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Marco Giusti per Dagospia
l’amica geniale – storia della bambina perduta 6
Che vediamo stasera? Direi le ultime due puntate di “L’amica geniale” su Rai Uno. A meno che non le vogliate recuperare da domani su Rai Play. Dopo aver visto tutte le puntate della quattro stagioni è ovvio che non si possa fare a meno del finale. Accanto a “Gomorra” è la serie italiana più amata in tutto il mondo. E’ stato nominata, assieme a “Lidia Poet”, come migliore serie straniera ai Critics Choice Awards. Leggo sui social grande tristezza, “E’ la fine di un’era”, “non posso crederci”, “sono già a lutto”.
Possiamo rifarci su Rai Uno e poi su RaiPlay con un’altra serie napoletana piena di attori napoletanissimi come la seconda stagione, quattro puntate, di “Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso”, diretta da Luca Miniero, tratta dai romanzi di Diego De Silva, con Massimiliano Gallo, Teresa Saponangelo, Francesco Di Leva, Giulia Bevilacqua. Su Disney+ avete le prime puntate di "Skeleton Crew” con Jude Law, Dominic Burgess, Kerry Condon, Ryan Keira Armstrong, che devo ancora vedere. Su Netflix trovate il cartone animato “That Christmas”, diretto da Simon Otto, tratto dai libri di Richard Curtis con Babbo natale doppiato, in originale, da Brian Cox. Leggo critiche tiepidine, però.
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La vera sorpresa, e lo consiglio a Dago, è la versione originale in francese, con tanto di nudi di Brigitte Bardot che allora non vedemmo (e nudi di un’altra signorina che il produttore francese volle inserire per rinforzare un po’ la cosa), de “Il disprezzo”/”Le mépris” di Jean-Luc Godard tratto dal romanzo di Alberto Moravia, girato in Italia con Michel Piccoli nel ruolo dello sceneggiatore Paul Javal con moglie bella e infedele, Brigitte Bardot, che lo tradisce col suo produttore, il torvo Jeremy Prokosh di Jack Palance, mentre scrive un film, un peplum, diretto addirittura da Fritz Lang.
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Nella copia francese il produttore, Georges De Beauregard, lasciò il montaggio di Godard come stava, con tanto della musica meravigliosa di Georges Delerue, anche se aumentò i nudi iniziali di Brigitte Bardot su richiesta, pare, di Joseph Levine, il produttore americano che odiava il film e pensò che solo i nudi iniziali potessero portare il pubblico al cinema. Cosa che avvenne. Ma nella copia italiana, Carlo Ponti massacrò il montaggio di Godard, sostituì la musica di Delerue con una nuova partitura di Piero Piccioni, tagliò tutta la grande scena iniziale col nudo della Bardot. Mortacci!
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Fu Levine a imporre a Godard il cinemascope, che detestava (“buono per filmare i serpenti” diceva Otto Preminger). Godard però chiede un vero cast americano, Kim Novak e Frank Sinatra, che rifiutarono. Ponti propose Sophia e Marcello. Godard si oppose. Gli offrirono Brigitte Bardot e Raf Vallone. Ma Vallone stava girando “Il cardinale” con Otto Preminger e venne sostituito da Piccoli. Che è perfetto come Paul Javal. Per Scorsese è un capolavoro. Godard lo ha sempre odiato.
Su Mubi trovate anche, e questa è una notizia, la copia originale di “Tout va bien” di Godard con Yves Montand, Jane Fonda e Vittorio Caprioli, film ultra politico allora impossibile da vedere in edizione doppiata. I fan apprezzeranno. Io apprezzo anche l’arrivo di “Vincitori e vinti”, grande film di Stanley Kramer dedicato al processo di Norimberga con Spencer Tracy, Burt Lancaster, Richard Widmark, Maximilian Schell, Marlene Dietrich, Judy Garland, Montgomery Clift, su Amazon. Tre ore.
Vinse due Oscar, per la sceneggiatura di Abby Mann e per l’interpretazione di Maximilian Schell. Il film è la versione cinematografica del teleplay di Abby Mann ripreso nel 1959 da George Roy Hill con Claude Rains, Paul Lukas e Maximilian Schell. Quando Marlon Brando chiese a Stanley Kramer di poter interpretare il ruolo dell’avvocato dei tedeschi, Abby Mann preferì puntare su Schell, che riprendeva il ruolo che aveva nel teleplay e infatti vinse l’Oscar.
Marlene si faceva riscrivere le battute dal suo amico Billy Wilder, cosa che faceva uscir pazzo Abby Mann. E’ il primo film che Judy Garland gira dopo “E’ nata una stella”, fatto sette anni prima. Era così contenta di recitare che non riusciva a recitare un ruolo drammatico. “Sono troppo felice per piangere”.
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