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    CHISSA' SE FELLINI SAREBBE CONTENTO DI COME RIMINI HA DECISO DI CELEBRARLO - DOMANI SERA SARA' INAUGURATO IL MUSEO A LUI DEDICATO, DIVISO IN TRE LUOGHI: IL QUATTROCENTESCO CASTEL SISMONDO, IL SETTECENTESCO PALAZZO VALLONI E PIAZZA MALATESTA - CONTRARI TOMASO MONTANARI, VITTORIO EMILIANI, E UNA SERIE DI ASSOCIAZIONI CITTADINI: "L'OCCUPAZIONE DEL CASTELLO IMPEDISCE DI FRUIRE DI UN MONUMENTO DI GRANDE INTERESSE DEL RINASCIMENTO ITALIANO"


     
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    Damiano Fedeli per il “Corriere della Sera”

     

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    «Che non vi venga in mente di farmi uno di quei busti come a Villa Borghese, con i piccioni che te la fanno in testa». Federico Fellini lo ripeteva ad amici e parenti. Chissà che cosa direbbe di come la sua Rimini lo celebra adesso: non con una statua, ma con un museo che viene inaugurato domani sera da uno spettacolo alle 20.30 e da un intero weekend di visite gratuite.

     

    Il nuovo Fellini Museum si articola in tre luoghi, tutti nel centro della città dove il grande regista nacque nel 1920: il quattrocentesco Castel Sismondo - opera cui lavorò Filippo Brunelleschi, autore della cupola di Firenze -, il settecentesco Palazzo Valloni - al cui piano terra si trova il cinema Fulgor immortalato in Amarcord, sala ora riallestita dall'Oscar Dante Ferretti - e la vicina piazza Malatesta. Qui è stata realizzata una fontana, velo d'acqua che, nelle intenzioni dei creatori, evoca il fossato del castello e periodicamente nebulizza ricreando una nebbia felliniana. Accanto, una grande panchina circolare rimanda al finale di 8½.

     

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    Un'operazione importante nel centro di Rimini che ha trovato qualche voce critica. Come quella di Tomaso Montanari e Vittorio Emiliani su «il Fatto Quotidiano», ad esempio. Una serie di associazioni cittadine - Italia Nostra, Fai, Tempio Malatestiano e Rimini città d'arte «Renata Tebaldi» (che si è battuta per la ricostruzione filologica del Teatro Galli) - domani sera si troveranno all'Arco di Augusto per una contro-inaugurazione.

     

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    Italia Nostra ha anche presentato a novembre un esposto in Procura, ritenendo che i lavori della fontana, peraltro autorizzati dalla Soprintendenza, violino il Codice dei beni culturali. Un gruppo di senatori - primo firmatario Marco Croatti, M5S - ha indirizzato un paio di settimane fa un'interrogazione al ministro della Cultura Dario Franceschini (che il 31 presenterà il Museo alla Mostra del Cinema di Venezia).

     

    «Siamo perplessi da anni su una piazza interamente dedicata al progetto Fellini. L'occupazione del castello impedisce di fruire di un monumento di grande interesse del Rinascimento italiano», sottolinea Guido Bartolucci, storico e presidente di Italia Nostra Rimini. «Al di là del giudizio estetico, negativo, ne va della vivibilità della zona. Certo: l'area prima era un parcheggio, ma fra quello e il parco giochi che è venuto fuori, c'erano tante possibilità: perché non attirare i turisti puntando sul Rinascimento riminese? Il Museo poteva riqualificare un'altra zona, come una delle colonie».

     

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    Chi il progetto lo ha voluto, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, ora a fine mandato, lo difende con orgoglio. «A noi piace alimentare il fuoco e non adorare la cenere», ribatte. «La piazza era un parcheggio, il castello era abbandonato, una campagna condotta dalla Soprintendenza ha accertato che il fossato non c'è. L'apertura di domani dà il via a una fabbrica di cultura. Con 15 milioni dai grandi progetti nazionali finanziati dal ministero, è uno degli investimenti culturali più importanti in Italia. Determina un riorientamento della città sulla cultura, un po' come il Guggenheim a Bilbao. Il Museo crea un polo, un tutt'uno con il Part, museo d'arte contemporanea, e il Teatro Galli».

     

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    Il bando internazionale è stato vinto da un gruppo di aziende, rappresentate da Lumière & Co: Orazio Carpenzano e lo Studio Tommaso Pallaria firmano l'allestimento architettonico. Il progetto multimediale è di Studio Azzurro, la cura di Marco Bertozzi e Anna Villari. Nelle sedici sale del castello sono ricostruiti i set: suggestioni oniriche fra le gigantografie di Alberto Sordi (Sceicco bianco sull'altalena) e di una sognante Anita Ekberg, le foto di Marcello Mastroianni e Giulietta Masina. E, ancora, il dolly, il carrello per inquadrature innovative, o il motocarro di Zampanò della Strada.

     

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    A chi critica i contenuti (fra l'altro il comitato scientifico istituito nel 2018 è di fatto rimasto lettera morta), il sindaco replica: «C'è sovrabbondanza di contenuti. Abbiamo lavorato con decine di partner, fra cui Rai, Istituto Luce/Cinecittà, Fondazione Fellini, fino a tutti i titolari dei diritti dei film: saranno proiettati al Fulgor che diventa Casa del cinema: lì accanto, la statua di una rinocerontessa su una barchetta richiama il finale di E la nave va. Al castello si entra nelle sale rinascimentali e la tecnologia porta nelle atmosfere felliniane. Le altalene dello Sceicco bianco diventano schermi dove i film s'intrecciano con la storia del Novecento. C'è il grande Cristo che in 8½ vola in elicottero sopra Roma e che qui cala da una torre. Ci sono i disegni, come quelli del Libro dei sogni. E ancora documenti dei film, manoscritti, costumi, fra cui gli originali di Roma e quelli da Oscar di Casanova. E, poi, spartiti e taccuini originali di Nino Rota». Come finiranno le polemiche? La risposta è forse nell'aforisma felliniano scelto come motto dell'inaugurazione: «Nulla si sa, tutto si immagina».

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