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    BIS-COTTO E MANGIATO – LA DOLCE STORIA D’ITALIA: I FRANCESI INSISTONO A FAR CREDERE CHE I MACARON LI HANNO INVENTATI LORO, EPPURE FU CATERINA DE’ MEDICI A PORTARLI A PARIGI – LO STIVALE È LA PATRIA DEI BISCOTTI SIN DAI TEMPI DEGLI ANTICHI ROMANI, QUANDO VENIVANO DISTRIBUITE AI SOLDATI ROMANI FETTE DI PANE COTTE UNA SECONDA VOLTA NEL FORNO (BIS-COTTI) – DAI PAVESINI AI LOACKER: TUTTE LE ECCELLENZE ITALIANE


     
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    Carlo Ottaviano per “il Messaggero”

     

    macarons macarons

    A fronte del 100% con cui consideriamo made in Italy i wafer loacher (che nel loro successo hanno perso perfino la maiuscola del cognome austriaco del loro inventore, diventando una tipologia) ai francesi piace lasciare far credere di essere stati loro a creare i mitici macaron. Eppure basterebbe il riferimento al maccarone per dare a Cesare quel che è di Cesare, più precisamente a Caterina de' Medici che offrì il pasticcino alla sua festa di nozze col duca d' Orleans già nel 1553, ben quattro secoli prima della presunta primogenitura di Ladurée, la più nota pasticceria di Parigi. Insomma, l' Italia è la patria dei biscotti. Sin dai tempi degli antichi romani, quando fette di pane cotte una seconda volta nel forno, appunto bis-cotti, venivano distribuite - stando alle testimonianze - ai soldati romani prima delle battaglie.

     

    LE GOLOSITÀ

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    Nei secoli le golosità che conosciamo hanno contribuito perfino a fare da collante all' unità d' Italia. Lo affermano gli storici che raccontano come durante le lunghe giornate della Prima Guerra Mondiale, il tempo in trincea trascorreva anche leggendo le lettere da casa. Spesso i testi si dilungavano nella narrazione dei cibi (quasi sempre poveri) con cui venivano festeggiate nascite e sposalizi o consolati i dolori dei lutti.

     

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    Dai familiari arrivavano pure pacchi di cibo da condividere coi commilitoni. Così i siciliani scoprirono l' esistenza dei piemontesi krumiri al burro, che erano stati dedicati il secolo precedente al re Vittorio Emanuele II e ai suoi baffi (da cui la forma). E specularmente i piemontesi conobbero i biscotti di pasta frolla ricoperti da semi di sesamo. I più buoni - raccontavano i siciliani nell' ilarità della truppa - li preparavano le suore Cappuccinelle di Palermo e maliziosamente li chiamavano, data forma e dimensione, cazzitelli di parrino.

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    Interrogate sul nome di quei buonissimi biscotti dalla Regina Carolina di Napoli e arciduchessa d' Austria, in visita al convento, le monache ebbero la prontezza di ribattezzarli in suo onore Reginella, così come li conosciamo oggi. Legato al nome di un nobile - Ricciardetto della Gherardesca - anche i ricciarelli di Siena, scoperti dai soldati veneti che in cambio ai compagni toscani dischiusero i segreti degli zaleti di mais. Insomma, mangiando dolci e parlando di cibo, passava il tempo e si cementava l' Italia nel momento in cui per la prima volta italiani di diverse regioni si trovarono a convivere in piccoli spazi.

     

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    I biscotti hanno continuato a simboleggiare l' unità e la modernizzazione del Paese anche dopo l' altra guerra, negli anni del boom economico quando da prodotti fatti in casa divennero industriali. Ma sempre pensiamo a Carosello offrendo umore di famiglia, di intimo, di genuino. E dei tempi nuovi e moderni. Emblema furono i Pavesini eredi dei savoiardi dell' epoca di Aimone di Savoia ingredienti essenziali anche in due piatti alla moda da Bolzano a Ragusa: la zuppa inglese negli anni Cinquanta, il Tiramisù nei Settanta.

     

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    Oppure - quasi a simbolo dell' ottimismo della nuova Italia - i biscotti Plasmon che nel 1964 avevano per testimonial un omaccione (ora vive in Abruzzo dopo aver trascorso lunghi anni in carcere in Egitto) tale e quale il dio Vulcano rappresentato sulle 50 lire dell' epoca.

     

    I VALORI ECONOMICI

    La storia dei biscotti non è solo una questione di gusto e bontà ma di grandi valori economici.

    Basti pensare alla realtà Loacher o all' altro grande vecchio della biscotteria italiana, Mario Galbusera, scomparso a 94 anni pochi mesi fa. E ancora a marchi storici centenari: i Gentilini di Roma che oggi propongono confezioni vintage come quelle dei tempi della loro fondazione nel 1890; i Lazzaroni (importatori di biscotti inglesi, prima di produrre gli amaretti), i Colussi dei celebri Granturchese, i Bucaneve di Doria, i Pavesi che oltre ai Pavesini ebbero fortuna con Ringo.

     

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    In alcuni casi veri e propri imperi economici internazionali come Barilla col marchio Mulino Bianco o la Ferrero di Alba che ha appena presentato un' offerta da 1,5 miliardi di dollari per acquisire il ramo biscotti del gigante americano Kellogg. Insomma l' Italia alla conquista del mondo armata di biscotti. Appunto, come gli antichi romani.

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