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Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Tra le ultime puntate di “Landman” su Paramount, che è un vero saggio di Taylor Sheridan sul petrolio il Texas il capitalismo americano, e un po’ di Lilli Gruber io ieri sera mi sono su Netflix le prime tre puntate, su otto, della nuovissima serie colombiana dedicata a “Cento anni di solitudine”, libro fiume di Gabriel Garcia Marquez, che tutti abbiamo letto, diretto da Gabriel Garcia Lopez e Laura Mora Ortega, prodotto da due figli dello scrittore, Rodrigo García e Gonzalo García Barcha e interpretato da Claudio Catano come Aureliano Buendia, Marleyda Soto come Ursula Iguaran, Ruggero Pasquarelli come Pietro Crespi e una marea di altri attori.
Devo dire che è stato un bel tuffo nel passato e non mi ricordavo praticamente nulla del libro letto quando ero giovincello. Ma la città di Macondo, le tante generazioni di Buendia, alla fine sono tornate a galla. Leggo che questo è il primo adattamento cinematografico fatto in Sudamerica del romanzo di Marquez, ma in Giappone ci provò Shûji Terayama negli anni ’80 a dargli vita.
Marquez decise che non avrebbe venduto i diritti del libro se non fosse stata rispettata la lingua originale, lo spagnolo. Questa è la più ricca produzione sudamericana di Netflix che si sia mai fatta. Uscita proprio ieri, ha buone critiche internazionali e mi è sembrato oltremodo rispettosa del romanzo. Ci sono veri indios e, soprattutto, vere ambientazioni colombiane.
Su Amazon trovate in anteprima anche un filmone natalizio come “Uno rosso” con Dwayne Johnson. Ma risulta al primo posto, cioè il più visto, “Secret Level”, film a episodi ideato da Tim Miller per Amazon tratti dai videogiochi più popolari. Magari a dodici anni ci andate pazzi. Su Mubi segnalo un film georgiano che mi era piaciuto molto visto in chissà quale festival un paio d’anni fa, “Blackbird, Blackbird, Blackberry”, scritto e diretto, al suo terzo film da Elene Naveriani.
Blackbird, Blackbird, Blackberry
Ancora un film diretto da una donna su una donna che vuole scopare. I tempi cambiano, dopo un secolo di professoresse, infermiere, dottoresse e maschi allupati che le sbirciano sotto la doccia, ci possiamo stare. La protagonista femminile in questione, la strepitosa Eka Chavleishvili, è la massiccia Etero detta Eto, donna di 48 anni di pochissime parole che vive silenziosamente in un villaggetto della Georgia.
Blackbird, Blackbird, Blackberry
Dopo aver passato tutta la vita dietro al padre, ora defunto, ai maschi di casa, che se ne sono andati, e dietro alla piccola drogheria, l’unica del posto, scopre, dopo aver rischiato la pelle per guardare un corvo sul rovo di fragole che coglie da sempre per farci i suoi dolci, decide che è tempo di dedicarsi ad altro. E si dedica al sesso. Ancora vergine, non proprio femminile, confesserà di aver avuto una sola cotta in vita sua, mai dichiarata, ma per un’altra donna, acchiappa il gentile Murman, Temiko Chichinadze, signore cinquantenne che le porta i detersivi con il furgoncino, e se lo scopa sul pavimento.
Blackbird, Blackbird, Blackberry
Decide che è amore. Anche se per questo non è che voglia cambiare modello di vita. Seguita a vedere le vecchie amiche del tè del pomeriggio, a fare marmellate e dolci, senza dire nulla a nessuno della sua storia, neanche alle amiche lesbiche di un paese vicino con le quali è più in confidenza. Murman, inoltre, è sposato con figli, anche se si dimostra addirittura innamorato di Etero. Le scrive poesie romantiche e le manda messaggi. Etero, da parte sua, scopre che gli uomini possono essere gentili e sensibili. Molto divertente. Lo giuro.
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