Fabio Pavesi per Dagospia
CARLO DE BENEDETTI BY ANDY WARHOL
Prima la soffiata via Palazzo Chigi (era Renzi) sulla riforma delle Popolari che, secondo l’inchiesta che vedrà a processo il suo broker, gli ha permesso di comprare titoli delle banche il giorno prima della notizia per poi rivenderli subito dopo con una plusvalenza garantita. Ora l’accusa di aver sottratto al fisco il suo yacht da 51 metri e la tegola di una possibile sanzione fino a 36 milioni da parte della Guardia di Finanza.
Lui, Carlo De Benedetti, classe 1934, si difende accoratamente. Un suo portavoce ha dichiarato che “l’ingegnere De Benedetti non ha mai evaso, o omesso di dichiarare, alcuna proprietà estera, in particolare per quanto riguarda l'imbarcazione MY Aldabra, che era di proprietà di UniCredit Leasing SpA in Italia”. Si vedrà. Non c’è pace di questi tempi, quanto a grane giudiziar-tributarie, per l’ex patron di uno degli imperi industriali italiani.
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Quella Cir che si espande, dopo aver mollato il bubbone Sorgenia alle banche, dall’editoria con Gedi, alla componentistica auto fino alla sanità privata e che da qualche tempo è passata in gestione ai figli Rodolfo e Marco. Di certo a 84 anni passati può fare spallucce. Quant’anche quella sanzione fosse accertata e infine applicata per l’Ingegnere si tratta di bruscolini. Quei 36 milioni eventuali sono meno della metà del dividendo da 80 milioni che solo nel 2017 la sua Romed ha incassato dalla controllata parigina Montaigne 51 che detiene immobili di pregio in Francia.
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Il cuore del suo impero, dopo l’abbandono dell’industria e il lascito operativo ai figli, è sempre più la finanza. Quella della compravendita di azioni, bond, derivati, strumenti di ogni tipo. Questa da sempre è la vera passione di Carlo De Benedetti. Computer e grafici di borsa sono il suo pane quotidiano. Fin da giovane. E sempre di più ora che è da qualche anno un pensionato eccellente.
Il motore della sua passione borsistica si chiama Romed Spa. È la sua creatura personale da sempre, la controlla direttamente con il 12,6% mentre l’altro 87% fa capo alla Romed International che CdB possiede al 100%. Tutta roba solo sua. Qui muove con il suo team di gestori ogni genere di titolo finanziario. E con successo. Nel 2017, ultimo bilancio disponibile, la Romed spa ha prodotto utili per 16,2 milioni. Ne aveva fatti 31,5 nel 2016. Il filotto di profitti si allunga nel tempo.
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Nel 2015 gli utili della finanziaria personale sono stati di 36 milioni e ben 93,5 milioni li ha ottenuti nel 2014. Certo per un pezzo la Romed vive di partecipazioni soprattutto immobiliari, in Francia (in Avenue de Montaigne a Parigi in particolare da dove sono arrivati gli 80 milioni di dividendo nel 2017, ma anche a Marbella) che ne costituiscono l’ossatura storica, ma per una buona metà del suo bilancio, la Romed vive di compravendite di titoli azionari e di derivati. E vive più che bene.
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A furia di cumulare utili la Romed poggia su un patrimonio netto che nel 2017 è arrivato a valere 163 milioni. Tra attività finanziarie immobilizzate o meno, la finanziaria aveva in pancia nel 2017 oltre 160 milioni tra titoli e partecipazioni. Il clou è stato nel 2016 dove titoli e partecipazioni assommavano quasi 200 milioni. Un portafoglio notevole che gli consente di avere proventi netti per 37 milioni. Giocare in Borsa rende bene al capostipite della famiglia De Benedetti.
Non solo, la passione per il rischio si nutre anche di ogni genere di derivato. Come una piccola banca d’affari Carlo De Benedetti muove da solo derivati per decine di milioni ogni anno. Li usa per coprirsi come si dice in gergo, ma anche per speculare. Nel 2017 non gli è andata benissimo. Sui derivati attivi in carico per circa 22 milioni ha subito svalutazioni per quasi 9 milioni. Ma si sa come va: un anno guadagni un altro perdi, dato che il rischio sui derivati è amplificato rispetto ai sottostanti.
carlo e rodolfo de benedetti
In ogni caso Romed è una macchina da guerra di profitti. Solo negli ultimi tre anni ha portato a casa oltre 80 milioni di utili netti. Andati a rimpolpare il già consistente patrimonio. Ma all’ingegnere giocare con i soldi non basta. Si indebita anche con le banche per avere più munizioni da spendere. Per una parte consistente Carlo De Benedetti si indebita per le sue puntate borsistiche. Nel 2016 i debiti con le banche erano di 123 milioni. Nel 2017 i prestiti per comprare azioni e bond sono stati di 95 milioni.
Le banche si fidano. In fondo l’Ingegnere è uno degli uomini più solidi e garantiti d’Italia. Nessun rischio per gli istituti di credito a concedere finanziamenti al suo veicolo finanziario personale. Ma a scanso di equivoci il gioco regge solo se Cdb offre in garanzia parte del suo tesoro in azioni agli istituti di credito. A fine 2017, 55 milioni di prestiti bancari erano garantiti da pegni sulle azioni che Romed compra e vende. La fiducia per il patriarca dell’impero dei De Benedetti va bene.
Ma non basta evidentemente solo la parola. In ogni caso l’uomo mostra grande capacità. Vince quasi sempre come mostrano i profitti degli ultimi anni. Una garanzia nei mari spesso tempestosi delle Borse. Forse potrebbe dedicarsi a un nuovo lavoro, anziché giocare in proprio. Fondare una boutique d’investimento per i patrimoni dei grandi ricchi. Lui sa come far fruttare il denaro. Per l’anziano trader di Borsa il tempo dei giardinetti pare non essere ancora arrivato.
MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze carlo de benedetti repubblica carlo de benedetti saluta eugenio scalfari CARLO DE BENEDETTI E MATTEO RENZI A DOGLIANI DA CHI de laurentiis caldoro de magistris carlo de benedetti ezio mauro FRANCO RODOLFO E CARLO DE BENEDETTI rodolfo carlo edoardo de benedetti con il paadre graziano del rio a colazione da carlo de benedetti CARLO DE BENEDETTI AGNELLI