ministeriale di Valutazione di Impatto Ambientale, hanno dato parere negativo alla compatibilità ambientale al progetto.

     

    Tra le sottolineature, la presenza di rumori di cantiere che potrebbero arrecare danni all’avifauna. In particolare, alla specie protetta dell’uccello fratino. Da qui, dunque, la necessità di prevedere da parte di Rfi opportune opere di rinaturalizzazione di nuove aree e di interventi utili a ridurre il rumore e contenere ogni impatto sull’avifauna.

     

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    Opere che il “braccio operativo” delle Ferrovie dello Stato ora dovrà provvedere a realizzare se vuole dare il via ai lavori. E seppure nei fatti si tratti di un ostacolo superabile, la nuova riprogrammazione comporterà inevitabilmente costi aggiuntivi e tempi più lunghi di realizzazione. Eppure nelle scorse settimane era stato proprio il premier Giuseppe Conte ad annunciare l’impegno formale del Governo a portare l’Alta Velocità al Sud.

     

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    E nelle scorse ore il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Paola De Micheli scommetteva sul Piano #Italiaveloce da 200 miliardi di investimenti spalmati nell’arco di 15 anni. Nei fatti, però, su quel binario unico rimasto tale dal 1863 quando a inaugurarlo fu re Vittorio Emanuele II, c’è il rischio che di treni veloci non se ne vedano ancora per molto tempo. E se da Milano al Molise si viaggia a 200 km orari, nel tratto tra Termoli e Ripalta i convogli dovranno ridurre la velocità di marcia a 140 km orari. Di contro, l’unico a “volare” resta l’uccello fratino.

     

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    Ma la Puglia non ci sta. «Al Sud non siamo bestie ma di certo gli uccelli sono maggiormente tutelati dei cittadini – tuona Rocco Palese di Forza Italia - Con tutto il rispetto per il fratino ci chiediamo se quelli del ministero vivano sulla Terra o sulla Luna. Di questo raddoppio si parla da 30 anni e, mentre aumentavano tempi e costi dell’opera, lo stesso ministero ha più volte espresso svariati pareri positivi.

     

    Tra ricorsi, controricorsi, pareri contrastanti, ordinaria e vergognosa burocrazia italiana, ora spunta anche il fratino. Tutto viene tutelato in questo Paese, tranne i cittadini, specie quelli del Sud, a cui di fatto viene negato il diritto alla mobilità che pure è costituzionalmente garantito».

     

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    Ma a scendere in campo ora è anche la Cgil Puglia che, per voce del segretario generale Pino Gesmundo affonda il colpo: «Il blocco di quell’opera impedisce la valorizzazione dei nostri hub logistici e portuali, alle nostre imprese di essere collegati a uno degli assi della Trans European Network-Transport che lungo la costa Adriatica si ferma ad Ancona, a impedire il raddoppio della programmazione dei treni, che passerebbero da 80 a 150 al giorno.

     

    Non vorremmo che si ricominci con le schermaglie amministrative tra Regioni e Comuni, quindi forse è davvero il caso che lo Stato non perda tempo e utilizzi i poteri sostitutivi. Nel frattempo chiediamo ai ministri della nostra regione, ai parlamentari e al presidente Emiliano di intervenire usando tutti gli strumenti politici e istituzionali a loro disposizione».

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