Paolo Bertolucci per la Gazzetta dello Sport
djokovic federer
Molti, con ancora negli occhi la finale 2019 di Wimbledon tra Roger Federer e Nole Djokovic, speravano di assistere a un match dall' esito incerto. Le notizie che trapelavano dal team lasciavano però trasparire molte preoccupazioni sulla situazione fisica dello svizzero. Come se non bastasse, le lunghe maratone disputate nei match precedenti, la superficie e il tipo di palle, non potevano che far pendere la bilancia verso Djokovic. L' ottima partenza, costellata da numerosi vincenti, avrebbe potuto anche dare a Roger il primo set, ma si vedeva chiaramente che la menomazione negli spostamenti, in particolare quelli laterali, demandava al solo braccio la risoluzione di ogni singolo problema. Impossibile in queste condizioni reggere l' urto di un martello come Djokovic. Poteva ritirarsi, ma i campioni si riconoscono anche per il rispetto che nutrono verso gli spettatori. Al serbo è bastato correggere le direttrici del servizio per togliere il tempo della risposta all' avversario e far partire uno scambio basato sulla lunghezza. La profondità dei colpi e la superiorità sulla diagonale di sinistra hanno poi incanalato la contesa sul territorio preferito e la vittoria è arrivata senza patemi. Produttivo con il servizio, esemplare nella risposta e impeccabile nell' anticipo Nole - così a suo agio in terra australiana - si conferma conquistando l' ottava finale.
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